Quantcast
×
 
 
27/02/2015 06:30:00

Birgi, i Comuni possono comprare le quote Airgest. Arrivano i 5 milioni di "ristoro"

 Gli operatori del turismo in provincia di Trapani tornano a interrogarsi sul futuro dell’aeroporto di Birgi e sulla situazione del Sistema aeroportuale Siciliano. Lo faranno oggi, alle 17.30, in un incontro indetto dal Movimento Turismo&Territorio che si tiene nella sede della Camera di Commercio di Trapani.
All’incontro ci saranno i responsabili dei quattro aeroporti siciliani. Si parlerà soprattutto dell’aeroporto di Trapani- Birgi. Perchè, è vero che è stato chiuso l’accordo di co-marketing, molto anomalo, con Ryanair, è vero anche che la compagnia irlandese ha lanciato la programmazione estiva dei voli da e per Trapani, ma il futuro dello scalo tiene sempre in apprensione.
Si prospetta un tavolo tecnico, l’ennesimo, per decidere del futuro dell’aeroporto e in particolare del nuovo assetto dell’Airgest, la società che gestisce lo scalo. Bisogna capire cosa vuole fare il governo regionale guidato da Rosario Crocetta con il suo 49% di azioni Airgest che ha rilevato dalla ex Provincia di Trapani. Crocetta ha da tempo dichiarato che l’intenzione è quella di vendere le quote Airgest, anche dopo la ricapitalizzazione della società. Dovrebbe intervenire un perito per quantificare il valore delle azioni. Alle quote potrebbero essere interessati i Comuni della provincia di Trapani, che già stanno partecipando alla permanenza di Ryanair a Birgi con oltre 2 milioni di euro l’anno per i prossimi tre anni, come prevede l’accordo di co-marketing stipulato con la “regia” della Camera di Commercio (altro socio Airgest al 2%). I Comuni potrebbero rilevare le quote della Regione. Il presidente dell’Airgest Salvatore Castiglione ha messo alcuni punti sul possibile affare: “La coalizione di Comuni potrebbe chiedere l’acquisizione delle azioni della Regione o il suo 20%”. E’ questa infatti la soglia minima della partecipazione pubblica in una società di gestione di aeroporti. “La Regione vuole vendere, e il territorio fa la sua proposta, entrando nel pacchetto azionario attraverso il Libero Consorzio di Comuni”. La Regione ha intenzione di fare cassa, con i conti in rosso che si ritrova su tutti i fronti, ma Castiglione pone delle condizioni: “La Regione deve cedere ai Comuni le quote allo stesso valore con cui le ha rilevate”. L’altra strada potrebbe essere quella di cedere almeno il 20% ai Comuni e il restante 29% metterlo sul mercato per privati. In questo caso il prezzo potrebbe salire, e la Regione guadagnarci di più. Questa soluzioine mista potrebbe aprire un confronto con i privati che già detengono il 49% dell’Airgest e che gli permetterebbe di ampliare il pacchetto azionario, oppure potrebbero entrare in gioco altri soggetti. E’ tutto da vedere, insomma, l’importante è che si trovino soggetti pronti a investire sul “Vincenzo Florio” e sul territorio.
Nel frattempo sono in arrivo 5 milioni di euro per la provincia di Trapani, è la prima metà dei 10 milioni che erano stati assegnati dal governo nazionale per i danni subiti dalla chiusura dello scalo civile durante la guerra in Libia. Ad annunciarlo è stato in questi giorni il prefetto Leopoldo Falco che ha riferito che il decreto è stato firmato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Ignazio Tozzo, commissario strordinario del Libero consorzio di comuni di Trapani , sta lavorando sulle pratiche burocratiche per far arrivare concretamente i soldi. Soldi che saranno destinati in parte all’aeroporto, quindi Airgest, in parte a “iniziative per lo sviluppo del settore turistico”. Che significa? Che non c’è da sorprendersi se dovessero andare alla Ryanair. Ma su Trapani vola lo spettro dell’indagine che sta riguardando Bari e i soldi che sono transitati tra Aeroporti di Puglia e Ryanair. La Guardia di Finanza di Bari indaga sul contratto di marketing sottoscritto nel 2009 da Aeroporti di Puglia con la Ams, la società concessionaria della pubblicità per Ryanair. L’indagine riguarda i fondi eruropei per il turismo che secondo gli investigatori sarebbero transitati dalla Regione Puglia, attraverso la Aeroporti di Puglia, nelle casse dell’Ams, per poi rientrare alla società aeroportuale come pagamento dei servizi aeroportuali. L’informativa delle fiamme gialle è stata depositata in Procura nel novembre 2013. Vengono ipotizzati i reati di truffa e abuso di ufficio con riferimento al periodo in cui Domenico Di Paola era amministratore unico di Adp. Si parla di un finanziamento da trenta milioni di euro concesso senza alcuna gara alla Ams per spazi pubblicitari sul sito Ryanair per promuove il turismo e la Regione Puglia. Un importo enorme, se si considera che stiamo parlando solo di pubblicità. Un importo che sarebbe stato versato dal 2009 al 2012 con fondi Fesr. Secondo le fiamme gialle la pubblicità sarebbe stata solo sulla carta e il contratto sarebbe servito per fare di Bari un hub di grosse dimensioni per la compagnia low cost irlandese. I soldi poi tornerebbero nelle casse di Ap come pagamento per i servizi aeroportuali della Ryanair. Nell’informativa si parla di mail che confermerebbero l’accordo, di un’indagine di mercato farlocca fatta da Aeroporti di Puglia per trovare un vettore. Per la definizione del contratto, la società di gestione non ha proceduto ad alcuna gara d'appalto.Ha invece bandito una "semplice procedure negoziata senza previa indizione di gara". Ryanair è stata scelta soltanto grazie a quella che secondo gli investigatori è stata una "incompleta e inefficace" indagine di mercato. E nella procedura negoziata si fa riferimento a una non meglio specificata campagna di promozione del prodotto Puglia. La vicenda su cui sta indagando Procura e Guardia di Finanza di Bari è simile a quella di Trapani. Un accordo di co-marketing stipulato con Ams per far restare Ryanair a Birgi, senza gara, con un piano pubblicitario ancora poco chiaro. Con la differenza che qui non sono stati usati fondi europei destinati al turismo, ma in parte sono usati fondi pubblici, versati dai Comuni attraverso la tassa di soggiorno, in attesa dei fondi nazionali come risarcimento dei danni della guerra in Libia del 2011.