Tutti contro il decreto Sblocca Italia, contro quell'articolo 38 che faciliterebbe le perforazioni delle società petrolifere anche nel Mediterraneo e a poche miglia dalle coste Siciliane.
L'approvazione della norma che dovrebbe far partire gli investimenti, ma che faciliterebbe le compagnie petrolifere per ottenere le autorizzazioni a sondare i fondali del Mediterraneo in cerca di petrolio, ha mobilitato istituzioni, cittadini, associazioni, gruppi politici, che si sono schierati contro il decreto diventato legge nei giorni scorsi. Fronte comune, dunque, contro le trivelle. Ma non sarà un po' troppo tardi?
I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno denunciato una possibile violazione della normativa europea da parte dell'Italia: “Se un giovane vuole avviare una attività imprenditoriale in Italia, viene soffocato dalla burocrazia, mentre se una multinazionale vuole trivellare il nostro mare ed estrarre petrolio, basta un certificato”. I pentastellati hanno annunciato di voler portare l'articolo 38 dello Sblocca Italia all'esame della Commissione europea perchè ci sarebbero delle violazioni alle direttive europee relative alle modifiche normative previste dal decreto, denunciando la creazione di “un sistema di semplificazione che ha lo scopo di permettere un più rapido rilascio di autorizzazioni alle compagnie petrolifere per le ricerche di idrocarburi nel territorio italiano, per potenziare il settore industriale dell'estrazione petrolifera, nonché aumentare il conseguente gettito fiscale in favore dello Stato”
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e presidente dell'Anci Sicilia punta a far pressione al Governo regionale e all'Assemblea regionale siciliana: “non possono continuare a tacere, non parlare e non vedere di fronte alla vastissima mobilitazione contro le trivellazioni e il decreto Sblocca Italia. L’Anci Sicilia confida nella sensibilità della IV Commissione Ars per sollecitare il Governo regionale ebloccare questo ennesimo atto di vandalismo a danno della Sicilia e del suo sviluppo sostenibile". Già nei giorni scorsi il vice presidente Paolo Amenta ha anticipato che il ministero dell'Ambiente ha già concesso all'Eni l'autorizzazione per le perforazioni lungo la costa tra Ragusa e Gela, con altri 13 progetti che riguarderebbero il Canale di Sicilia. Sulla stesa linea Forza Italia, con il deputato regionale Giorgio Assenza, che ha proposto “una seduta urgente della commissione Ambiente e territorio dell'Assemblea regionale siciliana con l'audizione dei rappresentanti del Governo Crocetta, dell'AnciSicilia, delle associazioni di cittadini ed ambientaliste, e delle marinerie siciliane”.Il movimento Green Italia, coordinato da Fabio Granata, “raccoglie il grido d’allarme dei comitati no triv, della green economy, delle associazioni ambientaliste e dell'Anci Sicilia e sfida il Governo Regionale -ad impugnare alla Corte Costituzionale il provvedimento denominato Sblocca Italia".
I comuni non ci stanno, non solo per bocca dell'associazione che li rappresenta, ma i sindaci delle comunità costiere che potrebbero vedere nei mari vicini l'installazione di impianti di perforazione alzano la voce. Come per le Egadi, davanti le coste trapanesi, dove il sindaco Giuseppe Pagoto ringrazia per le “rassicurazioni da esponenti nazionali del Pd sulle tutele ambientali che verrebbero mantenute ma – aggiunge - verificheremo che queste garanzie, che si impegnano a scongiurare l'impatto negativo delle attività di prospezione e coltivazione degli idrocarburi nell'area dell'Adriatico e del Mediterraneo, siano rispettate, per non vanificare gli sforzi di investimento sulla sostenibilità e sul turismo”.
Il Consiglio comunale di Pantelleria all'unanimità ha espresso parere negativo per la presenza di trivelle nel Mare Mediterraneo. I consiglieri nel documento approvato chiedono al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, di rivedere "le norme del Decreto "Sblocca-Italia", e in particolare l'articolo 38, che ha un impatto diretto sui territori e sul mare della nostra Regione, in quanto estromettono i territori interessati dai processi decisionali".
A Marsala, invece, il consiglio comunale ha approvato una delibera con la quale viene espresso parere sfavorevole ai sondaggi petroliferi in un tratto di mare di oltre 4.000 metri quadrati antistante i territori della Sicilia Occidentale che dovrebbero essere effettuati dalla Schlumberger Italiana S.p.a.. E si pensa a un comitato di esperti per studiare la situazione e azioni di contrasto alla possibilità di perforazioni al largo delle coste trapanesi.
Da quando ha fatto capolino nello Sblocca Italia quell'articolo sulle trivellazioni, sono insorte le associazioni ambientaliste e i cittadini dei comuni dell'agrigentino, della provincia di Ragusa, della zona di Gela, le isole di Pantelleria e Favignana. A Licata cittadini hanno protestato per strada contro nuovi impianti a poche miglia dalla costa. A Trapani l'associazione “Trapani Cambia ha invitato Rosario Crocetta e l'Ars a portare la norma al vaglio della Corte Costituzionale: “Nascondendosi dietro la retorica dell’interesse strategico e della pubblica utilità si sono semplificate le procedure togliendo alle regioni la possibilità di intervenire direttamente a tutela del proprio territorio.
Il decreto, che vorrebbe valorizzare le risorse energetiche nazionali, si limita invece alle soli fonti fossili dimenticando completamente le rinnovabili che dovrebbero essere il traino del piano energetico nazionale. Gli effetti di questo decreto sulla Sicilia e sui Siciliani, che vivono circondati dal mare, sono ancora più gravi perché confliggono in maniera evidente con le attività turistiche e quelle legate alla pesca, attività che sono fondamentali per lo sviluppo economico della nostra regione”.