Stato di massima allerta anche in Sicilia per il possibile arrivo del coleottero Aethina Tumida, il parassita originario dell'Africa che potrebbe mettere in ginocchio l'apicoltura e la produzione di miele dell'Isola. Attualmente è stato identificato un focolaio in provincia di Reggio Calabria, a Gioia Tauro, che si starebbe estendendo. Per questo motivo, il ministero della Salute e il ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali hanno attivato le procedure necessarie per circoscrivere ed eradicare eventuali ulteriori focolai, nonché impedire la diffusione del parassita sul territorio nazionale. Il primo rinvenimento risale al 5 settembre scorso ed è stato effettuato dal personale dell'Università agraria di Reggio Calabria, che dal mese di marzo aveva posizionato “nuclei esca” nelle vicinanze del porto di Gioia Tauro, ritenuto un possibile sito di introduzione in Italia del parassita. L'Aethina Tumida è in grado di volare per diversi chilometri infestando aree di grandi proporzioni e quindi i rischi derivanti dalla possibile diffusione sono alti. Il ministero della Salute ha disposto il rintraccio e il controllo degli apiari che hanno effettuato attività di nomadismo durante il periodo estivo in Calabria.
La situazione in Sicilia: scattano i primi controlli
In Sicilia, soprattutto nella zona etnea, sono iniziati i controlli da parte dei veterinari del Sistema sanitario nazionale e si è chiesto agli apicoltori di aumentare l'attenzione negli alveari. Va evidenziato che un eventuale focolaio accertato comporta per l'apicoltore l'obbligo di distruzione dell'allevamento e di conseguenza una grossa perdita economica. Al momento, tra l'altro, non è previsto un risarcimento da parte dello Stato. Il ministero ha disposto che in caso di rilevamento di adulti o stadi larvali che facciano sospettare la presenza di Aethina Tumida si dovrà ricorrere al sequestro del miele, favi e qualsiasi materiale possibile veicolo di contagio. In tali circostanze, si dovrà ricorrere alla distruzione dell'intero apiario e al contestuale trattamento del terreno circostante che dovrà essere arato per una profondità di almeno 20 cm e trattato con sostanze anti larvali. L'Aethina Tumida distrugge le colonie dell'ape mellifera, causa il danneggiamento dei favi cibandosi del miele immagazzinato e del polline. Se l'infestazione diventa sufficientemente grave, le api possono essere indotte ad abbandonare il loro alveare. Le larve dello scarabeo scavano gallerie tra le celle contenenti miele, alimentandosi e defecandovi, causando lo sbiadimento e la fermentazione del miele.
Il presidente di Fai Sicilia: "Serve la massima collaborazione"
La Sicilia è una realtà produttiva abbastanza importante nel panorama nazionale: sono circa mille i produttori ufficialmente censiti che detengono più di 160 mila arnie. L'allerta è quindi massima. Nelle scorse settimane si è tenuto un incontro tra i medici dell'Asp di Acireale e il sindaco di Zafferana Etnea, Alfio Russo, uno dei centri più rinomati in Sicilia per la produzione di miele. La sezione siciliana del Fai (Federazione Apicoltori Italiani) ha sottolineato che per arginare la diffusione del parassita occorre una forte coesione e collaborazione. “Tutti gli errori commessi nella lotta alla varroa – ha sottolineato il presidente Vincenzo Stampa – vanno assolutamente evitati. Importante sarebbe circoscrivere e delimitare il più possibile l’unica zona che attualmente sembra interessata, quella di Gioia Tauro e dintorni. Ma non è così semplice – ha proseguito Stampa – perché dobbiamo considerare che in Calabria transitano moltissimi alveari provenienti da molte altre regioni, Sicilia in primo luogo, pertanto sarebbe necessario estendere i controlli anche a tutti gli apiari che hanno frequentato quei luoghi”. La federazione sarà impegnata nel difendere il patrimonio e il reddito degli apicoltori che incolpevolmente si trovano già coinvolti. “Congiuntamente a Confagricoltura Sicilia - ha concluso il presidente di Fai Sicilia – abbiamo inoltrato una richiesta all’assessore regionale all'Agricoltura, Paolo Ezechia Reale, affinché si adoperi per reperire le risorse necessarie a indennizzare gli apicoltori che collaborano al contenimento dell’infestazione”.