Spettabile Direttore,
in riferimento all’articolo scritto dal giornalista Franco Ciro Lo Re e pubblicato dalla testata giornalistica da Lei diretta, nel quale viene descritta la protesta degli ospiti del CAS Fiumelungo di Salemi e dove sono state riportate le dichiarazione dallo scrivente comunicate telefonicamente al giornalista medesimo, mi appello, in nome e per conto dell’organizzazione che rappresento, al diritto di replica, al fine di fare chiarezza rispetto alle dichiarazioni formulate, che da come trascritte nell’articolo potrebbero essere interpretate da chi legge in maniera difforme a quanto dichiarato.
Punto primo: rispetto alla frase riportata “..mi assicura che alcune delle rivendicazioni cercherà di accoglierle..” collegata alla frase come ad esempio “quanto prima fornirà loro un kit completo di calze, indumenti intimi e l’equipaggiamento invernale” , si potrebbe percepire che agli ospiti non è stato mai consegnato alcunché di abbigliamento intimo e che, pertanto si sta procedendo in virtù della protesta alla fornitura degli indumenti sopra riportati.
In verità agli ospiti è stato consegnato il giorno stesso del loro arrivo in struttura un primo kit vestiario, a cui ne sono succeduti degli altri. Il tutto è opportunamente documentabile attraverso note di consegna sottoscritte dagli stessi ospiti.
Al giornalista, lo scrivente nella fattispecie, ha comunicato che in previsione della stagione autunnale/invernale, ci si è già organizzati nel fornire un ulteriore kit vestiario comprensivo anche dell’equipaggiamento invernale.
Punto secondo: la mancanza di linea internet così come lamentata dagli ospiti, risulta essere anche una mancanza per chi gestisce. Sin dal nostro insediamento ci si è attivati per trovare una soluzione, ma ci si è scontrati con la precarietà di ricettività del luogo. Da qualche settimana siamo riusciti ad ottenere la disponibilità di Telecom Italia per la risoluzione del problema che consentirà a breve di superare il deficit organizzativo nostro nonchè fornire un servizio agli ospiti. Si precisa che tale risoluzione è antecedente la protesta e non la interessa.
Punto terzo: relativamente all’approvvigionamento idrico, questo avviene mediante l’uso di una cisterna posizionata all’interno della proprietà e non dal pozzo. Inoltre non essendoci l’attacco alle condotte pubbliche, l’acqua all’interno della cisterna viene rifornita attraverso l’ausilio di autobotti autorizzate che attingono a fonti certificate. Non si comprende all’uopo, le ragioni per cui a corredo dell’articolo vengono inserite fotografie riguardanti il pozzo presente all’interno della struttura, tra l’altro opportunamente chiuso per ragioni di sicurezza, e fatto aprire solamente in quell’occasione, a seguito della presenza delle forze dell’ordine e del giornalista, essendo questo aspetto già opportunamente chiarito nell’interlocuzione telefonica e correttamente da voi pubblicato. Si evidenzia, peraltro, che nessuna richiesta di autorizzazione alla pubblicazione è stata ricevuta, insistendo il pozzo all’interno di una proprietà privata.
Punto quattro: per quanto riguarda le modalità di accoglienza relativamente all’alloggio, lamentate dagli ospiti così come riportate nell’articolo, si precisa che gli spazi destinati agli stessi rispondono agli standard richiesti e che la valutazione del microclima degli ambienti non ha rilevato criticità alcuna; i servizi igienici presenti e dedicati non sono due, ma quattro.
Punto cinque: Infine relativamente, tra l’altro, alla pubblicazione di una foto a corredo dell’articolo in cui vengono resi pubblici (on-line) in maniera integrale i visi dei nostri ospiti (richiedenti asilo) ci appelliamo al vostro codice deontologico e nello specifico alla carta di Roma chiedendo che venga trattato con il dovuto equilibrio, e la giusta sensibilità tale tema. Il codice deontologico, approvato ufficialmente da FNSI e CNOG fra il maggio e il giugno 2008, si è prefisso lo scopo di fornire ai giornalisti delle linee guida che facilitino un’informazione equilibrata ed esaustiva su richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti, invitando fra l’altro i giornalisti ad “adottare termini giuridicamente appropriati”, a “evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte” e “comportamenti superficiali e non corretti, che possono suscitare allarmi ingiustificati”. Evitando anche la diffusione di immagini e di dati sensibili dei rifugiati stessi, nel pieno rispetto e tutela della loro privacy. Gli ospiti dei centri di accoglienza, infatti, spesso fuggono dai propri paesi e la diffusione delle loro immagini può essere causa di gravi ritorsioni, anche per le loro famiglie.
Certo che darà il giusto spazio alla mia replica in ottemperanza all'’art. 8 della legge sulla stampa 47/1948.
Tanto dovevasi
Cordialmente
Salemi, lì 25.09.2014
Il Responsabile
F.to Luciano Internicola
Con il mio articolo ritengo di avere riportato fedelmente quanto è avvenuto nella mattinata del 24 settembre e di non avere diffuso “informazioni imprecise, sommarie o distorte”. Mi sono limitato a raccontare i motivi della protesta per averli appresi dalla viva voce dei giovani africani, trascritti peraltro in un documento che hanno inviato alle autorità, e che gli stessi mi hanno consegnato “brevi manu”. Con il quale lamentano essenzialmente i tempi lunghissimi di attesa per l’ottenimento dell’agognato attestato di rifugiato, e avanzando anche alcune richieste per rendere meno penosa e noiosa l’attesa. I tempi insopportabili per loro, hanno detto e scritto, li vorrebbero trascorrere nel modo meno infelice possibile. La parola “infelice” è stata ripetuta più volte. Il che ci fa capire la chiave di lettura della protesta. Per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico ho scritto che esso avviene tramite autobotti di una ditta privata e non attraverso il pozzo. Sulla “questione pozzo” ricordo bene (il personale lo può confermare) gli attimi di tensione, in quanto forte era la convinzione che fosse la fonte dell’approvvigionamento idrico quotidiano. Ne veniva richiesta insistentemente dagli ospiti del centro l’apertura e che fosse fotografato. Cosa che è avvenuta, con il consenso degli agenti di polizia, al solo scopo di riportare la calma e la fiducia. ( franco ciro lo re)