Tutta la storia dell’uomo è caratterizzata da questa parola: amore. Quello con la “A” maiuscola. Grandi opere letterarie sono state scritte, fiumi di inchiostro versati su fogli bianchi, per parlare di amore. Mai sentimento è stato più descritto, analizzato, discusso. Cercato. Senza l’esperienza dell’amore non potremmo penetrare nella profondità di noi stessi, tanto che lo stato delle relazioni con le persone che amiamo è l’unico e forse il più importante indicatore della nostra condizione interiore. L’incontro d’amore consente grandi trasformazioni interiori. La funzione dell'amore è proprio quella di riempire un vuoto nella nostra esistenza e questa possibilità è testimoniata dalla sensazione di turbamento che ci provoca la vista della persona amata. È un turbamento particolarissimo L'oggetto d'amore più bello è quello che non si riesce a definire, « l'oscuro oggetto del desiderio » Platone parlava addirittura di «delirio divino», un'espressione esaustiva, adeguata e sufficiente per descrivere quella sorta di «rapimento estatico» di cui gli innamorati sono vittime e artefici.
Di fronte all'amato, l'amante prova un senso di incredibile pienezza e, contemporaneamente, ha il sentore di aver vissuto fino a quel momento in uno stato di privazione. La sua presenza è fonte di un benessere che sembra avere possibilità inesauribili.
La nostra capacità di mantenere viva un'esperienza d'amore sta nel riuscire a rendere continuamente nuova l'esperienza proprio grazie a quell'arricchimento interiore che ci ha consentito il rapporto stesso. La vitalità che noi sentiamo quando amiamo deriva dal fatto che attingiamo nuove forze che ci spingono, rispetto all'altro, in una dimensione diversa da quella usuale in cui siamo quando non amiamo. Ecco perché amare è così « stressante ». Da un certo punto di vista amare è un autentico lavoro psicologico. II più impegnativo che esista, proprio perché esso fa scattare in noi una nuova possibilità di conoscenza del mondo. Ecco perché tutti cerchiamo “l’amore” della nostra vita. E quando si crede di averlo trovato,si sperimenta il timore di perderlo e ci si interroga continuamente: “Durerà per sempre?” Molti assillano maghi e si rivolgono ai tarocchi per avere delle certezze che nessuno, se non loro stessi, possono darsi. In realtà, la domanda che dovrebbero porsi è: “Amiamo l’amore?”Possiamo sopportare il rischio e la fatica di amare?” Perché l’amore non è un giardino incolto, dove i fiori germogliano in modo casuale, seguendo l’andamento della natura. L’amore è un giardino di cui ci si prende cura; che va coltivato, concimato, protetto. Richiede responsabilità, lavoro, sacrificio nel tempo. Quando si parla di “amore per sempre” , ci si dovrebbe, in realtà, riferire sempre e solo a quello che si sperimenta nella vita quotidiana. Quello fatto di litigi e di incomprensioni, di camicie da stirare e piatti da lavare. Quello in cui il principe azzurro o la principessa rosa hanno tolto la maschera e non brillano più,dove l’altro non è mai esattamente come vorremmo che fosse, non corrisponde alle nostre aspettative. Fino a quando non capiamo che l’amore, quello che ci accompagna giorno dopo giorno,come la vita, è sempre pieno di contraddizioni e di fratture,è fatto di dubbi e di incertezze. C’è chi passa tutta la vita ad innamorarsi, ma poi non ama mai. Come una farfalla che passa da un fiore all’altro senza trovare pace. Perché dopo i primi momenti di entusiasmo, poi si stufa e cerca altrove. Un altrove sempre nuovo e luccicante che piace tanto agli innamorati-dipendenti. Prima di rendersi conto che di nuovo, in realtà, c’è ben poco. Nell’amore – che non è solo passione, ma non è nemmeno sacrificio o rinuncia – si verifica l’esatto contrario: ci si sopporta proprio perché ci si ama. E una persona la si comincia ad amare quando ci si rende conto che è con lei, e solo con lei, che si è liberi di essere se stessi.
Perché le coppie felici sono poche nel mondo? Conoscono forse un segreto che garantisce loro una vita di coppia serena e appagante?
La nostra vita sociale è caratterizzata, diversamente dal passato, da profonda instabilità degli eventi, da mutamenti repentini e imprevedibili, da incertezza esistenziale degli individui.
La società di oggi affronta una crisi che si può ritenere permanente, caratterizzata da una serie di eventi: i flussi incessanti di merci, capitali, immagini, idee, migranti, che mettono in crisi continuamente l’organizzazione sociale.
Tutto è precario, incerto, flessibile, turbolento, instabile, effimero, volatile, transitorio.
Le situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano in continuazione, invecchiando rapidamente e diventando obsoleti. È evidente che questa condizione di precarietà ha pesanti ripercussioni sull’esperienza dell’uomo. Tutto viene messo in discussione: valori, sentimenti, antropologie, modi di produzione, comunità.
E questo genera l’insicurezza che permea anche le relazioni sentimentali. Uomini e donne si sentono abbandonati a se stessi. Si sentono degli oggetti a perdere e cercano sicurezza. Come ogni altro fenomeno della società moderna, anche le relazioni umane sono provvisorie, precarie e instabili.
Amarsi e rimanere insieme tutta la vita: una sfida, quasi una trasgressione. Un tempo, qualche generazione fa, non solo era possibile, ma era la norma. Oggi, invece, è diventato una rarità. Non conosciamo più la gioia delle cose durevoli, frutto di lavoro. Siamo lacerati tra la voglia di provare nuove emozioni e il bisogno di un amore autentico. Il bisogno di amare ed essere amati, in una continua ricerca di appagamento, senza essere mai sicuri di essere stati soddisfatti abbastanza. Un amore “a tempo”: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame. L'amore non è un oggetto preconfezionato e pronto per l'uso. È affidato alle nostre cure, ha bisogno di un impegno costante, di essere rigenerato, ricreato e resuscitato ogni giorno.
Come il vino, il sapore dell’amore migliora con il passare degli anni.
Libertà e sicurezza sono valori entrambi necessari, ma sono in conflitto tra loro. Il prezzo da pagare per una maggiore sicurezza è una minore libertà e il prezzo di una maggiore libertà è una minore sicurezza. La maggior parte delle persone cerca di trovare un equilibrio, quasi sempre invano. È la prospettiva dell'invecchiare insieme a essere ormai fuori moda. In una società di consumatori è la “novità” che è considerata la chiave della felicità. Tendiamo a non tollerare la routine, perché fin dall'infanzia siamo stati abituati a rincorrere oggetti “usa e getta”, da rimpiazzare velocemente. Il mercato ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento.
L'amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l'amore. Non troveremo l'amore in un negozio.
L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana .Tutto ciò non è facile. E il nostro bisogno di sicurezza è altrettanto imperante di quello di libertà.
Così accumuliamo relazioni per evitare i rischi dell'amore, come se la “quantità” ci rendesse immuni dell'esclusività dolorosa dei rapporti. È così, quando ciò che ci circonda diventa incerto, l'illusione di avere tante “seconde scelte”, che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà, è invitante. Muoversi da un luogo all'altro (più promettente perché non ancora sperimentato) sembra più facile e allettante che impegnarsi in un lungo sforzo di riparazione delle imperfezioni della dimora attuale, per trasformarla in una vera e propria casa e non solo in un posto in cui vivere. Vogliamo tutto e subito.
Ma lo stare insieme, anche se difficile, è incomparabilmente meglio della sua alternativa. Una volta presa questa decisione, si guarda anche alla più terribile crisi coniugale come a una sfida da affrontare. L'esatto contrario della dichiarazione meno rischiosa: “Viviamo insieme e vediamo come va...”. In questo caso, anche un'incomprensione prende la dimensione di una catastrofe seguita dalla tentazione di porre termine alla storia, abbandonare l'oggetto difettoso, cercare soddisfazione da un'altra parte”.
Del resto, come può un individuo, esortato incessantemente ad accettare le novità infinite del mercato, essere poi disposto a lavorare a lungo su una relazione? Le promesse di impegno non hanno senso nel lungo termine per ogni tipo di rapporto, da quello di lavoro a quelli amorosi. Al pari del lavoro vecchio stile che oggigiorno si è frantumato in una serie di occupazioni flessibili, impieghi saltuari o progetti a breve termine, il matrimonio vecchio stile è sostituito da un modello flessibile, part-time di “stare insieme”: una sorta di “relazione tascabile” pronta all’uso, che richiede pochissimo investimento e che è facilmente “smaltibile”.
E anche il partner a un certo momento è da cambiare, come la vecchia auto o il computer obsoleto. Come per i normali consumi, la fedeltà diviene motivo di imbarazzo, anziché di orgoglio. Tutti vogliono provare il piacere di avere “l’ultimo modello”, mentre la vecchia auto va rottamata. Pensano che il “nuovo” sia migliore del vecchio, fino a quando non avranno un altro nuovo modello con cui sostituire il vecchio e così via, in una ricerca continua di nuove emozioni. Come un turista, che si sposta alla continua e febbrile ricerca di sensazioni e piaceri, ora la principale funzione dell’uomo è quella di cercare piaceri e sensazioni. Una fonte di inquietudine postmoderna è proprio il corpo, coerentemente visto come recettore di sensazioni e, affinché possa assolvere al suo compito principale, è necessario che sia in buona salute: ed ecco entrare nella vita dell’uomo postmoderno il concetto di “fitness”, legato a una maniacale attenzione per le pratiche salutistiche, tra l’altro ottima fonte di guadagno per gli addetti al settore!
Il cercatore di piaceri (possibilmente con il minor numero possibile di complicazioni) è una figura attraente in quanto promette potenzialmente di stimolare sensazioni. E così, anche la famiglia non è più un’istituzione durevole, si sgretola con facilità e, la relazione sessuale diventa una sensazione tanto piacevole quanto fugace. Mentre nelle generazioni passate, dietro all’infedeltà si nascondeva spesso un’infelicità coniugale, ora non è più così.: «Oggi non siamo infedeli perché infelici — dice Esther Parel, seguitissima terapeuta americana — ma perché vogliamo essere più felici».Vogliamo “di più”.
“L'amore esclusivo non è quasi mai esente da dolori e problemi, ma la gioia è nello sforzo comune per superarli”.
In un mondo pieno di tentazioni, possiamo resistere?
È richiesta una volontà molto forte per resistere. È lo stato dell'“essere tentati” ciò che in realtà desideriamo, non l'oggetto che la tentazione promette di consegnarci. Desideriamo quello stato, perché è un'apertura nella routine. Nel momento in cui siamo tentati ci sembra di essere liberi: stiamo già guardando oltre la routine, ma non abbiamo ancora ceduto alla tentazione, non abbiamo ancora raggiunto il punto di non ritorno. Un attimo più tardi, se cediamo, la libertà svanisce e viene sostituita da una nuova routine. La tentazione è un'imboscata nella quale tendiamo a cadere gioiosamente e volontariamente.
La forza dell'amore può vincere lo spirito dei giorni? È ancora possibile, come in qualche raro caso superstite, ritrovare dentro di sé la forza e il tempo che servono a sconfiggere l'imperativo dell'epoca: l'iperedonismo del discorso capitalista. Avere, possedere. qualcosa di nuovo ogni giorno. Accaparrarsi il piacere e identificarsi in quello, godere del piacere effimero che ci dà il possesso di un nuovo modello di auto, l'ultimo uscito, dello smartphone più moderno, del televisore al plasma a più alta definizione. Dell'amore nuovo, dell'uomo o della donna che riaccendono il desiderio adesso. Effimero, il piacere dell'ultimo modello, perché ciò che è nuovo oggi sarà vecchio domani, forse già stasera. E perciò sostituire, rottamare, e decidere possibilmente da soli: queste sono le parole guida del tempo, nella vita privata come in quella pubblica, a casa e in politica. Fare a meno dell'eccesso di dialogo e dell’'ascolto che distrae. Stare bene. Essere liberi di scegliere e farlo. Muoversi, cambiare. Cinismo, opportunismo, infine e sempre: decidere il meglio per sé, prenderlo. È questo che ci rende felici? Davvero lo fa?
Ogni amore vero è accompagnato dalla promessa di eternità. Ma che succede all’amore, quando uno dei due membri della coppia tradisce questa promessa? È sempre condannato a morire? Le nostre nonne sapevano bene come andavano le cose, e i loro matrimoni continuavano senza apparenti problemi. Oggi, per fortuna, non è più così. Subire un tradimento significa essere consegnati a una morte dolorosa e provare in prima persona le ferite dell'abbandono e la perdita di ogni riferimento abituale Oggi, la coppia che non vuole uccidere il proprio amore, si guarda, si interroga, si perdona. È l'amore che resiste, che insiste, nonostante la tempesta. L'amore capace di durare nel tempo e di non cedere alla lusinga della nuova sirena, alla rabbia dell'onore offeso, alla delusione dell'imperfetta corrispondenza con le attese e coi bisogni. Capace di perdonare la sua stessa imperfezione Il tradimento è un uragano che sradica tutto ciò che si è costruito, porta con sé un senso di morte che lacera la coppia, la quale sente un urgente bisogno di un radicale rinnovamento, pena il lento decadimento affettivo dell’unione e dei singoli individui. Il perdono comporta un atto di grande generosità, che può essere compiuto soltanto se sussiste la consapevolezza che chi ha tradito si adopera realmente per recuperare un rapporto di fiducia. Di fronte al tradimento ognuno dovrebbe cercare di riconoscere le proprie responsabilità, solo così l’esperienza del tradimento può diventare un’opportunità per recuperare un dialogo interrotto e ritrovare insieme la propria capacità di amare. Non sempre il tradimento può portare alla distruzione della coppia. amare solo quando si è certi che non si sarà traditi significa essere estranei alla vita reale e che nulla può proteggerci dall’ambivalenza e dall’inganno. L’amore maturo accetta il mistero dell’altro, la sua libertà di sentire, di essere e scegliere, pur desiderando la fedeltà nella reciprocità. La fedeltà è un punto di forza del rapporto che va salvaguardato. Chi tradisce è spesso privo di capacità di fondare la propria esistenza intorno ad un proprio centro interiore e ha la compulsione a riempire i vuoti con punti di riferimento esterni, col partner prima e, quando questo non corrisponde più ai suoi bisogni, con altri partner in una fuga continua da sé stesso. E’ una persona che non appartiene a nulla e nulla mai gli apparterrà totalmente, se non l’inutilità e il vuoto del suo essere evanescente
«Il lavoro del perdono è un lavoro che esige tempo: la memoria dell'offesa viene attraversata e riattraversata al fine di raggiungere un punto di oblio che rende possibile un nuovo inizio». Somiglia al lutto ma lì l'oggetto è morto, qui è vivo. Anzi, è vivo e morto allo stesso tempo. Bisogna riuscire, vincendo l'orgoglio narcisistico e le sue espressioni tanto spesso violente, a perdere il primo oggetto d'amore per trovarne un altro. In un volto e in un corpo che conosci, rimettere un’altra identità da amare, dimenticando quella che non esiste più, bruciata dal tradimento che ci ha inferto. Si può? Si può. È quella promessa di eternità che accompagna ogni vero amore che non si rassegna a morire.
Patrizia Bilardello