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10/01/2015 06:15:00

Carabinieri dalla mano "pesante" a Pantelleria. Parlano i familiari delle presunte vittime

I genitori e la fidanzata del 43enne cuoco marsalese Vito Sammartano, dalla cui denuncia (“Sono stato picchiato in caserma”) è scaturito il processo ad alcuni carabinieri, nel 2011 in servizio a Pantelleria, accusati di aver avuto “mano pesante” su persone fermate per controlli, sono stati ascoltati in Tribunale. Tutti hanno evidenziato lo stato di forte ansia del cuoco dopo i fatti che sarebbero avvenuti tra le mura della caserma. Fatti che avrebbero, dunque, traumatizzato il Sammartano. E sulla stessa falsariga si è espressa anche la moglie del 34enne Massimo Barbera, che la notte del 10 luglio 2011 era con Vito Sammartano e che dopo qualche ora si recò in caserma per chiedere perché l’amico ancora non era stato rilasciato. Subendo anche lui, a quanto pare, le maniere forti. “Oltre allo choc – ha sostanzialmente affermato la moglie – c’è stata anche la perdita lavoro a causa della sospensione patente”. Barbera fu, infatti, multato e denunciato per guida in stato di ebbrezza. Per questo finì sotto processo, ma poi è stato assolto con formula piena dal giudice Riccardo Alcamo. Il test dell’etilometro non gli fu fatto a un posto di blocco, ma dopo aver bussato alla porta della caserma (l’auto l’aveva parcheggiata poco distante). I carabinieri che hanno redatto quel verbale sono accusati di falso nell’ambito del processo che vede alla sbarra degli imputati il maresciallo Claudio Milito, accusato di aver avuto “mano pesante” assieme a Luca Salerno, Lorenzo Bellanova, Rocco De Santis e Stefano Ferrante. Di omessa denuncia, invece, devono rispondere il capitano Dario Solito, ex comandante della Compagnia di Marsala, e il maresciallo Giuseppe Liccardi, che all’epoca dei fatti era comandante della stazione dell’isola. Per Milito, Salerno, Bellanova, De Santis e Ferrante, a conclusione dell’indagine, fu disposto il divieto di dimora a Pantelleria. La Procura aveva chiesto addirittura l’arresto. Altri sei carabinieri della stessa stazione, processati con rito abbreviato, sono stati assolti. L’indagine, come detto, fu avviata a seguito della denuncia di Vito Sammartano, che d’estate si trasferisce a Pantelleria per motivi di lavoro. “Sono stato fermato ad un posto di blocco e condotto in caserma verso le 4 del mattino – ha raccontato il cuoco - e dopo l’alcoltest, a cui, seppur di poco, sono risultato positivo, sono stato massacrato di botte”. Il cuoco ha spiegato che spesso assaggia i vini mentre li utilizza per preparare le pietanze. Per ragioni professionali, insomma. Nel corso dell’inchiesta, condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura, sono poi emersi anche altri episodi dello stesso genere, tanto che la Procura diretta da Alberto Di Pisa ha individuato una decina di “parti lese”. Due le parti civili, rappresentate dall'avvocato Gaetano Di Bartolo. Le accuse a vario titolo contestate vanno dalle lesioni al sequestro di persona, dal falso in verbalizzazioni all'omissione di atti d’ufficio e di denuncia e favoreggiamento. Prossima udienza il 21 gennaio, quando sarà ascoltato un altro teste citato da una delle parti civili. Poi, il processo si avvierà verso la dirittura finale.
ap



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