“La nostra debolezza è molto aiutata dalla fraterna sollecitudine” delle nostre sorelle e dei nostri fratelli che sono già “abitanti del cielo”: queste parole della fede cristiana riassumono molto bene quello che provo mentre mi accingo a varcare la soglia del nostro cimitero cittadino.
Mi dico: chi dà la forza a chi è stato visitato da sorella morte in quest’anno?
La debolezza ha tante facce: colpisce i figli che hanno perso i genitori, ma anche i genitori che hanno perso i figli; colpisce i lavoratori che hanno visto colleghi morire sul luogo di lavoro; colpisce alunni che vedono i posti lasciati vuoti da compagni e compagne morti in incidenti stradali; colpisce famiglie che hanno visto partire congiunti a causa di malattie incurabili o per violenze mafiose che nessuno riesce a bloccare; colpisce militari e forze dell’Ordine che perdono colleghi coraggiosi e fedeli al dovere; colpisce volti e cuori a noi sconosciuti che hanno perso i loro cari nei marosi del Mediterraneo o nella follia delle guerre.
Davvero siamo folla, noi che varchiamo la soglia dei cimiteri in questo 2 novembre.
Siamo folla, sì, eppure siamo comunità.
La fede cristiana insegna che “fino a quando il Signore non verrà nella sua gloria, accompagnato da tutti i suoi angeli, fino a quando, cioè, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose”, Egli già fa dei suoi discepoli una sola cosa: “alcuni sono pellegrini sulla terra, altri, compiuta questa vita, si purificano ancora, altri infine godono della gloria contemplando chiaramente Dio uno e trino, qual è” (cfr. Lumen Gentium 49).
In questa misteriosa, ma vera comunità noi ci aiutiamo: noi aiutiamo i defunti con le nostre preghiere e particolarmente con la santa Messa, e i nostri defunti dal cielo aiutano noi.
Il loro è anzitutto un aiuto psicologico e morale: ci aiutano a tenere sveglia la nostra coscienza umana, sempre a rischio di addormentarsi per i successi o deprimersi per le sventure della vita.
I nostri defunti ci riportano alla dimensione pellegrinante e trascendente dell’esistenza, al fatto che siamo tutti mendicanti di verità e di amore nel pellegrinaggio della vita. Vita che comunque è breve. Ma il loro aiuto è anche spirituale: i discepoli che sono con Cristo, ormai nella luce della verità cristiana, pregano per noi e fanno circolare ancora di più la ricchezza della carità di Cristo nel Corpo mistico di cui tutti facciamo parte.
Nell’entrare nel cimitero prenderò sotto braccio tutti i fratelli e le sorelle che il Signore mi ha dato in questa terra santa e dirò: Venite, andiamo incontro a coloro che sono chiamati a risorgere. La morte non ci spaventi. Anche noi siamo chiamati alla vita che non muore! Noi siamo comunità in Cristo risorto.
+ Pietro Maria Fragnelli
Vescovo di Trapani