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24/06/2014 06:35:00

“Nel degrado assoluto il Parco archeologico di Marsala”

Gentile Direttore,

il Panathlon di Trapani, "Club-service" con finalità etiche e culturali che si propone di approfondire, divulgare e difendere i valori dello sport, al di là delle finalità proprio del Club, è solito organizzare periodicamente anche delle “escursioni” alla scoperta delle ricchezze culturali, paesaggistiche ed archeologiche del territorio.

Così, ieri, sotto la guida attenta ed estremamente professionale di Bice Marino, Presidente della Pro Loco di Marsala, ha portato ancora una volta i suoi soci a conoscere più da vicino le bellezze della Città dei Mille e ciò in forza di uno spirito sportivo in controtendenza con lo storico quanto stupido antagonismo che da sempre divide i cugini trapanesi e marsalesi.

Così, dopo le escursioni a Mozia e poi al Baglio Anselmi, al Museo degli Arazzi, al Museo Garibaldino e agli altri presidi culturali importanti, questa volta i panathleti trapanesi sono tornati a Marsala per apprezzare le novità archeologiche venute lentamente alla luce dopo decenni di scavi.

Lo spirito era quello di trascorrere l’intera giornata al parco archeologico, ma molto stranamente ci è stato riferito che la visita poteva essere effettuata soltanto nel pomeriggio, perché di mattina avremmo trovato tutto chiuso (sic).

Bene, accettiamo il condizionamento; prenotiamo il ristorante e dopo un ottimo pranzo alla Trattoria Garibaldi, ci avviamo verso l’ingresso dal lato Baglio Anselmi, per poter fare una prima tappa alla Chiesa San Giovanni, di grande rilievo archeologico perché al di sotto di essa si trova un ambiente sotterraneo scavato nella roccia, ove sgorga una sorgente d’acqua dolce, utilizzata dai primi cristiani di Lilibeo come Battistero.

Scopriamo queste cose soltanto grazie all’insistenza della nostra guida, perché al momento di fare i biglietti ci viene detto che l’accesso alla grotta era precluso.

Bene, visto il sito, e bagnatici dell’acqua ritenuta miracolosa, ci avviamo verso il Decumano Massimo e l’Insula Romana.

Ci accolgono erbacce e degrado assoluto, pur nella straordinaria importanza dei reperti venuti alla luce.

I mosaici in evidente stato di abbandono, sono visibili solo se qualcuno riesce a buttarvi su un po’ d’acqua, per ravvivarne i colori coperti dalla polvere. Inoltre, calcinacci caduti dall’alto, pare risiedano lì ormai da diversi mesi, senza che alcuno si attivi per rimuoverli, evitando così di logorare ulteriormente il già fragile reperto.

Ci avviamo con mestizia verso l’uscita e ci imbattiamo in una turista che impreca contro il degrado e la sporcizia del piazzale d’ingresso lato Porta Nuova; lo fa con rabbia, come segno di civiltà.

In verità eravamo stati allarmati dalla lettura dei messaggi lasciati dai turisti in un apposito quaderno “c’ero anch’io”, in bella mostra sul bancone della biglietteria. L’agenda delle presenze si era trasformata in un cahier de doléances in cui i turisti esprimevano tutto il loro disappunto sullo stato dei luoghi. Sul degrado.

E pensare che folte schiere di turisti a Bruxelles, oltre a visitare la Grand Place, si recano a rendere omaggio al vicino “Manneken pis”, una comunissima quanto insignificante statuina alta circa un metro che raffigura un bambino con il pisolino in mano per far pipì e a cui, periodicamente, cambiano il vestitino.

Se lì avessero solo un decimo delle bellezze del parco archeologico Marsalese, i turisti di tutto il mondo farebbero la fila per scoprirne il contenuto.

Ma qui da noi è tutto scontato!

 

Roald Lilli Vento



Native | 2024-07-16 09:00:00
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