Ci sono scampoli di Italia profonda, solidale e impensata: che magari scopri per caso e poi si incidono nella tua memoria a motivo di uno sguardo che hai incrociato o di una sensazione che ha fatto presa in regione intermedia fra epidermide e cuore.
A me è appena accaduto a Ventimiglia Alta, estremità italica occidentale prima della Francia.
Lì mi hanno fatto entrare … in Convento: quello delle Suore dell’Orto. E l’occasione era rappresentata dalla ri-consegna alla comunità civile di uno straordinario crocifisso ligneo del XVII secolo, il cui restauro (durato cinque anni) ha trovato finanziamento dal volontariato puro di una pluralità di persone e associazioni.
L’arch. Vita Marino - donna siciliana “di buona volontà” che a Palermo ha pensato di convertire in un organismo (Noi e il passato) la sua ed altrui passione per i beni culturali – mi fa conoscere due suorine, gracili e mai ferme, che affrontano ogni interlocutore con sorriso disarmante.
A loro e per l’evento i Paladini hanno inviato (anche grazie ai Lions di Pantelleria) un piccolo novero di liquorosi e vini dolci siciliani (Marsala e Passito): durante l’intenso pomeriggio settembrino, li offriamo – in abbinamento alle sorprendenti “castagnole” liguri - alle centinaia di visitatori che si assiepano fra le navate della monumentale cappella di Sant’Antonio Abate e gli alti corridoi di un’austera casa conventuale che però trasuda vivacità di apostolato.
Forse erano in pochi a sapere che quell’inaugurazione coincideva con la trentesima Giornata Europea della Cultura. Ma tutti noi si respirava un’aria (ormai inconsueta) di solidarietà: tanto genuina da coinvolgere anche i più smaliziati.
Un semplice ma cordiale contatto: che, stando al commiato pieno di promesse, produrrà future occasioni di incontro fra due latitudini non proprio vicinissime, ma dirimpettaie perché entrambe mediterranee.
DIEGO MAGGIO