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06/12/2014 10:17:00

Scrive Michele Rallo, sull'ennesimo naufragio a Lampedusa, porta d'Europa

 Questa notte si è consumata l’ennesima tragedia in mare, a sud di Lampedusa, la porta d’Europa.
18 corpi recuperati, 18 vite spezzate, 18 sogni e speranze di trovare una vita migliore di quella lasciata alle spalle, tra guerre, fame e tragedie quotidiane.
Nelle loro terre, in Africa viaggi estenuanti, dove molti trovano la morte, In mare la lotta per la vita, ma sbarcati sulle coste, molto spesso le cose non migliorano. Molti di essi vengono tenuti sotto sequestro dalla mafia perché i parenti devono saldare il loro viaggio prima di poter essere liberi di andare via, di farsi una vita nuova.
Molti si trovano costretti a prostituirsi o darsi in mano alle mafie per saldare il conto, un vortice dove è difficile uscire, trovare un riscatto.
Ma poi c’è lo stato, uno stato presente, come il prefetto Falco di Trapani e tante associazioni che danno una mano vera. Ma c’è l’altra faccia dello stato, un secondo stato, quello che serpeggia, quello che fa affari d’oro con i centri di accoglienza, quello che guadagna milioni sul business della cooperazione e fa finta di essere umano, quando di umano non c’è nulla.
Roma, “mafia capitale” titolano i giornali di oggi. Io direi che la Roma dei colletti bianchi e della cosa grigia oggi è la capitale della mafia. Perché non è sul popolo che le colpe si devono scaricare ma piuttosto sulla classe dirigente, quella gente per bene che non ha schifo a frequentare persone che nel passato hanno assunto ruoli chiave in organizzazioni criminali come la banda della magliana o cosa nostra.
In Sicilia c’è un vecchio detto, “u pisce fete ra tiesta” il pesce marcisce dalla testa, ed è proprio questo quello che sta accadendo nella nostra amata Italia.
Il popolo è costretto a vedere, sentire, annusare il fetore della corruzione, dell’ambiguità e delle mafie che sta in tutto, molti per disperazione si fanno risucchiare da questo vortice, altri per piacere, molti altri ne sono indifferenti, solo in pochi lottano quotidianamente.
Ma la speranza che le cose cambino non morirà mai, a che vale vivere senza lottare, aiutare, credere in degli ideali.

Michele Rallo



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