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25/09/2014 19:10:00

L'ipocrisia dei commentatori sull'elezione dei nuovi membri della Corte Costituzionale

di Leonardo Agate - Domenico Bruno e Luciano Violante, candidati in corsa per due posti alla Corte Costituzionale, fanno versare sui giornali critiche e lodi. E' il gioco delle parti politiche a impostare le frasi. E' l'ipocrisia degli opinion leader a fare il resto.
La Corte Costituzionale é in un certo senso al di sopra del parlamento, può giudicare perfino i comportamenti del presidente della Repubblica, se tradisse il mandato, mentre per tutto il resto é irresponsabile, come quando dirige la politica sciogliendo il parlamento o designando premier chi non é stato proposto dalla maggioranza uscita dalle urne.
La Corte Costituzionale non piaceva a noti uomini politici di destra e di sinistra. Quando si affrontò l'argomento, nel marzo 1947, Einaudi era contrario alla istituzione di un organo che appariva al di sopra della volontà parlamentare, capace di dichiararne anticostituzionali le leggi, rendendole inefficaci. Anche Togliatti era contrario, temendo che il legislatore sarebbe stato asservito a un censore incontrollabile.
La spuntò, però, il progetto di istituire l'alta corte, anche grazie al fatto che si previde di inserirvi i magistrati ordinari e quelli speciali della magistratura amministrativa e contabile. La magistratura contabile, Corte dei Conti, era pure in forse della sua permanenza nella Costituzione, ma se si fosse prevista la sua partecipazione al nuovo organo costituzionale era salva pure lei dal pericolo dell'eliminazione. I compromessi si realizzarono, e fu istituita la Corte Costituzionale.
E' un organo giuridico al più alto livello, ma pure politico. Non é frutto di un'elezione popolare, ma esito mediato dei contrapposti interessi di coloro che la eleggono: il presidente della Repubblica ne elegge alcuni componenti, i partiti nel parlamento eleggono gli altri. Deve giudicare le leggi del parlamento, e con le sue sentenze può indirizzare lo sbocco delle decisioni che riguardano l'intero paese. Come quando, ad esempio, con una sentenza rese possibile che in casi eccezionali il parlamento potesse sforare i limiti posti dalla stessa Costituzione a salvaguardia dei conti pubblici: I limiti della copertura di ogni spesa. La Corte sentenziò che si poteva coprire le nuovi spese con provvedimenti anche successivi, quali nuove entrate, minori spese e ogni altro mezzo che dopo avrebbe sanato l'iniziale irregolarità. E fu lo sprofondamento nel baratro dei conti pubblici, in una serie di coperture legate all'incerto futuro. Per fortuna, e per necessità, il problema é stato superato con la riforma, imposta un paio d'anni fa dall'Unione Europea, dell'articolo costituzionale che permise l'interpretazione allegra della Corte Costituzionale: ora non é più possibile sfuggire alla regola della copertura reale delle spese.
Posto che la Corte Costituzionale con le sue sentenze, e grazie alla sua composizione che risente fortemente degli umori politici, ha fatto giurisprudenza e politica, non comprendo come ci si stracci le vesti per il dolore quando una parte dei partiti vorrebbe la nomina di un giudice al posto di quella di un altro. Se le decisioni della Corte Costituzionale hanno avuto e potranno avere effetti politici, é naturale che i politici che devono eleggere i componenti vorrebbero che fossero della loro area.
Un componente dell'alta corte assolutamente imparziale non potrà mai esistere. Meglio prenderne atto, e accettare senza inutili piagnistei l'esito delle maggioranze parlamentari. L'isola felice di Tommaso Moro non é mai esistita.



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