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22/11/2014 06:30:00

Salemi. Per l’Ospedale continua l’agonia e si prospetta l’ennesimo declassamento

 Quod non fecerunt barbari fecerunt barberini”, mi risponde maliziosamente con una dotta citazione il medico, quando gli chiedo un commento sulla notizia diffusasi come un lampo nel tardo pomeriggio di mercoledì.

Il tam tam annunciava per l’Ospedale di Salemi l’ennesimo declassamento.

La metafora utilizzata sui Barberini fin troppo comprensibile.

Il colpo di grazia arriverebbe infatti proprio ora che al governo della Regione c’è il Pd, partito che in Assemblea è capitanato da un concittadino: l’onorevole Baldo Gucciardi.

Ma interviene subito un collega – evidentemente più informato- a rassicurare.

Baldo, dice con certezza, ha già provveduto a bloccare sul nascere le intenzioni dell’assessore Lucia Borsellino.

E poco conta se la stessa ha sentito il bisogno di riaffermare che il Piano “va approvato a qualsiasi costo”, entro fine mese, addirittura.

“Diversamente, non si potrà procedere alle nuove assunzioni”, ha ammonito.

 

Il classico pirandelliano gioco delle parti? E’ presto per dirlo.

Di certo c’è che il taglio lineare investe salomonicamente tutte le provincie siciliane. Saranno 400 i posti letto a saltare.

E sono 9 gli ospedali ad essere decapitati. Di entità medio-piccola, sono uno in ogni provincia: Ribera (Agrigento), Niscemi (Caltanissetta), Giarre (Catania), Leonforte (Enna), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Ingrassia (Palermo), Scicli (Ragusa), Noto (Siracusa) e infine Salemi ( di questa provincia trapanese, dove da alcuni anni sono nel mirino anche quelli di Mazara e Alcamo).

La sollevazione pubblica di alcuni deputati comunque non si è fatta attendere.

A differenza di Baldo Gucciardi che ha preferito, a quanto pare, agire in apnea.

Gli altri invece, dovendo rendere conto al proprio bacino elettorale, non hanno perso tempo a manifestare il proprio dissenso. I comunicati hanno invaso le redazioni.

Pur sapendo che il destino di questi nosocomi è già segnato in partenza, hanno puntato con una certa virulenza il dito contro la giunta Crocetta e il suo assessore alla Sanità in modo particolare.

E come nelle sceneggiate più collaudate, in cui ognuno deve rispettare il ruolo che gli compete, a buttare acqua sul fuoco ci ha pensato il presidente della Commissione Sanità, Pippo Digiacomo.

“Nessuna chiusura, per l’immediato”, ha precisato.

“Per la definizione del nuovo Piano ospedaliero - ha sottolineato- è necessario procedere ad una valutazione delle nostre strutture, e solo alla luce di questa deciderne il futuro. In pratica, nessun ospedale oggi è "predestinato" ad essere convertito o ridimensionato.”

Tradotto, significa che la decisione finale avverrà nel 2017.

Che è appunto, secondo gli accordi con il governo nazionale, il termine ultimo in cui i nove "ospedali per acuti", sono destinati ad essere riconvertiti in "ospedali di comunità".

Ma con una valutazione- è questo il contentino- che sarà alla stregua di tutte le altre unità operative della Sicilia, sia pubbliche che private.

Si prende tempo quindi. Da qui a quella data sono tante le cose che potrebbero cambiare. Il governo, le maggioranze politiche, gli uomini.

L’essenziale è che non si deroghi dalla “definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”.

Il regolamento, insomma, sul quale si fonda la nuova rete ospedaliera siciliana.

Ma nel frattempo ci si aggrappa ai dubbi sollevati dal Consiglio di Stato.

Che, con un parere severissimo, ha stroncato il documento programmatico del Ministero della Salute e sul quale tutte le Regioni stanno rivedendo i loro piani ospedalieri.

Quindi perché non anche qui in Sicilia? Essere più realisti del re non conviene a nessuno. Forse solo alla Borsellino.

Ma per la città di Salemi tutta la vicenda quali conseguenze produrrà?

 

Come si è detto, a partire dal 2017, la rimodulazione della nuova rete ospedaliera, cancellerà anche il PTA.

Quella del Presidio Territoriale Ambulatoriale fu una formula per evitare la chiusura della struttura, si disse. Ma che si trattasse di un declassamento nessuno ebbe dubbi. I politici ebbero buon gioco ad indorare la pillola amara, facendo passare l’operazione come una conquista, piuttosto che come una sconfitta.

In effetti in quell’ occasione fu mantenuta una parte di Medicina e di Chirurgia.

In seguito, alla luce di alcuni buoni risultati raggiunti, grazie al personale che vi opera e, non ultimo, grazie al fatto che si tratti di una azienda addirittura in attivo, si pensò addirittura di esportare l’esperimento. Oggi, quindi quella di allora la potremmo definire una onorevole sconfitta.

Ma spesso, le “onorevoli sconfitte” hanno il difetto di autoriprodursi e, una volta iniziata la china, la decadenza diventa inarrestabile. I buoni risultati non sono sufficienti a frenarne il definitivo tracollo.

E i numerosi attestati di benemerenza espressi nel corso delle varie passerelle tecnico-politiche erano solo encomi di circostanza?

E così anche l’incomprensibile acronimo verrà eliminato.

Non di un fatto formale si tratta, ma di sostanza.

Stando alla nuova rimodulazione Medicina e Chirurgia infatti non ci saranno più.

Il più volte promesso Pronto Soccorso, resterà definitivamente un sogno proibito.

Ribattezzato "Ospedale di comunità", non si capisce che funzione avrà.

Forse, sul modello americano, dovrebbe diventare una sorta di punto di appoggio logistico dei medici di base.

Una struttura residenziale, cioè, in grado di erogare assistenza sanitaria di breve durata, riservata a quei pazienti che, pur non presentando patologie acute ad elevata necessità di assistenza medica, non possono tuttavia essere assistiti adeguatamente a domicilio per motivi socio sanitari.

Una riforma al ribasso, come si vede, e che segnerà definitivamente le sorti di questa struttura sanitaria che, voluta dallo stato per essere al servizio di un territorio ad alta intensità sismica, tra pregi e difetti, assolveva al grande grande compito di servire il grande bacino della Valle del Belice.

Una fine ingloriosa che certamente non meritava. I tempi saranno direttamente proporzionali a quelli delle scelte di primariato che verranno effettuate all’interno degli “Ospedali Riuniti di Marsala e Salemi”, che si racconta essere di imminente nascita.

Ma nella sanità siciliana i tempi sono sempre soggettivi se non biblici.

Intanto si preferisce colpire questi nosocomi, come era quello di Salemi, che assolvono anche ad una alta funzione sociale, invece di abbattere la scure su ospedali delle città metropolitane, spesso mal gestiti e sovraffollati.

Ho chiesto a numerosi cittadini cosa ne pensassero di questo ulteriore colpo di scure. Alzata di spalle, disincanto e indifferenza assoluta.

Distanti anni luce dall’atteggiamento assunto da altre comunità, che in modo compatto, sono scesi in piazza per difendere il loro Ospedale, preferiscono rifarsi al vecchio adagio: “Calati juncu ca passa a china”.

 

Intanto il Consiglio Comunale di martedì 18 novembre, su proposta del consigliere Giuseppe Vultaggio del PD, ha approvato un atto di indirizzo per la stipula di un protocollo d'intesa tra il comune di Salemi, i Sindacati e le Imprese. Lo scopo è di agevolare l'impiego di manodopera locale. Sono atti d’indirizzo da valorizzare. Nel passato sono stati adottati, ma con scarso successo. Spesso le imprese ricorrono a mille marchingegni per eludere gli eventuali protocolli d’intessa sottoscritti tra le parti.

Per il loro rispetto occorre molta vigilanza e attenzione.

Si cercherà di ottenere dalle imprese l’assunzione di almeno il 30% di lavoratori locali. Fermo restando il rispetto dei principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità. Dovrà essere applicato il Codice Antimafia e anticorruzione della Pubblica Amministrazione, nonché il rigoroso rispetto delle leggi in materia di lavoro, sull'applicazione dei contratti nazionali e provinciali di settore e delle norme sul collocamento, sulla sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro.

 

Sempre nel corso dell’ultimo consiglio comunale è stata approvata una mozione contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia. 

In essa, tra l’altro si sostiene di volere lo sviluppo del turismo, dell'agricoltura e della pesca. Di perseguire tutte le attività che favoriscono l'utilizzo delle energie alternative. Per concludere con l’appello: “ Dobbiamo decidere che indirizzo di sviluppo dare a questo territorio e riteniamo che piattaforme petrolifere e impianti correlati non si addicono alla bellezza dei nostri paesaggi. Puntiamo piuttosto sulla reale crescita del turismo, dell'eno-gastronomia, agricoltura, pesca e promozione all'estero del nostro territorio."

 

Un atto di solidarietà, infine, hanno ricevuto i lavoratori della Megaservice. Per iniziativa dei consiglieri comunali del PD, è stato approvato all’unanimità un documento in cui si esprime ai lavoratori la vicinanza del Consiglio Comunale salemitano auspicando che possano essere riassunti attraverso lo start up che si sta avviando con la cooperativa "Impresa & Lavoro".

 

Franco Ciro Lo Re