L'ultima sferzata alla Sicilia chiamata a risanare l'ha data, involontariamente, Matteo Renzi. L'operazione trasparenza dei conti voluta dal premier, culminata con la diffusione online delle singole spese delle amministrazioni pubbliche italiane, condanna in modo impietoso la Regione: prima per quantità di fondi trasferiti agli organi istituzionali (cioè l'Ars) e al personale, in cima alla classifica delle parcelle pagate agli avvocati, capofila degli enti più generosi per quanto riguarda missioni, rimborsi di spese di viaggio, persino l'acquisto di cancelleria e materiale informatico. Alla fine, i dati del sito soldipubblici. gov. it rischiano di diventare un perfetto manuale d'istruzioni per Alessandro Baccei, il tecnico inviato da Roma a scrivere un bilancio fatto anche e soprattutto di tagli. Perché la Sicilia, a un passo dal default, avrebbe in effetti diversi eccessi da ridimensionare, a tutto vantaggio del proprio benessere finanziario.
Abbiamo estrapolato dal sito solo alcune delle migliaia di informazioni, mettendo a confronto i pagamenti eseguiti nei primi 11 mesi del 2014 dalla Regione siciliana con quelli che, negli stessi campi, sono stati fatti da altre tre grandi "sorelle": Lombardia, Lazio e Campania. E il paragone, con poche eccezioni, non rende onore all'Isola. Che svetta, indisturbata, nei trasferimenti agli organi istituzionali, voce sulla quale incidono i costi dell'Ars: la spesa è 137 milioni, oltre tre volte quelle di Campania e Lombardia, sette volte quella del Lazio. Si dirà: nei costi del parlamento siciliano sono inclusi stipendi e pensioni dei dipendenti, mentre gli altri consigli regionali nei propri bilanci non contemplano queste voci. Vero. Ma la spesa per il personale della Regione siciliana, escluso dunque quello dell'Ars, supera comunque di gran lunga quello di Campania, Lazio e Lombardia (nell'ordine). I 575 milioni erogati sino a novembre, davvero, non temono paragoni. Ed è una somma che tiene conto solo dei contratti a tempo indeterminato e che invece non ricomprende gli straordinari, che pesano per altri 7 milioni di euro.
Potrebbe ancora obiettarsi: giusto, ma la Sicilia ha più competenze delle Regioni "ordinarie" e dunque ha un numero maggiore di addetti. D'accordo, ma allora come si spiegano altre voci in cui la vecchia Trinacria rimane top spender? Come giustificare i quasi nove milioni di euro per "assistenza legale" oppure i 3,7 milioni di euro per indennità di missione e rimborsi spese, cifra che la pone tre volte avanti la Lombardia, quattro la Campania, dieci il Lazio? Per non trascurare le uscite per cancelleria e materiale informatico: anche in questo campo la Sicilia riesce a primeggiare: quasi 2,5 milioni di euro spesi sino a novembre, il triplo della Lombardia, oltre sei volte in più della Campania, dieci del Lazio. Somma che peraltro lascerebbe immaginare un'amministrazione regionale digitalizzata, ipertecnologica e non un ente in cui anche la semplice posta certificata è un privilegio per pochi.
Questo sito, aveva detto Renzi, "sarà un tassello utile alla spending review". Di certo, offre una traccia, una strada a chi in queste ore si lambicca attorno a un bilancio con una gamba (le spese) sempre più lunga dell'altra (le entrate). E i dati di soldipubblici. gov. it, di converso, inducono un po' allo sconforto. Se si pensa alla tenace resistenza degli sprechi: nel campo delle consulenze, pur essendoci una contrazione delle uscite rispetto al recente passato, la Sicilia rimane nelle posizioni di vertice. Con i suoi 2,3 milioni di pagamenti è in buona compagnia (Lazio e Campania spendono leggermente di più) ma sopravanza di quasi 800 mila euro - nel solo 2014 - la Lombardia. La Sicilia surclassa la Lombardia anche nei trasferimenti ad enti e agenzie regionali (128 milioni contro 32,6) in quelli a imprese pubbliche (64 milioni contro 53,3).
E magari alla fine pensi: questa spesa robusta finirà per produrre anche qualche effetto positivo. Di certo, le gerarchie si rovesciano se si parla di fondi per le università: oltre 50 i milioni destinati dalla Lombardia ai propri atenei, meno di 25 quelli dati dalla Regione Sicilia. E laddove dovrebbe mettersi in testa alla comitiva, viste le tragiche alluvioni degli ultimi anni, l'Isola invece non ha la leadership: per le opere per la sistemazione del suolo, nel 2014, è il Veneto la Regione che ha speso di più, con 54 milioni di euro, seguita dal Friuli Venezia Giulia che fa segnare 23 milioni. In questo settore la Sicilia si ferma a 5,2 milioni. Numeri che riflettono l'altra faccia dello spreco.
Emanuele Lauria - La Repubblica