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11/07/2014 22:46:00

Il valore fasullo dell'arte post- moderna

di Leonardo Agate Se lo scrive pure Achille Bonito Oliva su Repubblica, vuol dire che sono in buona compagnia quando dico che molte opere di artisti contemporanei non valgono granché. Il critico d'arte di Repubblica non dice proprio che non valgono nulla, ma afferma che il mercato delle opere dei contemporanei é drogato, e fa lievitare enormemente i prezzi.

Ho conosciuto personalmente Achille Bonito Oliva, quando veniva a Gibellina per promuovere manifestazioni artistiche, e io facevo là Il segretario comunale. Mi é sembrata persona interessante, ma non condividevo il suo entusiasmo per certi artisti del post- moderno, dei quali Gibellina espone molte opere. Naturalmente, di fronte a un critico di tal nome, accennavo alle mie perplessità, e lasciavo a lui l'ultima parola. Ora, letto il suo pezzo su Repubblica, ho fatto un sorriso di compiacimento. Ho visto che sta facendo retromarcia, fin quasi a raggiungermi nella mia posizione arretrata.

Negli ultimi lustri si sta verificando un fenomeno, che mai era avvenuto. I protagonisti sono i mercanti d'arte, i musei privati, i critici d'arte, gli advisor artistici, e gli artisti, più che protagonisti, questi ultimi, merce di scambio. Tutto si gioca al tavolo verde dei magnati dell'industria, del commercio, della finanza e delle persone in ogni modo estremamente denarose, come le star dello spettacolo. Tutti questi hanno un mucchio di soldi, che a volte vogliono investire in opere d'arte per due motivi: 1. un quadro importante fa bella mostra di sé nel salotto di casa, ed attira l'invidia dei frequentatori; 2. il valore commerciale di questi quadri in molti casi é lievitato in pochi anni del cento o anche più per cento. Sono tante ormai le opere comprate per centomila dollari che dopo dieci anni sono state quotate il decuplo. Come avviene questo? Semplice. Un mercante d'arte espone in un famoso museo privato, che si trova a Venezia o a Londra o a New York , una collettiva di artisti contemporanei, o anche opere di singoli autori. Critici d'arte prezzolati tessono gli elogi di quelle esposizioni. I quadri, poi, vengono messi all'asta presso le più accreditate case d'aste, partendo da un prezzo base molto elevato, commisurato ai giudizi dei critici; i ricconi, che frequentano quelle case d'aste, vorrebbero acquistare un'opera, ma avendo dei dubbi, o non capendo un tubo d'arte, si affidano ad un advisor del settore, che é a sua volta collegato nascostamente con i mercanti d'arte, primo anello della catena, dai quali é partita l'avventura speculativa. Il riccone si fa convincere della bontà dell'acquisto, ed esce il libretto di assegni. Il gioco é fatto. Quel che é bello é che ci hanno guadagnato tutti. Il mercante d'arte che ha promosso l'iniziativa, la casa d'aste che ha messo in vendita i quadri, i critici che sono stati lautamente pagati per i loro servizi, l'autore dell'opera che si vede rimpannucciato alla grande per una creazione che altrimenti sarebbe rimasta invenduta oppure sarebbe stata scambiata per poche decine di migliaia di dollari.

Naturalmente, l'opera così commercialmente montata non vale un decimo o forse un centesimo del valore che artificialmente ha acquistato. Non vale per l'arte, ma non per tutti i protagonisti della vicenda, che ci hanno fatto il loro utile.

Così va il mondo ai nostri giorni, almeno quello dell'arte post - moderna.