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30/01/2015 06:55:00

Nel 2014 in Sicilia fallite 894 imprese. Più di 4000 dal 2009. Metà nell'edilizia

 Sono state 894 le imprese siciliane che nel corso del 2014 hanno dichiarato fallimento. Tale cifra si aggiunge ai numeri già critici degli anni precedenti, arrivando ad un totale di 4.185 imprese fallite nel periodo compreso tra il 2009 ed il 2014. Si tratta di numeri che testimoniano le difficoltà palesatesi con l’incalzare della crisi, che ha investito diversi settori.
L’analisi è stata condotta da CRIBIS D&B, società del Gruppo CRIF specializzata nella business information e che mostra un quadro emblematico.
La Sicilia occupa l’ottava posizione in questa classifica, tra le Regioni, contribuendo con un’incidenza del 5,9% sul totale dei fallimenti in Italia. Fallimenti che nell’ultimo anno sono stati 15.605. Una cifra mai raggiunta fino ad ora. Rispetto al 2013, per fare un esempio, la percentuale di aumento è del 9%. I numeri diventano ancora più impietosi se si confrontano i dati del 2009, ovvero il primo anno preso in considerazione dall’analisi , ed il 2014: si scoprirà che si è registrato un incremento pari al 66%. Una percentuale impressionante.
I dati dell’analisi mettono in risalto le situazioni di criticità di macrosettori quali l’edilizia ed il commercio che, da soli, fanno registrare circa la metà dei fallimenti in tutta la penisola.
In particolare, per quanto concerne i microsettori, è il settore della "costruzione di edifici" a far registrare il numero più alto di imprese fallite (1.899), seguito dagli "installatori" (1.309). Seguono il commercio all'ingrosso dei beni durevoli (1.197), i servizi commerciali (957) e il commercio all'ingrosso dei beni non durevoli (868 casi).
Spesso si tratta di ambiti caratterizzati da vere e proprie barriere, che  impediscono l’entrata di altre imprese e comportano costi elevati che, in una situazione economica delicata, portano alla chiusura delle attività già presenti nel mercato. Sarebbero necessari degli interventi pubblici, dei supporti finanziari che tardano ad arrivare e che non fanno respirare un tessuto economico che annaspa.
A proposito della pubblicazione dell’analisi stessa, Marco Preti, Amministratore Delegato di CRIBIS D&B , spiega: «L'analisi dei fallimenti mostra uno scenario ancora molto preoccupante per la situazione economica del Paese. Il quarto trimestre 2014, dopo anni caratterizzati da un trend di costante peggioramento, registra un ulteriore picco, evidenziando tutte le difficoltà che le nostre imprese stanno ancora affrontando. In particolare, emerge la situazione molto critica del commercio e dell'edilizia: entrambi i settori hanno infatti superato la quota di 4.000 imprese ad aver portato i libri in tribunale nel corso del 2014».
Bisognerebbe ripartire dai piccoli segnali positivi che cominciano a vedersi. Secondo quanto raccolto dall’analisi, infatti, sta crescendo l'attenzione e la sensibilità che le aziende stesse mettono nelle loro attività e nella cura delle relazioni e dei rapporti con partner e altre aziende con cui intrattengono rapporti commerciali. Aumentano i rischi dunque, ma anche l’accortezza. Tutto ciò perché il contesto non prevede margine d’errore.
Aggiunge Preti: “Ci sono effettivamente anche segnali positivi. Negli ultimi anni le imprese italiane hanno investito molto in procedure e strumenti come quelli messi a disposizione da CRIBIS D&B che consentono di intercettare i segnali di deterioramento dell'affidabilità dei partner, di mantenere sotto controllo la capacità del proprio portafoglio clienti di generare ricavi, di intervenire tempestivamente con azioni di prevenzione e limitazione del rischio e, soprattutto, di fare previsioni sui propri flussi di cassa”.
Questo è un punto di partenza per un futuro diverso. Perché, se le oltre 75.000 imprese italiane fallite dal 2009 ad oggi lasciano riflettere, non si può restare paralizzati. E questo lo sanno gli imprenditori, spesso giovani, che a discapito delle innegabili difficoltà portano avanti progetti ed idee. Idee anticonvenzionali, innovative, coraggiose. Esattamente ciò che può fare la differenza oggi.



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