di Leonardo Agate - Rosa Rubino, direttore de "Il Vomere", ha avuto un'occasione per riallacciare i rapporti con me. L'ha sprecata, stamattina al Baglio Anselmi, durante il corso di aggiornamento dei giornalisti. L'ho salutata, dopo il raffreddamento tra noi avvenuto in seguito a un mio articolo, pubblicato alcuni mesi fa, sulla decadenza del suo settimanale, ma mi ha risposto freddamente, con sufficienza. E a dire che mi dava baci quando prima mi incontrava.
Poi, durante il corso, approfittando di un'interruzione dell'oratore, si é alzata in piedi, in tutta la sua avvenenza. Vestita di nero notte, gli stivaletti neri, leggins neri, trench nero, solitarie palline bianche nel foulard nero strettamente attorcigliato al collo, si é alzata i piedi ed ha chiesto all'organizzatore, Nino Guercio, come mai vedeva presenti persone non iscritte all'Albo dei giornalisti. Si riferiva evidentemente a me, che ho ultimato la pratica di pubblicista e sono sul punto di presentare la documentazione all'Ordine chiedendo l'iscrizione. Per fortuna, l'organizzatore ha risposto che non si violava alcuna norma se non iscritti all'Albo partecipassero al corso, come uditori. Anche il relatore giornalista, Giovanni Villino, ha ribadito il concetto.
Non fosse stato per la sensibilità dell'organizzatore e del relatore, sarei stato cacciato come indesiderato dal corso. M'é andata bene.
Rosa Rubino stavolta se l'é cercata. Assumere contro di me quest'atteggiamento duro e vendicativo, mi autorizza a scovarla di nuovo nelle sue bizze e malevolenze. Se si fosse consultata con suo marito, Salvatore Lombardo, parente mio acquisito, avrebbe potuto sapere che non sono molto malleabile e nemmeno timoroso. Avrebbe potuto sapere che non ho ottenuto da mio zio, il notaio Giuseppe Pellegrino, buon'anima, quelle agevolazioni che uno zio così ricco e influente avrebbe potuto darmi, a condizioni che fossi stato adulatore verso di lui.
Ma Rosa non si é informata, e le sarebbe stato facile, così ha pensato di potermi estromettere dall'ascolto delle lezioni, arroccata nella sua idea di casta giornalistica, ormai vecchia e desueta come il settimanale che dirige.
Ma da cosa ha avuto origine il contrasto tra Rosa e me? Semplice. Volevo pubblicare in volume tutti gli articoli che ho pubblicato su "Il Vomere" dal 1980 ad oggi, centinaia di pezzi. Dopo molti mesi di mie richieste e di promesse sue e di suo fratello, Alfredo Rubino, oltre un anno fa mi hanno messo a disposizione gli originali del settimanale. Ho incaricato, retribuendola, una ragazza che mi facesse la scannerizzazione degli articoli più vecchi, non memorizzati nel pc. Quando si é trattato di fornirmi gli articoli degli ultimi anni, archiviati informaticamente, sono cominciate le difficoltà maggiori. Il direttore ed il fratello me li fornivano a spizzichi e bocconi e non me li hanno più forniti per l'ultimo anno. Ancora non riesco a capire perché, dopo le promesse che sempre mi ripetevano, l'uno e l'altro, di pubblicarmi il libro. Posso pensare - chi pensa al male spesso indovina - che temessero che la pubblicazione in volume dei miei articoli avrebbe potuto costituire prova per chiedere la retribuzione del mio lavoro ultraventennale a favore de "Il Vomere". Può essere che sia stato questo il motivo del loro incredibile comportamento, ma potrebbero essere altri, come avviene per la loro abitudine di promettere senza mantenere.
Stamattina che Rosa ha voluto sparare le sue batterie contro di me al corso, mi sta molto bene, così mi ha tolto ogni remora nell'espressione della mia opinione su di lei e sul suo settimanale. Mi fermo qua, per ora. Per abitudine di vecchio pescatore, dò sempre corda al pesce all'amo.
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