Papa Francesco è un papa che non va in vacanza: uno dei tanti elementi della sua cultura anti-borghese e radicalmente evangelica. Questa sua identità cristiana è anche ecumenica senzaimbarazzi, e lo si è visto dalla visita alla comunità cristiana pentecostale di Caserta: una visita importante per molti motivi, due in particolare.
Un primo motivo riguarda il messaggio che questa visita papale trasmette al mondo dell’ecumenismo mondiale e all’ecumenismo cattolico. Il cristianesimo pentecostale è quella parte del cristianesimo mondiale in forte crescita in tutto il mondo, tranne l’Europa, ed è quella parte di cristianesimo con cui è più difficile dialogare, specialmente per la chiesa cattolica: frammentato in mille rivoli (per scelta, non per caso), privo di una gerarchia chiaramente identificabile (ancora una
volta, non per caso), mutevole a seconda delle latitudini.
Papa Francesco relativizza in misura senza precedenti le evidenti difficoltà teologiche di dialogo con queste chiese (ora in crescita anche in Italia, pur se in misura minore che in Africa, Asia e le Americhe), dimostrando ancora una volta la differenza portata in Vaticano da un papa proveniente dal sud del mondo.
Non è solo un ecumenismo dei rapporti personali: Francesco torna all’ecumenismo delle origini, di matrice
“ faith and work”, basato sullo scambio e sulla cooperazione fraterna, ma senza dimenticare le aperture rese possibili dalla svolta ecumenica del concilio Vaticano II.
Il secondo motivo è legato a quanto Francesco ha detto ai fratelli incontrati a Caserta, in merito alle leggi fasciste contro le minoranze religiose. Non è solo una richiesta di perdono, ma è anche una rilettura della storia dei rapporti tra chiesa cattolica, fascismo, e altre presenze religiose in Italia – un paese in cui, al contrario di molte altre democrazie avanzate, non c’è ancora una legge vera e propria sulla libertà religiosa.
In Italia in materia di libertà religiosa c’è a tutt’oggi un vuoto legislativo che sta ancora a cuore a molti cattolici, segretamente contenti di poter contare sul privilegio accordato alla chiesa cattolica romana dalla legislazione e dal quadro politico. È un segreto ancora ben custodito alla gran parte del popolo cattolico che in Italia, ancora dopo la Seconda guerra mondiale, i non cattolici erano soggetti a vessazioni e controlli tipici di un regime dittatoriale: la lunga durata del fascismo
nell’Italia repubblicana e democristiana.
Proprio nel giorno dell’anniversario della Prima guerra mondiale, Francesco trae delle conclusioni di prima rilevanza per la politica vaticana circa i rapporti tra chiesa e regimi politici: viene qui a ulteriore maturazione la svolta del Vaticano II per una chiesa “post-costantiniana”, cioè di una chiesa che archivia nel museo della storia l’interessata protezione accordata alla chiesa dai regimi illiberali.
Ci voleva un papa non europeo per toccare apertis verbis il nervo scoperto dei prezzi pagati dalla credibilità della chiesa ai “cattolicesimi di regime” nel secolo Ventesimo.
Massimo Faggioli in “www.europaquotidiano.it” del 29 luglio 2014