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06/07/2014 10:14:00

E' morto Giorgio Faletti per un cancro a 63 anni

di Leonardo Agate.     E' morto Giorgio Faletti. Per certi letterati con la puzza sotto il naso, non é una gran perdita. Eppure i suoi romanzi hanno venduto milioni di copie. Vuol dire che ha incontrato i gusti del pubblico. Diceva Voltaire che la peggior colpa che penalizza uno scrittore é quella di annoiare il lettore. Di Faletti questo non si può dire, dato che milioni di persone in tutto il mondo l'anno apprezzato. Il suo primo libro, "Io uccido", è stato pubblicato da un editore non tra i maggiori, ma alla fine l'ultima sua fatica l'ha stampata Einaudi. Probabilmente i suoi libri non resteranno tra i classici, ma hanno il fascino di un parlato senza fronzoli che porta il lettore nel flusso ironico e malinconico della vita di tutti i giorni, e della maggioranza degli uomini.
Faletti scrittore arriva nella terza fase della sua esistenza, l'ultima. Prima ha esordito nel cabaret, nella Milano germinale dei cantautori che modernizzavano Tenco. Ma il successo arrivò anni dopo, nel programma "Drive in", spalla inimitabile di fascinose donne. In quel programma realizzò diverse performance, in cicli successivi. Chi non ricorda la guardia giurata Catozzo, che diceva di avere sotto il piedi questo porco mondo e a casa la moglie quasi nana di 140 chili. Figura emblematica di lavoratore di pochi soldi e di molte delusioni.
Poi, la seconda fase , di cantante e autore, culminata nell'indimenticabile canzone, arrivata seconda al Festival di Sanremo, "Minchia signor Tenente". L'allusione alle stragi di mafia e la parola in vernacolo siciliano fecero senso, e ci fu chi si adombrò per avere, lui, commisto il ricordo delittuoso nazionale con la rabbia senza ideologia di chi rischiava la vita, con poca contropartita, per proteggerci tutti. Se non fosse stato per l'idiosincrasia dei giurati verso l'apertura alla vita reale, avrebbe avuto il primo premio. Difatti, é un testo fra i più amati e ricordati.
Stroncato da un cancro ai polmoni ad appena 63 anni, é stata persona bella . In tutto quello che faceva ci metteva l'anima e il corpo. Quando sentiva di aver dato tutto in un settore, passava ad uno nuovo, sperimentando fino ad arrivare al successo.
Di chi muore giovane si può dire che i migliori vanno via prima. In questo caso non é un modo di dire. Come aveva avuto tre vite artistiche, ne avrebbe avuto una quarta. Quale? Non lo sapremo più, ora che le Orche l'hanno inghiottito.
Al contrario di altri personaggi dello spettacolo o dell'arte che, raggiunto il successo, ripetono stancamente il cliché acquisito, non stancò mai il pubblico. Anzi, lo lasciò insoddisfatto per non avere continuato sull'itinerario di cui era padrone. Ma lo avrebbe alla fine stancato. Se n'é reso conto, e per questo cambiava genere.
Fra tanti tromboni dell'arte e dello spettacolo, ha evitato di diventarlo, rinnovando se stesso al punto giusto.
Minchia, com'é brutta la vita! Potresti dare ancora il meglio, e la falce della morte ti sega le gambe e l'anima quando meno te l'aspetti.