Fino agli anni ottanta erano attesi come la manna dal cielo. Dai disoccupati, come dalle piccole imprese. Li chiamavano “cantieri scuola”. Assolvevano ad una duplice funzione. Sociale e clientelare. Un lieve ristoro per le magre tasche di una certa manovalanza non qualificata e un aiuto anche a giovani universitari che utilizzavano l’emolumento percepito per coprire parte del costo degli studi fuori sede. Ma il “cantiere” era anche la parola magica con cui l’assessore di turno esorcizzava le pressanti richieste provenienti dal mondo agricolo. Possidenti e semplici contadini. Tutti ad invocare un intervento comunale, anche con una camionata di “brecciolino”, per sistemare strade e trazzere. Al prossimo cantiere, era la liberatoria risposta. E poco importava se alcune di pubblico interesse non erano. L’elenco, sempre aggiornato e inesauribile, alimentava un sistema di micro potere che assicurava l’elezione di almeno una coppia di consiglieri comunali.
Oggi hanno cambiato denominazione. Li chiamano Cantieri di Servizio. Un cambio di che non vorrebbe essere solo nominalistico, ma di sostanza. I progetti debbono essere mirati ad attività le più svariate di interesse pubblico coma , ad esempio, servizi di guardiania, manutenzione di ville, giardini e spazi ludici, accompagnamento di soggetti soli e bisognosi, pulizia di caditoie e canali di gronda di acque bianche. I fondi, che sono ministeriali, ammonterebbero a 50 milioni, ma disponibili al momento solo dodici, vengono erogati per il tramite dell’Assessorato regionale del Lavoro. I Comuni siciliani che ne usufruiranno saranno 113, mentre i cantieri che si apriranno saranno 250. I disoccupati coinvolti ben 20mila. Il Comune di Salemi è tra quelli che hanno avuto l’accortezza di presentare i progetti in tempo utile, fin dal mese di marzo del 2014, e di corredarli di tutta la documentazione richiesta. Molti infatti sono i comuni a non rientrare in questa prima fase. In provincia di Trapani, ad esempio, solo altri quattro comuni hanno avuto il finanziamento. Tanto da far dire al sindaco Domenico Venuti che “Salemi è uno dei primi comuni ad avviare i cantieri.
Nonostante le lungaggini burocratiche siamo riusciti a dare una risposta molto attesa dai tanti soggetti che avranno la possibilità di lavorare rendendo un servizio utile alla collettività. Una misura che contribuirà ad alleggerire il momento economico difficile e la carenza di lavoro”. Dei 17 cantieri in provincia di Trapani, quattro saranno quelli aperti a Salemi per un ammontare di centoseimila euro circa, occupando venti unità lavorative per una durata di novanta giorni. Una goccia, si dirà. Ma in tempi di magra, tutto è bene accetto. I progetti finanziati prevedono la custodia, la pulizia e la manutenzione del cimitero comunale per un importo pari a 31 mila e 700 euro; la manutenzione della segnaletica stradale per strade comunali interne ed esterne ed aree pubbliche per un totale di 27 mila e 710 euro ; la pulizia e la custodia dei parchi della Rinascita, il Robinson e quello di San Ciro le aree a verde pubblico situate nei pressi del viale Rimembranze e della via Moro per un totale di 23 mila 750 euro. Infine un progetto per un importo di 22 mila e 800 euro che dovrebbe assicurare un servizio di assistenza domiciliare anziani.
Un progetto di ben altre dimensioni e molto più ambizioso parrebbe essere invece quello finanziato dal Programma di Cooperazione Transfrontaliera Italia Tunisia 2007/2013. Si chiama HOLOGRAMME. Di cosa si tratta siamo andati sul sito bilingue francese/italiano. Si apprende che esso prevede “l’applicazione delle nuove tecnologie come mezzo principale per realizzare modelli innovativi di conservazione e di valorizzazione del patrimonio archeologico, con l'obiettivo di creare un Distretto Culturale Evoluto che leghi le due sponde del Mediterraneo: Sicilia e Tunisia” .
Il Comune di Salemi, in partenariato con il Capofila Comune di Calatafimi-Segesta, si cimenterà alla Creazione di itinerari turistico-culturali che leghino le destinazioni archeologiche italo-tunisine e che saranno promossi anche attraverso un sistema integrato di gestione delle destinazioni (SGD). E’ prevista anche la formazione di un gruppo di manager che si in grado di individuare delle soluzioni innovative finalizzate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico transfrontaliero sulla base dell’utilizzo delle nuove tecnologie.
A questo fine, per segnare una prima tappa del percorso che si prevede stimolante e molto impegnativo, nelle scorse settimane si è tenuta a Tunisi la prima riunione di partenariato del progetto. Presente all’incontro, insieme ai rappresentanti dei partner italiani, il sindaco Domenico Venuti che si è incontrato con i rappresentanti tunisini: il Direttore Generale dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo e la Valorizzazione dei Beni Culturali (AMVPPC) Ridha Kacem e il Presidente dell’Associazione Tourath, Rejeb Elloumi. Sull’argomento il sindaco non ha dubbi. E’ convinto che il progetto, se realizzato, porterà alla città di Salemi molti benefici, e che darà un impulso all’economia cittadina. Per avere maggiore possibilità di riuscita occorre però che si avvii un processo di consapevolezza che conduca all’istituzione di area geografica che comprenda un numero vasto di nazioni che nella cooperazione e nell’integrazione vedono gli strumenti di progresso non solo economico ma anche culturale. “Questo è un progetto- ha sottolineato Venuti- il cui valore va ben oltre l’archeologia e lo sviluppo turistico ad essa collegato. Salemi è ricca di storia e di insediamenti da riportare alla luce, inoltre è sempre stata terra di pace e di dialogo, anche tra le tre religioni monoteiste, e in questa direzione intendiamo proseguire per dare il nostro contributo al rilancio del Mediterraneo che dovrà tornare ad essere il mare dell’incontro e della vita e non più luogo di morte. Credo che l’istituzione di una regione mediterranea transnazionale sia oramai una necessità non più rinviabile”.
Come si vede, una visione del futuro che tende a superare non solo gli angusti confini municipali ma addirittura quelli nazionali. Una visione che purtroppo non sempre si riscontra in taluni ambienti cittadini che al contrario vivono come una minaccia e con inquietudine la presenza in città dei numerosi giovani profughi africani ospiti nei sei centri di accoglienza.
Franco Ciro Lo Re