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29/09/2014 22:48:00

Il protocollo nascosto di Mori e l'interesse dello Stato

di Leonardo Agate - E siamo alle solite con i protocolli fantasma, con i servizi segreti deviati, con le trattative stato - mafia. Nulla di nuovo nella storia, sempre mai del tutto svelata, dei servizi segreti.

Il generale Mori, quando venti anni fa era a capo del Sisde (Servizio informativo per la sicurezza democratica), avrebbe ideato e attuato una particolare relazione con una decina di detenuti in regime di massima sicurezza, allo scopo di avere informazioni per la conduzione della lotta alla mafia e a simili consorterie. La sua colpa, secondo il il procuratore Scarpinato della corte di Appello di Palermo, é di non avere informato la magistratura, unico organo deputato alla direzione delle indagini.

Pretendere che i servizi segreti, che allora si chiamavano Sisde, e che dopo l'ennesima riforma hanno assunto un altro nome, si comportino come vorrebbe l'interpretazione letterale delle norme, che cioè possano fare quello che vogliono nella loro attività di intelligence, e siano pure del tutto trasparenti nei rapporti con gli organi deputati a controllarli, é una bella idea di difficile attuazione. Durante un'indagine segreta non sempre c'é l'opportunità di riferire ai superiori. Il compito dei servizi segreti é deviato fin nel concepimento. Non devono combattere il crimine in modo diretto come le altre forze dell'ordine, non possono vestire la divisa di servitore dello stato. A volte o quasi sempre si devono camuffare da delinquenti, e operare da delinquenti per avere la fiducia degli altri delinquenti veri, che potranno soffiargli la notizia buona a risolvere casi malavitosi di portata ampia.

I servizi segreti sono una sentina di malaffare, finalizzata alla protezione dello stato, in settori in cui le comuni forze dell'ordine non riescono a penetrare. Si potrebbe discutere sull'opportunità di tenerli, dati gli scandali che periodicamente affiorano. Dal tentativo di golpe del generale De Lorenzo all'altro di Junio Valerio Borghese, a questa nuova pratica aperta dalla procura della corte di Appello di Palermo, spunta sempre il lato oscuro del loro operare. Se lo Stato ha avuto successo nello sventare pericoli gravi per le istituzioni, per i servizi segreti non c'é alcun encomio, perché sono segreti nell'azione e restano sconosciuti nel merito. Se, invece, viene fuori che hanno agito al di fuori delle regole codificate, pur avendo di mira la protezione della società, apriti cielo! E' una generale accusa di tradimento della legalità democratica.

Ogni paese ha i suoi servizi segreti, e tutti sono deviati. Negli stati uniti la Cia (Federal Bureau of Investigation), imperò oscuramente dal 1929 al 1972 e fece attuare alle istituzioni la loro politica interna volta a fronteggiare il pericolo comunista, e quella estera diretta a sostenere o abbattere i regimi graditi o sgraditi. Solo dopo la fine del lunghissimo periodo hooveriano uscirono fuori le carte su quanto di illecito fosse stato commesso. Ma la finalizzazione delle attività illegali al sostenimento delle decisioni politiche non fece abbattere l'istituzione americana di spionaggio e controspionaggio. Tanto vero che il servizio segreto americano non fu abolito, e passate le polemiche ha tornato a influenzare come prima l'andamento dei paesi che interessano strategicamente per la supremazia americana.

Non esistono nemmeno precisi reati in cui possano essere implicati i servizi segreti italiani. La corte di Appello di Palermo, che indaga su Mori e il suo deviazionismo, sulla base della eccessiva segretezza con cui si mosse, si arrampica sugli specchi della formalità giuridica per incastrarlo, senza toccare il nucleo di ragioni su cui si fonda la necessità di certi oscuri organi: la difesa dello stato, e se veramente é stata perseguita o se é mancata.

Teoricamente si potrebbe sopprimere i servizi segreti - ma tutti i paesi ce l' hanno - e passare le operazioni a sezioni specializzate delle forze dell'ordine o della stessa magistratura. Ma, tramutata la sostanza nella nuova forma, si presenterebbero di nuovo gli stessi avvenimenti: un'attività segreta oltre ogni limite e parzialmente al di fuori di ogni controllo. Si tratta solo di considerare, ai fini del giudizio, se i servizi hanno alla fine protetto la società, o se hanno fatto i loro affari e basta. Giudizio quanto mai evanescente e ambiguo, come ambigua sarebbe la loro attività pur se fosse condotta entro i più formali crismi.