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27/11/2014 07:05:00

Lo Zibibbo di Pantelleria patrimonio Unesco. Ma altri siciliani si stanno perdendo

 Lo Zibibbo di Pantelleria è patrimonio dell’umanità Unesco. Il riconoscimento è arrivato ieri a Parigi dal comitato di valutazione che ha esaminato la candidatura della vite ad alberello per lo Zibibbo. Una pratica agricola che diventa patrimonio Unesco, non era mai avvenuto prima. L’inserimento della vite ad alberello di Pantelleria nella lista è stato votato all’unanimità, dai 16 paesi che formano comitato Unesco. ''Nessun Paese, prima dell'Italia, è mai riuscito ad iscrivere nella Lista una pratica agricola'' commenta con soddisfazione da Parigi il comitato che ha proposto la candidatura. "Siamo orgogliosissimi del fatto che l'Italia ancora una volta in sede Unesco segni un punto di grande qualità e una novità di grande portata", ha affermato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina.
Una eccellenza siciliana che entra nel patrimonio dell’Umanità. Ma altre in Sicilia, inserite nella lista, rischiano di perdersi, tra degrado, assenza di manutenzione, fondi che non arrivano, tanta inciviltà, e disinteresse delle istituzioni. Si stanno perdendo in tutto questo i siti Patrimonio dell’umanità Unesco siciliani. Rischiano di perdere il riconoscimento molte delle meraviglie siciliane famose del mondo. Dalla Valle dei Templi di Agrigento, al sito di Pantalica e Siracusa, le Eolie, le città tardo-barocco della Val di Noto. Anche la new entry Etna non se la passa bene, come denuncia Legambiente nel suo monitoraggio annuale. “Si salva soltanto la Villa del Casale di Piazza Armerina, è il solo sito per cui la Regione Siciliana abbia fatto qualcosa”, spiega il direttore di Legambiente Sicilia Gianfranco Zanna.
Il rischio è di vedere cancellati dalla lista dei beni Unesco le eccellenze culturali siciliane. Per Zana la ragione è soprattutto politica: non c’è sinergia tra gli enti, manca il coordinamento necessario per monitorare e salvaguardare i siti.
Tra tutti si salva soltanto la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, che è stata per un lungo periodo sotto i ferri per un delicatissimo restauro che ha permesso anche di tutelare meglio affreschi e mosaici. “E’ l’unico sito per cui la Regione abbia fatto qualcosa”, dice Zanna.
Non se la passa meglio l’area archeologica di Agrigento gestita in una maniera “vergognosa” per Legambiente, visto che da oltre 5 anni giace nei cassetti dell’assessorato ai beni culturali il piano di gestione del Parco archeologico. E tra discariche abusive e inciviltà anche il parco dell’Etna non gode di buona salute. Ultimo entrato nella lista Unesco l’Etna per Legambiente rappresenta un punto centrale della tutela dei beni Unesco da salvaguardare.

Mentre l’alberello di Pantelleria entra nella Lista Unesco, ci sono altri che aspettano, invano, da decenni. Come Mozia e le Isole dello Stagnone. Già il 21 Novembre 1973 il Dott.Elio Piazza, all’epoca “Presidente del Comitato Civico per la Tutela del Patrimonio Naturale e Culturale di Marsala”, aveva indirizzato una nota, in lingua francese alla Direzione generale dell’Unesco, volta a richiedere una tutela ed un intervento istituzionale per tutelare l’isola di Mozia e lo Stagnone “dal degrado delle costruzioni abusive”, cui aveva allegato un articolo, pubblicato sul settimanale “Epoca” ,di Sabatino Moscati su “Mozia-La Pompei dei Fenici”. Mai ci fu risposta. Negli anni sono stati diversi i tentativi, ma tutti andati a vuoto. L’ultimo in ordine cronologico quello dell’ex sindaco di Marsala Giulia Adamo che ad agosto 2013 incontrò Cesarina Perrone, presidente del locale “Club Unesco”, per avviare la pratica e “preparare le carte per l’avvio del relativo iter”.