Preambolo.
Nel 1974, quando avevo undici anni, mi appassionai al gioco degli scacchi.
Il mio maestro fu un mio compagno di scuola, Stefano, che aveva imparato leggendo un vecchio libro comprato per poche lire al mercatino dell'usato,
Il libro prometteva di farti diventare così bravo da essere in grado di sfidare i terribili campioni sovietici (che già, terribili, lo erano solo perché comunisti e mangiatori di bambini !).
Stefano lo lesse in due giorni.
Dopo, venne da me in preda a un'esaltazione mistica e mi disse: "Grazie a me, tu diventerai il secondo giocatore di scacchi più bravo del mondo !"
Era sottinteso che il primo sarebbe stato lui.
Per circa un anno giocammo tre, quattro ore al giorno, arrivando anche a sei nei giorni festivi e durante le vacanze (una cosa sfiancante, ma la nobile causa per cui ci allenavamo - infliggere una sonora mortificazione a quei crudeli e cattivi comunisti che minacciavano la pace nel mondo - ci rendeva immuni alla fatica).
Di solito vinceva il mio amico. Del resto, io il libro non lo avevo letto. Anzi, non mi era stato permesso di leggerlo. Stefano non mi concesse mai, infatti, di potergli dare una semplice occhiata che fosse una. Lo teneva gelosamente nascosto e a me era dato apprenderne il prezioso contenuto solo attraverso il suo resoconto (che, naturalmente, era sempre molto "parziale" e a suo favore).
Poi, Stefano partì per andare in seminario e, tra i miei pochissimi amici del tempo, nessun altro era interessato a contribuire alla guerra fredda a suon di torri e alfieri.
Si concluse così la mia esperienza di potenziale campione di scacchi (al mio amico andò anche peggio: non solo non divenne neanche lui un campione, ma fu pure espulso dal seminario perché un giorno, al colmo della disperazione, si avventò furiosamente contro il prete che gli aveva sequestrato la scacchiera e il prezioso manuale).
Perché racconto questa storia ?
Perché, ancora oggi, quando ripenso a quel periodo, mi sorprendono due malinconie: la prima è per Stefano che, dopo l'espulsione dal seminario, iniziò un tristissimo cammino nella depressione e nell'isolamento e di cui non ho più notizie. La seconda, è per la bellezza geometrica del movimento dei “pezzi” sulla scacchiera, per l'eleganza delle "mosse", come si dice in gergo.
Una, in particolare: quella del cavallo (lo so, Camilleri ci ha pure scritto un libro con questo titolo): tre passi avanti, indietro o di lato e poi, improvvisamente, un passo di lato, a destra o a sinistra. Una “L”, diritta, capovolta o sdraiata. Chissà perché, a me, questa mossa, ha fatto sempre pensare a una danza, una sorta di tango o di mambo, o a qualcosa del genere. . .
------
In questi primi giorni di autunno-estate (infinita), Marsala mi sembra una grande scacchiera. E tutti noi, tanti “cavalli” impegnati nella nostra danza, nel nostro elegante ballo al ritmo della sua “mossa”: tre passi avanti, un passo a sinistra; tre passi avanti, uno a destra . . .
Magari, attorno ci crolla piano piano tutto addosso, ma noi balliamo, balliamo. . . E facciamo tante belle feste, organizziamo banchetti luculliani, aperitivi al tramonto, pantagrueliche cene e dopo cena lussureggianti. . .
Però, che bella città !
Che bella Marsala ! Che bella, questa città commissariata !
Sì, il Comune di Marsala è stato commissariato perché il suo sindaco si è dimesso dopo aver ricevuto il decreto di sospensione dalla carica per 18 mesi, così come previsto dalla cosiddetta Legge Severino. La molto onorevole signora Giulia Adamo, infatti, è stata condannata per tentata concussione a due anni e 10 mesi, e alla interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, dalla Corte di Appello di Palermo. Il Prefetto di Trapani le ha dunque notificato la sospensione e lei, orgogliosamente, qualche giorno dopo si è dimessa. Prima, però, aveva nominato vice sindaco un suo fedelissimo, ma anche questo suo ultimo atto è stato dichiarato nullo dal decreto di sospensione. Un altro suo assessore, sempre in quei giorni convulsi, era stato raggiunto da un avviso di garanzia (e, notizia di qualche settimana fa, rinviato ora a giudizio per favoreggiamento), nell'ambito di una squallida vicenda di biglietti fatti pagare da un dipendente comunale ai bambini delle scuole elementari per assistere a uno spettacolo che, invece, doveva essere gratuito (soldi chiesti non dall'assessore, sia chiaro, ma dal dipendente del Comune).
Comunque sia, un po' d'imbarazzo, a questo punto, avrebbe dovuto - e dovrebbe ancora - far avvampare il viso di quanti l'avevano scelta senza esitare: secondo i dati ufficiali, 21.275 marsalesi, ovvero il 65,86% di quelli che sono andati a votare al ballottaggio. Come dire, tre quarti della buona borghesia cittadina, un bel po' degli intellettuali radical-chic autoctoni, gran parte dell'apparato economico-finanziario locale, numerosi soci e simpatizzanti dei circoli ricreativo-umanitario-culturali, molte chiese e sagrestie, per non parlare dei vertici cittadini del povero PD... (sarebbe, capirete bene, come sparare sulla Croce Rossa): un trionfo, un plebiscito !
E, dunque, ora? Ora che la trionfale marcia delle magnifiche sorti e progressive della molto onorevole Giulia Adamo si è interrotta così miseramente, cosa fanno i quasi 7 marsalesi su 10 che con il loro voto l'hanno eletta alla guida della città? Si pentono ? Fanno autocritica? Si vergognano un pochino? Sono assaliti da qualche dubbio ?
No !
Fanno la mossa del cavallo: tre passi avanti, uno di lato; tre passi indietro, uno di lato (a destra o a sinistra, fa lo stesso).
Ballano. Ballano allegramente e spensieratamente.
Tutti, o quasi tutti, sembrano non essersi accorti di niente.
Nessuno, dei 7 su 10, sente il bisogno di analizzare, di tentare di spiegare, di capire quello che è successo. Anzi, rilanciano. A volte con dichiarazioni esilaranti. Come questa, tratta da un'intervista a quel gran galantuomo e persona degnissima (e lo dico senza ironia) che è il segretario del PD marsalese, impegnato qui ad assolvere l'operato del suo partito all'interno della giunta Adamo:
(giornalista): Giulia Adamo vi ha ascoltato?
(segretario PD): Non mi risulta. Anche nelle cose più semplici, per esempio sul rifacimento delle strisce pedonali.
(giornalista): Avevate chiesto pure questo, come PD?
(segretario PD): È una piccola richiesta di civiltà e sicurezza. Ma non siamo stati ascoltati.
Come dire: “non contavamo nulla. Siamo stati al governo di questa città per più di due anni, ma contavamo quanto il due di briscola. Ma siamo rimasti lo stesso. . .”
Verrebbe da chiedersi il perché . . .
Io non lo so il perché. E, sinceramente, giunti a questo punto non mi interessa.
Mi interessa, invece, dire una cosa.
In città, da qualche settimana, sono tutti impegnati a fare alleanze, accordi, intese (più o meno larghe) in vista delle elezioni di maggio 2015.
Io credo che nessuno tra quelli che hanno condotto questa città sull'orlo del disastro, possa avere tanto ardire da proporsi - ancora una volta !- a candidarsi direttamente, o indirettamente, alla sua guida. Tutta quella classe imprenditoriale, finanziaria ed economica; tutta quella borghesia “illuminata”; tutte quelle sagrestie di partito; tutti quei “grandi vecchi” della politica locale; insomma, tutti coloro che hanno massacrato questa città appoggiando - attivamente o passivamente - le scelte amministrative scriteriate della molto onorevole signora Adamo, dovrebbero tacere di un silenzio carico di vergogna. Tutti coloro che hanno fatto finta di niente, che hanno taciuto quando ci sarebbe stato, invece, da gridare, da scendere in piazza per protestare, tutti costoro dovrebbero avere la decenza di farsi da parte.
Invece, ballano.
Al ritmo della mossa del cavallo: tre passi avanti, uno di lato (a destra o a sinistra, fa lo stesso).
Forse per questo, non gioco più a scacchi.
Forse per questo, penso che, alla fine, vinceranno ancora loro: i cavalli, quelli che sanno ballare.
Quelli che non provano vergogna.
Del resto, è successo qualcosa a Marsala? No, non è successo nulla !
Che il ballo abbia inizio.
Massimo Pastore