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27/01/2015 06:30:00

Regione. La truffa della Spi e degli immobili svenduti. Il dossier di Crocetta in procura

 In Sicilia c’è stato qualcuno che si è divertito a svendere il patrimonio immobiliare della Regione. C’è stato qualcuno che ha ceduto a prezzi stracciati immobili, sedi di uffici, palazzi storici, di proprietà di tutti, per poi riaffittarli. In Sicilia, c’è stato, a quanto pare qualcuno, che avrebbe provocato danni per centinaia di milioni di euro. E’ questo il quadro che esce dalla denuncia presentata dal presidente della Regione Rosario Crocetta sul grande affare degli immobili regionali.
Crocetta lo ha definito un “disegno predatorio che ha spogliato Palazzo d’Orleans dei suoi beni”. “Una delle operazioni più spericolate della storia della nostra Regione”. Si parla di “depredamento dei beni pubblici”. Non solo palazzi storici ma anche pezzi “naturalistici, se si osserva come boschi, laghi e fiumi, e persino beni culturali sembra "siano passati di mano"”. E’ tutto contenuto in un dossier da 32 pagine che Crocetta ha mandato in Procura. Un esposto che configura l’ipotesi dell’associazione a delinquere. La relazione segreta che Crocetta ha fatto avere al procuratore di Palermo Franco Lo Voi ricostruisce il grande affare della vendita degli immobili della Regione, la costituzione della Sicilia Patrimonio Immobiliare, il riaffitto di beni a canoni fuori mercato. Per non lasciare da parte il censimento dei beni regionali costato 80 milioni di euro e sul quale pende ancora un arbitrato per altri 80 milioni di euro. La relazione è stata scritta in gran parte dal presidente del Consiglio di sorveglianza di Spi, l'avvocato catanese Antonio Fiumefreddo, ex assessore lampo della giunta Crocetta. Uno scandalo per il quale, ha detto Governatore, “saranno in molti a ballare la samba”. Un dossier che parte dalla costituzione della Spi, ma che ha il suo nocciolo nella vicenda della vendita dei beni regionali.
La Spi, partecipata regionale ha venduto 33 immobili della Regione a prezzi un po’ troppo bassi anche per il periodo di crisi. 200 milioni di euro. I palazzi vengono venduti a un raggruppamento temporaneo d’Impresa. Inizialmente il valore stimato era di 303 milioni di euro. Ad aggiudicarseli un rti con capofila Pirelli Re, e con Banca Intesa, Capitalia, Mcc e Banca Caboto per 263 milioni. A questa somma bisogna sottrarre parcelle, costi per l’adeguamento degli stessi immobili. Si arriva a 202,6 milioni di euro. Immobili che poi sono stati subito affittati, a chi? Alla stessa Regione, il giorno dopo la vendita, e a canoni esorbitanti. Circa 20 milioni di euro ogni anno, fino al 2022. La Regione arriverà a pagare di affitto oltre 310 milioni di euro, senza esserne più proprietario. Nel 2008 anche la Corte dei Conti aveva evidenziato che tutta l’operazione era a perdere. In sostanza si sono venduti immobili a 1.088 euro a metro quadro, un regalo. Tra questi immobili c’erano le sedi di alcuni assessorati e, addirittura, anche il palazzo della Corte dei Conti.
Crocetta nel suo dossier scrive che l’intento non era soltanto quello di svendere i palazzi e le sedi della regione. Ma anche di “sottrarre alla titolarità sovrana l'immenso patrimonio demaniale, naturalistico e culturale” con “operazioni spregiudicate che il mantenimento di Sicilia Patrimonio Immobiliare autorizzerebbe a perpetuare”.
La Spi è del 75% della Regione e per il restante 25% privato: un raggruppamento di sigle che confluiscono a Ezio Bigotti, immobiliarista torinese. All’affare della vendita è legato quello del maxi censimento commissionato dalla Spi allo stesso Bigotti. Si tratta dell’”individuazione di un socio privato corrispondente di fatto al privato a cui è stato affidato, con altra separata e legittima procedura, il censimento dei beni immobiliari per una somma di circa 80 milioni di euro - si legge nel dossier presentato in procura da Crocetta - che appare scandalosa e fuori da qualsivoglia logica di mercato”. Un censimento che “ben avrebbe potuto affrontare il personale in forza presso gli uffici regionali”. Fatti lontanissimi, ai tempi del Governo Cuffaro. Ecco perchè il censimento si ferma al 31 dicembre 2007. E dice che in quel momento erano di proprietà della regione: 1.033 fabbricati (superficie di 3.065.480 metri quadrati); 705 terreni (132.230.075 mq); 1.411 boschi (1.572.208.766 mq). 3.149 beni censiti come "codici regionali", per una superficie di 1,7 miliardi di metri quadrati. Equivale al 6,8% dell'intero territorio della Sicilia. Nel 2010 il quotidiano La Repubblica scoprì l’affaraccio da 80 milioni di euro. L’allora assessore all’economia Gaetano Armao annullò i pagamenti. Poi però avviò un arbitrato, consentendo, di fatto a Ezio Bigotti, socio della Spi e autore del censimento milionario, di poter ottenere un risarcimento danni. Secondo una prima decisione la Regione sarebbe stata soccombente di 12 milioni di euro. La cifra è via via aumentata arrivando a 80 milioni di euro. Per la storia del censimento milionario la Corte dei conti ha messo in mora l'ex ragioniere generale Enzo Emanuele, l'ex governatore Cuffaro e 12 ex assessori: Giovanni La Via, Nicola Leanza, Guido Lo Porto, Nino Beninati, Paolo Colianni, Giovanna Candura, Agata Consoli, Santi Formica, Mario Torrisi, Roberto Lagalla, Rossana Interlandi e Dore Misuraca.



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