Se è vero che i classici sono quei libri che non hanno ancora finito di insegnarci qualcosa, forse, bisognerebbe ripensare alla favola di Fedro, ripresa da La Fontaine, secondo cui troppo spesso accade che “Si guarda l’albero e non si vede la foresta”.
E, nel nostro caso, ci si concentra sul tragicomico epilogo dell’Amministrazione Adamo, dimenticando di considerare quali furono le condizioni dalle quali nacque quell’esperienza,
le modalità che la imposero, i personaggi che ne favorirono l’avvento.
Invece, é proprio da questi elementi che bisogna ripartire se la si vuole comprendere fino in fondo.
Non per uno sterile esercizio mnemonico, né per assegnare tardivamente torti e ragioni.
Semplicemente, per evitare i medesimi errori: commessi dai protagonisti della politica locale ma, more solito, pagati, a caro prezzo, dai cittadini che li hanno subiti.
Distinguere il carico di responsabilità, peraltro, non significa propugnare una visione manichea della realtà sociale che, mentre addita al pubblico ludibrio un ceto politico scellerato, glorifica tout court una mitica e incolpevole ‘società civile’: delle responsabilità dell’attuale critica situazione è tutta la comunità che (certo in grado e misura diversi) a doversene fare carico.
Per queste ragioni è bene ricordare che, mentre volgeva al termine l’esperienza della Giunta Carini e i ‘boatos’ davano l’Adamo disponibile a fornire il suo appoggio ad un candidato di centrosinistra a lei gradito, quest’ultima, con una giravolta a 360 gradi (della quale ancora oggi stentiamo a capire le vere motivazioni) decideva, per “farsi perdonare dai cittadini le malefatte del suo congiunto”, di scendere in campo in prima persona.
Ipotesi che significativi pezzi di PD e della “sinistra diffusa” cercarono di scongiurare recandosi in pellegrinaggio in contrada Santa Venera presso la casa del dott. Alberto di Girolamo per tentare di convincerlo essere giunto il momento di cimentarsi nel ruolo di Primo Cittadino.
Obiettivo mancato: per le motivazioni personali addotte dall’interessato ma, soprattutto, perchè i plenipotenziari del Partito Democratico avevano già deciso: “Con Giulia si vince,è lei la candidata”.
Inascoltate rimasero le obiezioni che da più parti si tentò di mettere in campo: l’età avanzata, l’attitudine della “donna sola al comando”, la sinusoidale rotta ( prima assessore col centrosinistra, poi Presidente della Provincia col centrodestra, indi Consigliere Regionale con l’UDC ) che ne aveva caratterizzato la ventennale avventura politica.
Anzi, per dirla tutta, molti di coloro che s’erano recati in precedenza a perorare la candidatura dell’attuale segretario cittadino del PD – in omaggio al dostoevskijano adagio: “La coerenza è il dogma degli idioti” – divennero entusiastici supporter dell’ex-Sindaco.
A tutti i costi, sostennero, bisogna bloccare la manovra a tenaglia dei terribili fratelli Ombra (l’uno titolare della ‘MYR’, l’altro candidato Sindaco) tesa a realizzare il loro sogno egemonico sulla città.
Il sogno, infatti, non s’avverò. In compenso, entrammo nell’incubo dell’Amministrazione Adamo.
Che,invece di arginare la lenta ma inesorabile decadenza dell’antica Lilybeo, ne accentuò il tracollo. Trasformando, così, la città che, per più di un decennio, in provincia, era stata virtuoso esempio di Buon Governo e meta appetibile del turismo culturale (pur non potendo contare sulla spinta formidabile, fornita, oggi, dall’aeroporto di Birgi e dall’aumento vorticoso dei posti-letto) in un “paisazzo” lontano anni-luce dai centri viciniori di Trapani e Mazara del Vallo.
Ecco: a parer nostro, è da qui che bisogna ripartire.
Da questo bradipico ma inarrestabile declino, per capire se la politica può ancora essere utile per affrontare in modo proficuo gli immani problemi economici dei cittadini oppure se è destinata a restare veicolo di promozione sociale o di semplice appagamento narcisistico dei suoi protagonisti.
Se è condannata a rimanere, per dirla con Sciascia, “attività mediocre per mediocri” o può diventare trampolino di lancio per tentare una, al momento improbabile, risalita economico-sociale.
Se riuscirà ad attrarre nella sua orbita competenze e abilità, da essa, finora, tenutosi a distanza di sicurezza oppure se sarà capace di coinvolgere le sue migliori energie nella titanica impresa di riprendersi il ruolo che le spetta nel novero delle città siciliane.
E, in ordine al maggior partito del centrosinistra, se é pronto, il PD – Segretario in testa – a sollevarla – la testa – una volta e per tutte, per impedire ai suoi ras regionali di continuare ad uccidere già nella culla qualsiasi tentativo che comporti il rischio di intaccarne la leadership.
E’ giunto il momento di comprendere fino in fondo in quanti sono disponibili – mettendo temporaneamente da parte professioni e carriere, impegni familiari e progetti personali – a porsi al servizio della comunità lilibetana, mettendosi in gioco da candidati al Consiglio Comunale o da membri del Governo locale, per guidarne l’improrogabile rinascita economica e culturale.
E, per converso, a quanto ammontano gli elettori disposti a premiare il merito, piuttosto che i vincoli clientelari. La competenza, in luogo dei legami parentali e amicali. La possibilità di rinascita dell’intera comunità cittadina, invece che la risoluzione dei propri problemi personali.
‘Hic Rodhus, hic salta’: è questa la sfida con cui l’intera cittadinanza è chiamata a misurarsi.
Questo l’indispensabile prerequisito che può aiutarci ad imboccare la strada maestra: ri-costruire un clima di collettiva assunzione di responsabilità per sperare che, tralasciando la sfera domestica, qualche autorevole personaggio trovi la giusta motivazione per mettersi al servizio della città e guidarne la riscossa. Aiutarla a rintracciare la sua anima. La sua più autentica vocazione di città produttiva. La sua storica capacità di innovare e rinnovarsi, fidando sul suo inestimabile patrimonio artistico e naturalistico, recuperando appeal nei confronti dei suoi troppi giovani cervelli in fuga.
Va da sé, non è per niente semplice. Ma, se il tentativo dovesse riuscire, finalmente, avremmo compiuto il primo, decisivo passo verso la rinascita economica e culturale di Marsala.
G. Nino Rosolia