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30/10/2014 12:35:00

L'ennesimo protocollo di legalità sottoscritto in prefettura

di Leonardo Agate - Siamo a posto! E' stato sottoscritto nella sede della prefettura di Trapani l'ennesimo protocollo di legalità per il contrasto delle infiltrazione mafiose negli appalti di opere e servizi. I firmatari sono il prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, e il presidente di Confindustria Trapani, Gregory Bongiorno, alla presenza del numero uno di Confindustria Sicilia e delegato per la legalità, Antonello Montante.

Quando facevo il segretario comunale ho visti altri protocolli di questo tipo, e i risultati sono stati sempre scarsi, per non dire nulli. Auguro a questo nuovo protocollo di avere sorte migliore, ma ne dubito assai.

La lotta alla mafia fatta con i protocolli di legalità, con le tavole rotonde o tecniche, con le lenzuola bianche sciorinate dai balconi, con i girotondi notturni e le fiaccole in mano fanno parte dell'armamentario usato ed abusato da un ventennio a questa parte, e non hanno prodotto che notizie e annunci sui giornali. In un primo tempo hanno anche suscitato speranze, poi ci si é resi conto che le parole, anche se belle, restano parole e i fatti fatti.

Quel che si é visto e si vede in giro é la solita solfa. Persino una manifestazione di così alto livello, come a Milano l'Expo 2015, nonostante tutti i filtri per contrastare la mafia degli appalti, s'é infangata nei soliti accordi illeciti. I processi sono in corso. Avviato il primo, sono partiti gli altri. E le commissioni antimafia che hanno fatto? E i garanti della legalità dove sono stati? Solo la magistratura, ultima barriera, si é accorta del malaffare. I politici non hanno subodorato niente del marciume che gli cresceva attorno? Sembra di no. Alcuni sono direttamente inguaiati nei procedimenti penali, altri cadono dalle nuvole.

Fatta la legge, trovato l'inganno. Il nostro paese é la culla del diritto, ma ne é diventata la bara. Per ogni avvocato buono, che difende il diritti di chi ne ha, c'é n'é uno che difende il torto. Le leggi e i decreti sono fatti in modo da rendere possibili opposte interpretazioni, cosicché nel garbuglio non si può sapere in partenza cosa legalmente si può fare, e tutto é rimesso alla buona indole degli operatori. Ma non tutti gli operatori sono di buona muzzina. C'é chi organizza a tavolino la fregatura della macchina burocratica, e dà l'assalto al pantalone dello stato. A volte vale la pena, facendo il paragone tra ciò che si rischia e ciò che si ottiene.

Il problema si risolverebbe aumentando le pene? Non credo, perché l'uomo é un legno storto per natura, e se vede luccicare loro si lancia in quarta.

Non c'é allora soluzione? C'é, ma bisogna dargli il tempo. Il miglioramento etico della società non può che venire dal diverso sentire collettivo, che non si crea per decreto. Occorre che lo stato elargisca più istruzione e cultura, che fanno civiltà, in modo che chi cresce ha dentro di sé i principi e le regole giuste da rispettare. Ma lo stato, quando é in difficoltà come in questi anni, toglie risorse alla scuola e all'università. Mentre a parole combatte l'inciviltà, che produce la mafia, dall'altro riduce gli spazi in cui i giovani possano crescere meglio dei loro padri.