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09/11/2014 00:38:00

Le opere pubbliche ieri e oggi

di Leonardo Agate -     Nel 1964, cinquant'anni fa, é stata inaugurata la metropolitana di Milano. Lo stesso anno, pochi mesi dopo, l'autostrada del Sole. La prima, una grande opera che ha interessato la capitale morale del paese, la seconda un'opera mastodontica che ha riguardato il paese tutto, dal nord al sud. I lavori, per entrambe le opere sono durati pochi anni.

A pensare a quelle realizzazioni, confrontandole con le opere di questi ultimi decenni, c'é da rimanere sbalorditi per la tempestività delle prime e per la lentezza delle più recenti.

La gestione della progettazione, del finanziamento e della costruzione del nuovo ospedale di Marsala, per fare un esempio che ci interessa, é durata ben oltre il tempo sommato di quelle due grandi opere. Poi, nel caso marsalese é intervenuta la magistratura, per irregolarità e ruberie. Oggi, a distanza di pochi anni dall'inaugurazione del nuovo ospedale, chi ci si reca, si accorge della trascuratezza con cui viene tenuta l'area adiacente all'ospedale, con gli spazi per i fiori tenuti come campi di erbacce. Anche all'interno, si notano ascensori che non funzionano e serrande non più funzionanti.

Da alcuni decenni si parla, e addirittura l'anno scorso si diffuse la notizia del finanziamento della nuovo tratto autostradale da Mazara a Cardilla, fino allo scorrimento veloce per Birgi. Chissà quando lo vedremo.

Il monumento a Garibaldi giace incompiuto al Margitello dagli anni '80.

Un approfondimento conviene farlo. Fino agli anni sessanta, più o meno, c'erano i politici veri, quelli che antepongono il bene collettivo agli interessi personali o di partito. Ora non più. Quando di decise, a Milano e a Roma, di costruire la metropolitana milanese e l'autostrada del Sole, amministravano e legiferavano le personalità della nuova Italia risorta dai disastri della guerra. Quelle personalità, a seconda della loro collocazione politica, avevano nella mente e nel cuore gli ideali nazionali, e su certi problemi che riguardavano l'intera comunità, trovavano accordi stabili di maggioranza. C'erano, nell'immediato dopoguerra e negli anni successivi, i capi dell'antifascismo, che volevano dimostrare e dimostravano quanto la Repubblica fosse superiore al Regno. Anche se non tutti i partiti convergevano nel governo, questo era abbastanza stabile, e le correnti dei partiti non avevano ancora reso fragili le decisioni delle segreterie politiche. Il grande partito di centro, la Dc, con la sua forte ispirazione religiosa, teneva in conto le esigenze dei meno abbienti, e quelli generali del necessario inserimento dell'Italia nel contesto della nazioni occidentali. Il Pci, di Togliatti segretario, aveva la sua politica filo russa, ma badava all'interesse delle masse operaie, riuscendo a fare approvare provvedimenti per l'elevazione sociale. I partiti minori, di centro destra, come i liberali, o di centro sinistra come i repubblicani e i socialdemocratici, i moderati di sinistra come i socialisti, con gli appoggi diretti o indiretti ai governi democristiani, conducevano con sicurezza l'Italia, tanto da farla diventare uno dei paesi più industrializzati.

Ora non sono più quei tempi. Non ci sono più De Gasperi, né Togliatti, né Nenni, né La Malfa, né Saragat , né Malagodi. Sono cambiati i tempi e gli uomini. Non so dire se i tempi sono peggiori perché peggiore é la classe politica, o se la classe politica é peggiore perché peggiori sono i tempi. Alla fine, che cambia? Corrono brutti tempi e a tutti i livelli ci sono mezze cartucce.

leonardoagate1@gmail.com



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