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11/01/2015 13:30:00

L'attentato al Charlie Hebdo e i giorni di terrore in Francia. Il racconto, le reazioni

 DAL NOSTRO INVIATO - L’attentato di mercoledì mattina alla redazione di Charlie Hebdo a Parigi e gli eventi dei due giorni successivi hanno gettato la Francia e l’Europa intera nel panico. Le foto dei due killer, le immagini della loro fuga, le notizie di nuove uccisioni hanno riempito i notiziari e ci hanno tenuti con il fiato sospeso per tre giorni. L’Europa è stata colpita al cuore, in una delle sue citta più rappresentative, con un colpo talmente ben assestato da esser capace di far breccia nel nostro mondo fatto di fragili certezze e sicurezze. Improvvisamente il terrore è entrato nelle nostre case e tutti noi ci siamo sentiti impreparati e vulnerabili di fronte ad una minaccia così vicina. Sì, perché l’opinione pubblica nostrana non è in grado di indignarsi quando a morire sono le famiglie siriane o la popolazione cristiana in Nigeria. Purtroppo, avevamo bisogno di un attacco diretto nei nostri confronti per renderci conto di ciò che sta avvenendo e di quanto aberrante sia qualsiasi tipo di fondamentalismo.
L’uccisione dei giornalisti e vignettisti di Charlie Hebdo è stata interpretata come un chiaro attacco alla libertà d’espressione e di stampa, di cui il settimanale satirico da tempo era portavoce. Titoli irriverenti, immagini forti, spesso vere e proprie offensive dirette a classi politiche ed a caste religiose. Bistrattato, criticato e minacciato, il giornale non aveva mai tentennato di fronte alle possibili minacce, perché la satira era il loro mezzo di resistenza nei confronti di un mondo pieno di contraddizioni. Forse Charlie Hebdo non era amato da tutti, ma era un giornale indipendente, che esercitava la propria libertà di pensiero e la esternava attraverso vignette ed articoli pungenti.
Sono stati i giovani fratelli Kouachi a rendersi protagonisti di un attacco così vile ed ignobile, annebbiati dalla rabbia che può nascere soltanto da una visione distorta della fede. E così, l’opinione pubblica mette alla gogna tutti i musulmani: molti di essi vengono attaccati direttamente, ad altri si chiede invece di dissociarsi e di condannare pubblicamente l’efferato eccidio perpetrato dai due fondamentalisti . Non si capisce, però, che anche i fedeli stessi sono vittime degli eventi circostanti. Perché una religione con più di 1.5 miliardi di fedeli viene macchiata dai gesti barbari e disumani di individui che hanno perso la ragione e che non possono in alcun modo rappresentare una percentuale così significativa degli abitanti del mondo. Ma non soltanto. Perché paradossalmente, gli eventi degli ultimi giorni sono proprio ciò che i partiti di estrema destra di tutta Europa aspettavano con ansia. Infatti, versano benzina sul fuoco e contribuiscono ad alimentare un sentimento razzista e xenofobo che sta tristemente coinvolgendo diversi paesi. Dalla Lega Nord dei discorsi vuoti e tautologici di Matteo Salvini contro l’immigrazione fino al Front National di Marine Le Pen, la quale coglie l’occasione per proporre un referendum per la reintroduzione della pena capitale.
Peccato che i due giovani, anzi tre compreso Amedy Coulibaly, autore della strage al supermercato kosher, siano cittadini francesi e che le loro storie siano molto più complesse di un semplice e retorica invettiva nei confronti di un problema reale quale quello dell’immigrazione.
Il quesito, invece, dovrebbe riguardare le motivazioni che possono portare a compiere un tale gesto.
Ci si dovrebbe chiedere come sia possibile che in una città come Parigi i giovani possano essere esposti ad influenze negative, reclutati da vere e proprie milizie fondamentaliste e violente, indottrinati e finanziati da imam che promuovono la guerra santa e fomentano l’odio contro l’occidente.
Sia i fratelli Kouachi che Coulibaly, dopo un passato fatto di malavita, furti ed altri crimini erano entrati nel mondo del terrorismo e in alcuni casi erano stati incarcerati per attività collegate ad esso. Pare che i tre avessero avuto contatti con l’imam Anwar al-'Awlaqī, cittadino americano di origine yemenita che prima della sua uccisione nel 2011 è stato tra i maggiori fautori della jihad contro il nemico occidentale.
Bisognerebbe chiedersi, inoltre, com’è possibile che tre soggetti già conosciuti alle autorità francesi abbiano potuto agire così liberamente, procurarsi delle armi per fare attentati, avere contatti con ribelli ed organizzazioni diverse ma ugualmente pericolose quali lo Stato Islamico ed Al Qaeda.
I quesiti probabilmente resteranno irrisolti, così come resteranno senza risposte tutte le domande riguardanti chi finanzia davvero molti dei conflitti in corso e se esistano interessi ulteriori che si celano dietro i gesti sconsiderati di chi ha subito il lavaggio del cervello ed ha perso qualsiasi capacità razionale.
Nel frattempo resta la paura. Resta il timore di poter subire ulteriori attacchi e di vivere ancora gli stessi momenti. E soprattutto, resta il fatto che 19 persone sono morte. Giornalisti, poliziotti che facevano il proprio dovere e gente che si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Quello ormai non si può più cambiare.

Giovanni Marco Maggio



EA2G | 2024-12-23 14:54:00
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