Forza Italia ha presentato all'Ars una mozione di censura nei confronti dell'Assessore Lucia Borsellino dopo le ultime vicende relative ai casi di malasanità registrati in Sicilia, soprattutto con riferimento alla morte della neonata Nicole a Catania. Il capogruppo dei forzisti, Marco Falcone, invita ancora una volta l’esponente del governo a “dar seguito ai suoi stessi annunci e fare un passo indietro da sola”.
Una mozione, quella accompagnata dalle firme degli otto componenti del gruppo parlamentare, “nata - sottolinea Falcone - dal soffocamento del dibattito d’Aula, non soltanto in occasione della morte della piccola Nicole, su cui non vogliamo speculare. Anche se questo episodio ha fatto emergere come dei 39 posti di terapia intensiva neonatale a Catania, otto fossero inutilizzabili perché non funzionanti. Abbiamo più volte chiesto all’assessore di articolare un ragionamento sulle disfunzioni del comparto sanitario, che grava per oltre il 55% sul bilancio della Regione, con costi pari a 8 miliardi e 600milioni di euro. Nel 2009 ha visto la luce la nuova sanità siciliana, che prometteva grandi rivoluzioni, a fronte di una considerevole riduzione delle aziende sanitarie, come dei posti letto. A distanza di oltre 5 anni vediamo soltanto lo smantellamento degli ospedali territoriali, da Caltagirone a Gela, da Sciacca a Cefalù, da Mazzarino fino a Piazza Armerina, e un accentramento che ingolfa invece i poli d’eccellenza dei capoluoghi”.
E poi c’è il 118, che secondo Falcone “avrebbe dovuto rappresentare un’eccellenza, invece assistiamo a questa sanità a due corsie che nega l’elisoccorso a qualcuno, per concederlo ad altri, a fronte di casi quantomeno sospetti, come per il trasporto da Messina a Palemro per un setto nasale rotto”.
Lunedì, intanto sarà depositata la mozione, che con ogni probabilità sarà sostenuta anche dalla Lista Musumeci. “Intanto facciamo approdare la censura a sala d’Ercole - conclude il capogruppo forzista - sono certo che troverà tanti sostenitori”.
Per il presidente della Regione, Rosario Crocetta, la mozione di censura, sarebbe un attacco in atto «da parte di lobby» e di «un sistema di potere vecchio» che «sta facendo di tutto per fare fuori Lucia Borsellino perché dà fastidio in quanto sta facendo piazza pulita di grumi radicati nel sistema della sanità, sta rivoltando il settore, mettendo a nudo scandali e gestioni allegre».
Nel frattempo arriva notizia che non sono previsti dalla nuova rete ospedaliera, approvata lo scorso 23 gennaio, e pertanto, devono essere chiusi i punti nascita di Licata, Paternò e Cefalù perché non hanno raggiunto negli anni precedenti i 500 parti, parametro minimo per garantire la sicurezza. Anche la casa di cura privata "Argento" di Catania seguirà la stessa trafila. L'assessore Borsellino ha firmato un decreto con cui ha affidato ai due dirigenti generali dell'assessorato, Ignazio Tozzo e Gaetano Chiara, e ad ai direttori della Asp di avviare i procedimenti per la dismissione dei punti nascita, entro il 30 giugno. Nei presidi di pubblico interesse, comunque, rimarrà temporaneamente attiva la guardia ostetrico-ginecologica 24 ore su 24. «Le aziende interessate - si legge in una nota - dovranno garantire la messa in sicurezza del percorso di assistenza delle future mamme, assicurando contemporaneamente le condizioni di recettività in sicurezza dei punti nascita che dovranno accogliere la maggiore domanda nonché il collegamento funzionale degli stessi ambiti territoriali».
La chiusura di quattro punti nascita disposta dall’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, provoca una pioggia di polemiche. Critiche bipartisan, da Forza Italia al Pd, maggiore azionista del governo regionale.
Un no deciso allo stop del punto di Cefalù arriva dall’ex segretario del Pd, Giuseppe Lupo. «Chiederò la convocazione della commissione Sanità dell’Ars - dice - , unitamente ai sindaci dei comuni di Cefalù e dei comuni vicini, con la presenza dell’assessore alla Salute Lucia Borsellino per affrontare il tema del punto nascita di Cefalù. Mi chiedo che senso ha chiuderlo, considerato che il trend delle nascite sembra superare i 500 parti previsti nell’anno, in presenza di tutte le caratteristiche di sicurezza previste dalla legge».
Nel 2012, sono stati chiusi i punti nascita di Leonforte e Piazza Armerina, in provincia di Enna; nel 2013, è toccato a Niscemi e Mazzarino, in provincia di Caltanissetta; Augusta, in provincia di Siracusa; Alcamo e Mazara del Vallo, in provincia di Trapani; Barcellona Pozza di Gotto, in provincia di Messina.