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06/11/2014 06:40:00

Rifiuti a Marsala. Ecco cosa ha scoperto la commissione d'inchiesta

Costi elevati, contratti non rispettati, servizi non resi. E' quello che viene fuori dalla relazione finale della commissione d'inchiesta sull'Ato Tp1 e la gestione dei rifiuti a Marsala. Commissione istituita in consiglio comunale lo scorso anno, ha cominciato a lavorare nel luglio 2013. Doveva svelare vizi e virtù di Ato e Aimeri, scoperchiare sprechi e magagne, almeno nelle intenzioni di chi ne ha chiesto l'istituzione. Michele Gandolfo, consigliere comunale del Psi, era lanciatissimo quando ha chiesto di fare luce sui costi elevatissimi dei rifiuti a Marsala. E adesso? Eccola la relazione finale. Che parte con una premessa: "abbiamo lavorato con documenti incompleti rispetto a quella chiesta all'Ato, in particolare per i costi e i ricavi, nonché fatture emesse e ricevute, il cui diniego è stato giustificato col fatto che molti documenti sono stati sequestrati dal'autorità giudiziaria e inoltre in pianta organica c'è solo un dipendente che deve affrontare la quotidiana straordinaria attività di liquidazione”. Già, perchè nel frattempo la Dda di Palermo ha cercato di capire cosa stesse succedendo in provincia di Trapani sul campo della gestione rifiuti. E ha scoperto che ci sarebbe stato un giro di false dichiarazioni e corruzione, tra i vertici di Ato, Aimeri e Sicilfert.
Si è fatta luce, ma fino ad un certo punto. I costi del servizio, ad esempio. La commissione ha osservato dal 2006 a oggi è praticamente raddoppiato.
Nella relazione si parla di strani intrecci societari, anomale clausole del contratto di servizio che hanno snaturato l'appalto e gli obblighi contrattuali da parte dell'Aimeri in danno dell'Ato”.
Una relazione che elenca tutta una serie di costi e servizi che non sono stati realizzati. Come l'utilizzo delle isole ecologiche computerizzate con possibilità di sgravio fiscale. Ma in generale per la commissione “l'intero sistema del servizio rifiuti che doveva essere di raccolta porta a porta differenziato, invece, appare orientato a una raccolta non differenziata così da far esplodere verso l'alto i costi che nel 2006 erano pari a circa 8 milioni di euro, aumentati nel 2007, in prossimità dell'assegnazione dell'appalto a circa 10 milioni di euro, per arrivare all'Ato Tp1 terra dei fenici e all'incredibile somma di 15 milioni di euro l'anno”. Uno dei motivi dell'aumento del conferimento dell'indifferenziato è per la commissione il cambio di destinazione dei rifiuti, prima si conferiva a Campobello di Mazara, adesso a Siculiana, nell'Agrigentino.
Nella relazione approvata all'unanimità dai membri della commissione, Ato e Regione Siciliana sono responsabili “per la mancata realizzazione di impianti di compostaggio e discariche pubbliche”. La commissione, si legge nella relazione, nutre anche forti dubbi sulla trasparenza della procedura che ha portato Aimeri Ambiente ad ottenere l'appalto “il cui contratto non ha previsto la rescissione in caso di scioglimento dell'ente Ato”. E ill calcolo della base d'asta “a corpo” e non “per quintale” è alla base dell'elevato appalto.

I costi, elencati nella relazione, sono aggiornati al settembre 2013. Eccoli.
Spazzamento, 1 milione 870 mila euro. Raccolta e trasporto indifferenziato, 2.633.000 euro. Costo raccolta differenziata, 3.034.000. Costo uso del capitale, 1.604.000. Costi di gestione, 486.000. Costi comuni diversi, 76.000 euro. Costo d'uso del capitale, 362 .000 euro. Trattamento, smaltimento (con trasporto fuori provincia Rsu) 2.189.000. Costo trattamento e riciclo al netto proventi raccolta differenziata, 477.000. Costo totale servizio comprensivo di Iva, 14.030.000. Costi amministrativi riscossione e contenzioso, 1.101.000. Totale 15.132.000. A questi si sommano vengono sommati circa 2 milioni di euro per il personale che è rimasto a carico del Comune.
Nel 2012 sono state prodotte 43.000 tonnellate di rifiuti, di cui 30 mila di indifferenziato pari ad un costo di 2.127.000 euro. 5 mila tonnellate di organico inviate ad aziende private per il compostaggio, la Sicilfert di Marsala, con un costo di 465 mila euro. 2700 tonnellate di rifiuti biodegradabili costati 135.550 euro. Rifiuti ingombranti per 235.000 quintali per un costo di 42 mila euro. Vetro e metalli da separare, 1273 tonnellate che hanno avuto un costo di 98 mila euro per la separazione a fronte di un entrata pari a 54 mila euro. Plastica da pressare 638.000 quintali, costo pressatura 22.407 euro, per entrate pari a 127.528 euro. Carta, 2744 tonnellate, per un'entrata di 167 mila euro. E legno, 2.211 quintali che hanno fruttato 43 mila 900 euro.
Ancora sui costi nella relazione viene evidenziato che la raccolta di vetro e metalli, così com'è ora non convince, perché quando avveniva con le “campane” non c'era il costo della separazione dei materiali.
Lo definiscono “clamoroso”, poi, il dato sulla quantità totale di rifiuti prodotti a Marsala che è diminuita dalle 43 mila tonnellate del 2012, alle 37 mila tonnellate del 2013 e le 36 mila del 2014. Nonostante questo, si legge nel documento, c'è stata soltanto una lieve diminuzione dei costi. In questi anni l'Aimeri, per contratto, avrebbe dovuto garantire alcuni servizi. Ad esempio la raccolta porta a porta per tutte le utenze domestiche non è andata per il verso giusto, e non hanno superato l'”esame” della commissione neanche la scelta di mettere i cassonetti, nel 2011, e le isole ecologiche. Dubbi anche sulla pulizia delle strade e lo sfalcio dell'erba. Su incarichi affidati, come quello per la campagna di comunicazione costata 1.600 euro al mese, e costi di gestione. In base al capitolato d'appalto, poi,l'Aimeri avrebbe dovuto garantire una raccolta differenziata pari al 30,82%. “Percentuale che incrociando i dati non è stata mai raggiunta”. Sulle penali la commissione ha il dubbio che non siano state applicate. Come funzionavano le penali? La raccolta minima contrattuale era del 35.9%, se l'Aimeri avesse raccolto meno ci sarebbe stato l'1% di penale sulla cifra per ogni punto percentuale in meno di differenziata, e del 10% del costo qualora la differenziata fosse sceso sotto il 30%. Ad esempio nel 2011 la raccolta differenziata è scesa sotto il 24% a causa della decisione di mettere di nuovo i cassonetti. Alla commissione, dagli atti ricevuti non è chiaro se l'Ato abbia mai applicato le penali previste all'Aimeri. Come anche quelle chieste dall'allora Amministrazione comunale guidata da Renzo Carini. Poi qualcosa sarebbe cambiato. “Dal giugno 2012, - si legge nella relazione - la nuova amministrazione comunale ha chiesto all'Aimeri delle penali notevolmente inferiori rispetto a quelle chieste da Carini”.
Dubbi vengono sollevati anche sugli incarichi. Alestra, ex amministratore dell'Ato, pur essendo sotto inchiesta perchè, secondo la Dia, non avrebbe applicato le penali in cambio di assunzioni, ha mantenuto l'incarico di Rup dell'Ato. Così come non convince il revisore dei conti “contestualmente presente all'Ato e al comune di Marsala”.
La relazione si chiude con la vicenda del carburante per i mezzi Aimeri preso dalla ditta di distribuzione della famiglia dell'ex sindaco Adamo pagati dall'Ato. Una garanzia che prima, la sempre in rosso Aimeri, non aveva. E che adesso, come dimostra lo stop della raccolta rifiuti di questi giorni, è venuta meno.



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