“Finisce un’epoca per la Ferrari e se ne apre un’altra”. Così ha esordito Montezemolo per rassegnare le dimissioni da Presidente della Ferrari. Hanno ragione loro, Sergio Marchionne e Luca di Montezemolo, e i fatti si sono svolti così come ce li hanno raccontati durante la conferenza stampa congiunta, una sorta di armistizio dopo la guerra del fine settimana, o forse, come dicono gli amici americani di Leo Turrini, se noi italiani crediamo a quello che ci hanno detto, vuol dire che beviamo davvero di tutto, e allora vorrà dire che non ce la raccontano come è andata realmente?
La separazione tra Montezemolo e la Ferrari di cui si parlava da giorni, nel fine settimana del GP d’Italia ha avuto un’improvvisa accelerazione con le dichiarazioni incrociate tra Cernobbio, Monza e Bologna che hanno portato alle dimissioni di ieri, anche se di fatto con effetto dal 13 ottobre prossimo. Ma stiamo ai fatti. Montezemolo ha detto che si sarebbe dimesso alla fine dell’anno prossimo, nelle dichiarazioni precedenti a Monza, voleva restare ancora tre anni. Marchionne, a sua volta, conferma che, se domenica a Monza ci fosse stato un altro risultato sportivo, non avrebbe detto nulla ( ci crediamo poco) e magari non si sarebbero incontrati in una sala stampa per confermare il loro avvicendamento ai vertici della Ferrari. Ciò che è emerso dalla conferenza, è che i due manager da tempo non si sopportavano più, essendo uno antitetico all’altro e non solo perchè uno indossa il maglioncino blu (esagerato al 10 settembre) e l’altro la cravatta. C’è poco da fare, Marchionne ha una preparazione e una visione aziendale del tutto diversa da Montezemolo.
Il manger italo-canadese deve la sua fama ad una serie incredibile di successi di risanamento industriale in giro per il mondo. Montezemolo cresciuto sotto l’ala protettiva degli Agnelli, ha portato la Ferrari ad essere il brand più forte e importante del mondo, conseguendo risultati economici e sportivi mai raggiunti prima. Ha vinto da direttore sportivo, all’epoca in cui, giovanissimo, Enzo Ferrari lo chiamò a dirigere le operazioni in pista. Lo ha fatto da presidente, iniziando la sua avventura sin dal 1991, quando la Ferrari si trovava in una situazione deficitaria, sia dal punto di vista industriale (con i piazzali pieni di automobili che non riusciva a vendere), che sportiva, con zero vittorie nel campionato del mondo F1, e portandola verso i gloriosi successi con Micheal Schumacher, ottenuti assieme a Jean Todt e Ross Brawn. Le due forti personalità, Marchionne e Montezemolo, negli ultimi mesi si sono scontrate sulle divergenze di vedute sul ruolo della Ferrari in seno al gruppo Fiat Chrysler che sta per approdare in borsa a Wall Street.
Montezemolo, ribadendo che la Ferrari avrà un ruolo importante all’interno di FCA e che quindi si aprirà una fase nuova e diversa che deve essere guidata dall’Amministratore Delegato, tradisce in fondo quello che è il suo pensiero e che lui stesso aveva esternato domenica sera, commentando il duro attacco subito: "E' finita un'epoca, la verità è che vogliono far diventare la Ferrari americana”. Montezemolo la preferiva più autonoma e indipendente, quotata in borsa, ma a parte, proprio per continuare a condolidarne il valore. Marchionne invece vuole che la Ferrari contribuisca ad accrescere il valore complessivo di FCA nella quotazione newyorkese. Conosciamo fin qui quella che è stata la Ferrari di Montezemolo. Ora ci si chiede come sarà la Ferrari targata Marchionne. L’AD di Fiat e neo presidente a Maranello dice che non vuole “inquinare” la Ferrari con i meccanismi consueti del mass market che sono propri di FCA. Ha detto di più, parlando di oscenità nel pensare di costruire una Ferrari fuori dall’Italia, che è nata e muore italiana. Vuole rilanciare il reparto sportivo a tutti i costi, perchè è fondamentale nell’economia e nell’immagine del marchio, confermando Marco Mattiaci al vertice della gestione sportiva e la fiducia ad Amedeo Felisa nel ruolo di amministratore delegato.
Le prime parole di Marchionne sembrano voler rassicurare tutti, dipendenti e tifosi. Ha parlato di unicità della Ferrari da mantenere nel tempo. In passato, Montezemolo ha abbracciato e portato avanti il grande progetto FF, una grande sfida tecnologica, che ha portato alla costruzione della prima Ferrari a quattro ruote motrici. Ha invece rifiutato l’idea di una Suv, proprio per non perdere quel carattere che contrassegna la vera identità delle auto costruite a Maranello. Non si può pensare ad una Suv come in casa Porsche. E dalle prime dichiarazioni non lo pensa neanche Marchionne, nel caso contrario si tradirebbe il senso vero della "Rossa" per puntare solo ai numeri, e agli appetibili utili che fa la storica rivale di stoccarda. Non sappiamo come sarà il nuovo corso Ferrari. Marchionne fino a questo momento ha dalla sua i numeri di risanamento di Fiat Chrysler e, anche se con scelte non affatto condivisibili, come mettere da parte Lancia, chiudere uno stabilimento in Italia, quello di Termini Imerese che da dicembre prossimo vedrà non più assistiti dalla cassa integrazione, oltre 1800 operai, punta al rilancio di Alfa Romeo, preannunciando l’uscita del nuovo modello per il 24 giugno 2015. Saprà fare lo stesso per la squadra corse Ferrari? L’uomo aggiusta bilanci sarà capace di far ritornare alla vittoria il team di Formula Uno? Stando alle sue parole, ci sta proprio male per il fatto che non si riesce a vincere da troppi anni ormai, figuriamoci i tifosi, quelli che continuano a vivere la passione per questa Casa, che vanno a Monza in attesa di un sussulto, di una sola cosa, la vittoria.
Carlo Antonio Rallo