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17/12/2014 09:59:00

I dieci comandamenti spiegati da Benigni


 Ho seguito con grande aspettativa e molto interesse su Raiuno il monologo di Roberto Benigni riguardo ai dieci comandamenti.

Se Benigni fosse soltanto un comico mi verrebbe da dire che ormai in Italia sono soltanto loro a dire la verità, sui temi sociali, politici, umani e anche di fede. Ma Roberto è molto di più di un comico, è un intellettuale di spessore, un genio della comunicazione. In queste due sere ha rivelato al grande pubblico di avere una sensibilità e un’anima così profonda da poter parlare di Dio a una società che rifiuta di parlarne e di farsi ascoltare per 90 ininterrotti minuti per serata (senza pubblicità).E pensare che quando un “professionista” della Sacra Bibbia parla in pubblico lo si tollera per una manciata di minuti…

La prima sera Roberto ha parlato dei primi tre o quattro comandamenti, a seconda della tradizione cattolica o ebraica. Ha lasciato spunti utili per coloro che hanno difficoltà a credere nell’esistenza di Dio e ci ha confortato nel dirci dell’impossibilità dell’uomo di capire e spiegare Dio. Ha detto che i comandamenti sono leggi di libertà per la vita degli uomini, degli animali e per il bene della terra. Ha spiegato che “non usare il nome di Dio invano” significa non servirsi di Dio come scusa per i propri affari e le proprie guerre… Ha innalzato il comandamento del riposo del sabato per ritrovare la propria anima e il proprio equilibrio nella società e nell’ambiente in cui viviamo. Ha richiamato l’attenzione sulla vanità della materia e sul valore del silenzio nella ricerca di Dio e nell’ammirazione di tutto ciò che Dio ha fatto.La seconda serata Roberto ha messo in luce i comandamenti che riguardano le relazioni umane partendo dalla famiglia (onora i genitori) e continuando con il valore della vita (non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire il falso contro il prossimo) e finendo con il comandamento che sancisce la presa di coscienza di possedere una coscienza, per usare le parole di Benigni.È stata una predicazione senza pausa, un invito al cambiamento per ritrovare i valori della famiglia, della vita, della sessualità, dell’altro come parte di me stesso, della verità e dell’onestà per riscoprirsi parte di un tutto infinito. Benigni ha voluto chiamarci alla vita, a goderne in piena libertà invitandoci ad esprimere la maggiore qualità di Dio e dell’uomo: l’Amore.Tutto condito da una dialettica che solo il regista e premio Oscar toscano possiede; e un entusiasmo nel parlarci di ciò che lui ha scoperto in Dio e nei dieci comandamenti che credo abbia fatto riflettere credenti e anche non credenti, pastori e laici, mostrandoci che di Dio si può e si deve parlare e che le sue leggi non sono teorie superate ma proposte serie di vita regalateci da un Dio che ci ama gratuitamente e desidera soltanto vederci felici.Grazie Dio di questo dono, dei dieci comandamenti, e grazie Benigni perché nessuno aveva mai parlato di Dio come hai fatto tu, per tre ore e davanti a dieci milioni di spettatori.

Riccardo Orsucci –