Gentile Direttore,
mi riferisco al vostro articolo “Birgi. Crocetta ha deciso: "Venderemo le quote Airgest ai privati".
Vorrei, in proposito, fare alcune riflessioni ad alta voce; riflessioni particolari, fatte a pelle, perché non suffragate da dati economici e/o bilanci di cui non sono in possesso.
L'Airgest, non ha avuto la capacità di far fronte da sola alle richieste di Ryanair e, d’intesa con il Prefetto, ha coinvolto le amministrazioni locali per reperire quel po’ di milioni che avrebbero potuto saziare la fame di denaro di un vettore che, in verità, riesce ad assicurare “lavoro” ad un intero territorio. Così, l’ormai famoso contratto di co-marketing che molti comuni non stanno rispettando, sta ora portando la Ryanair a rivedere il suo piano industriale su Trapani.
Questa, in proposito, una dichiarazione rilasciata dal presidente dell'Airgest Salvatore Castiglione che scrive a chiare lettere: “Il tempo è scaduto. E' tempo di decidere. L'aeroporto di Birgi ha ormai costi e programmi insostenibili da parte dell'attuale assetto societario. I Comuni devono fare la loro parte perché in questi anni hanno beneficiato dello sviluppo del “Vincenzo Florio”.
Vero, i voli Ryanair servono ai cittadini e agli imprenditori locali, ma mi chiedo cosa farebbe l’Airgest se non ci fosse Ryanair! Quindi interesse più che reciproco!
La verità, nell’ottica di una vendita, è che indipendentemente dal fatto che gli azionisti rappresentino il privato o il pubblico, il problema sta soltanto nella capacità dell’Airgest di far business e quindi di chiudere i bilanci in attivo; aspettativa principale di chi investe.
In vero, l’ultimo bilancio è stato chiuso in attivo, ma solo grazie ai milioni arrivati da Roma per sanare il danno subito dalla paralisi dell’aeroporto in occasione della guerra libica; altrimenti il 2013 si sarebbe chiuso con un passivo e ciò nel momento di massimo incremento di voli e passeggeri.
Mi chiedo perché, in siffatto stato di cose, quel 49% di azioni in mano alla Regione Sicilia, dovrebbe essere così appetibile ai privati che sarebbero pronti e felici di rilevarlo (per favore, non mi si faccia l’esempio di Palermo e Catania!).
Al di là della formulazione dei bilanci, le cui voci sono appostate, spesso, anche secondo una visione berlusconiana, per cui non è reato falsificarli (chiaramente non mi riferisco all’Airgest), sarebbe abbastanza interessante venire a conoscenza del conto economico o conto perdite e profitti degli ultimi anni, che meglio d’ogni altra cosa potrebbe dare l’idea sulla capacità dell’impresa di reggere al mercato.
Salvo poi a scoprire che eliminato il pubblico, l’impresa stessa diventa subito attiva, cominciando quindi a distribuire dividendi.
Altra attenzione bisognerà riservarla al valore da dare a quel 49% di azioni in vendita, perché se l’ente provincia l’ha trasferito all’ente regione senza badare più di tanto al reale valore, così non potrà essere con i privati, necessitandosi quindi uno studio approfondito, non di parte, sulla nuova consistenza patrimoniale, che tenga conto anche dei finanziamenti pubblici in corso.
Lancio questo sassolino nello stagno, nella speranza che qualcuno più competente e più a conoscenza delle cose, spieghi agli imprenditori trapanesi, forgiatisi sull’aumento del transito dei passeggeri, come stanno realmente le cose, al fine di evitare eccessivi entusiasmi e/o pericolose delusioni.
Infatti, quando la società diventerà interamente privata, salvo quel circa 1% della Camera di Commercio, come si potranno giustificare gli interventi pubblici … ed anche gli stessi accordi di co-marketing (camuffati da promozione del territorio) che coinvolgono i comuni del trapanese?
Roald Lilli Vento