Avendo appreso per la prima volta oggi, nel corso della quindicinale telefonata consentitami dalla legge ai miei familiari, dell’istanza di grazia presentata da mia madre il 27 febbraio 2014, pur comprendendo il suo stato d’animo e la sua sofferenza per la mia assenza ed essendole grato per i continui gesti d’amore che non smette mai di manifestarmi, sono costretto disobbedirle e a manifestare il mio dissenso verso tale richiesta». Lo ha detto oggi, ai familiari, l’ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro, detenuto nel carcere di Rebibbia.
«Non accetterei alcuna concessione di grazia - ha proseguito Cuffaro - non accetterei alcuna carità. Da uomo di fede ho grande rispetto per la carità, che rappresenta uno dei più grandi sentimenti carismatici religiosi. Ma nelle condizioni in cui mi trovo, chiedo solo che mi vengano riconosciuti i miei diritti di detenuto e non la carità. Potrei accettare ed auspico, invece un provvedimento di giustizia rivolto a tutti coloro che si trovano nelle mie medesime condizioni».
La madre dell’ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, che sta scontando in carcere a Rebibbia una condanna a 7 anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, ha presentato la domanda di grazia al presidente della Repubblica. «La signora Cuffaro in un momento di sconforto, dopo la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma di negare al figlio l’affidamento ai servizi sociali, ha deciso di rivolgersi al presidente della Repubblica» spiega l’avvocato di Cuffaro, Maria Brucale. «Il mio assistito - prosegue - non sapeva nulla dell’istanza che, a meno di un anno dalla fine della pena, non avrebbe alcun senso». L’ex governatore siciliano grazie ai benefici di legge dovrebbe essere scarcerato fra circa un anno.
Nel dicembre scorso il giudice di sorveglianza di Roma negò una visita del detenuto alla madre novantenne dicendo, anche, che la donna è affetta da demenza senile e non riconoscerebbe il figlio. Sulla vicenda il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha disposto accertamenti. La domanda della madre di Cuffaro è stata trasmessa al procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato per un parere.
L’ex politico siciliano è ancora coinvolto in un’inchiesta della Procura per truffa e corruzione. Quando era presidente della Regione decise di stipulare un contratto con una società collegata alla banca giapponese Nomura per la cessione dei debiti della Regione a tassi ritenuti, dagli inquirenti, fuori mercato. C’è anche un’indagine, finalizzata al sequestro che riguarda i suoi beni.