di Leonardo Agate - Si può essere pazzi e persone normali allo stesso tempo. Pazzi e persone normali che fanno gli psicologi, i professionisti, gli insegnanti, gli studenti, gli impiegati e persino gli oziosi, come la mia amica Barbara, che tiene il suo tiaso contemporaneo, aperto agli uomini, su una solida base matriarcale, ubicato nel Cassaro vecchio, che é sede, da un paio di anni, di interessanti corsi di scrittura e di presentazioni di nuovi libri, di autori emergenti o a volte affermati. Lei dice di essere oziosa, ed in effetti lo é, per quel suo modo di affrontare i problemi esistenziali con la determinazione di chi sa che ci vuole tempo per capire. Oziosa, quindi, perché pensa, e pensa molto. Poi, nella vita pratica, potrebbe diventare un nuovo capitolo ne "La critica della ragion pratica" di Kant, dimostrando una capacità di organizzazione notevolissima. E per questo la sua associazione - "Otium", appunto - é diventata in poco tempo un insostituibile punto di riferimento culturale della città.
Si può essere pazzi e persone normali dalle svariate attività lavorative. Ma pazzi in senso buono, dico, all'Erasmo per intenderci. Né temo di mischiare il sacro con il profano. La buona pazzia dello psicologo marsalese Alfredo Anania, che ha organizzato al Convento del Carmine questo convegno incentrato sul femminino, é opposta alla pazzia balorda del Cav. Silvio Berlusconi, che si autodefinì pazzo alla Erasmo, e si comportò come un cocciuto intrallazzista, dedito alla difesa del gruzzolo.
Dalle 17,30 di oggi é andata in scena, con la regia di Alfredo Anania, la duplicazione delle personalità, alla scoperta di quello che sta oltre il comune sentire di ognuno di noi.
Barbara Lottero, relatrice dell'estraneità della donna, parte in quarta fin dalla prima parola. Barbara, dice di chiamarsi e davvero si chiama. Ma barbara vuol dire "straniera". E si sente straniera a se stessa, al modo normale di come vivono se stessa e miliardi di donne con lei, quando le prende la malinconia. Che c'entra la malinconia con l'estraneità? L'affabulante Barbara ce lo spiega, e lo capiamo tutti. La malinconia é un filtro, attraverso cui, come attraverso il vetro verdolino di una bottiglia, si travedono le cose di là in modo annacquato, senza più i giusti contorni ed i netti contrasti di forme e colori. La realtà, vista malinconicamente, perde le originarie definizioni, e sembra possibile che tra il bianco ed il nero ci stia una zona di scolorito bianco e di scolorito nero, anzi che quest'indefinito colore sia parte non marginale del bianco e del nero.
Il viso di Barbara é trasparente di ragazza ingenua, ma se ti guarda con i suoi occhi neri puntuti ti trafigge come una freccia. Pure Aristotele con la sua logica resta trafitto, nella sua pretesa scolastica del tertium non datur (cioè: questo é così, o non é così, il dilemma é cornuto come un bue, altra soluzione non c'é). Invece, c'é una terza ipotesi, una terza via alla conoscenza e alla comprensione del mondo e degli esseri fuori di noi. Si tratta di saperla vedere, di saper mettersi davanti agli occhi dell'anima una bottiglia di trasparente verde. L'estraneo a noi, apparentemente estraneo, diventa allora concittadino, degno di tutto rispetto.
L'altro protagonista del pomeriggio é stato il preside Antonino Contiliano. Iscritto da gran tempo alla categoria dei poeti e dei letterati, tracimante spesso e volentieri nella filosofia, ha letto una sua meditazione poetica sul coito, il cui incipit - "Fallo, fallo..." - é vibrante incitazione della donna all'uomo. Gioca sulla semantica, il preside. "Fallo" é verbo imperativo ed anche sostantivo indicante l'organo maschile della riproduzione. Dall'incontro degli opposti desideri nasce il nuovo essere, che é donna e uomo contemporaneamente, e si specificherà nel genere per sovrapposte esigenze biologiche e convenzionali. Questo ho capito dalla polimorfa lettura contilianiana, ed anche avendogli chieste delucidazioni.
Le immagini delle due teste del poeta Contiliano, che si sovrappongono e si separano ripetutamente sulla tela dove il proiettore manda le immagini, compongono ad un certo punto una selva di peli, che erano i capelli e la barba dell'autore, diventando nella scomposizione la porta dell'Eden, aperta dalla donna all'uomo.
Durante il sofisticato sviluppo del video - montaggio, Contiliano sommessamente ha pianto l'amico suo di recente scomparso. Non ho voluto interrompere la drammaticità del momento per chiedergli chi é lo scomparso, ma non ha in fondo importanza, perché importante é stato il sentimento doloroso per la sua scomparsa, che lo rende di nuovo vivo tra noi.
L'intermezzo, per la fumata della sigaretta fuori, allenta la tensione del magistrale pomeriggio. Al rientro, che sono le 20 passate, andati via i ligi all'orario della cena, i rimasti protagonisti e ascoltatori diventano scolari di Gabriella Signorello e, con matite e pennarelli, mettono su carta il loro colore preferito, in un giuoco scientifico di introspezione espressiva. Li lascio a questo punto, andandomene via all'inglese. Quale colore avrei messo sul foglio, se avessi giocato anch'io?
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