Quantcast
×
 
 
21/06/2014 06:10:00

Ad Alcamo si ricontano le schede. Finalmente la verità sul voto di scambio alle elezioni?

 Il Consiglio di Giustizia amministrativa autorizza il riconteggio dei voti delle amministrative 2012 ad Alcamo, accogliendo la richiesta di Niclo Solina, candidato sindaco di una lista civica, sconfitto dal democratico Sebastiano Bonventre per soli 39 voti al ballottaggio. Nota è ormai l'ombra del voto di scambio su quelle elezioni. Il riflettore si accese in seguito a delle intercettazioni nell' entourage di Nino Papania, dalle quali emergeva chiaramente il tentativo di comprare voti per Bonventre in cambio di denaro, su ordine di Papania stesso.
"Ogni voto sono cinquanta euro: portandomi i voti, te ne debbo dare duecentocinquanta, te ne do trecento sicuri come la morte” ,“Papania per fare eleggere Bonventre chissà cosa ha combinato”, sono alcuni stralci delle intercettazioni, riportate anche nella sentenza del Cga.Si tratta, infatti, con ogni evidenza di elementi decisivi: "quantomeno perché, a fronte di un così articolato e organizzato sistema di scambio tra ogni singolo voto, reso volontariamente riconoscibile proprio quale condizione per poterne poi esigere il pretium sceleris, e il relativo compenso pattuito (pari a 50 euro pro capite)", scrive il giudice Ermanno De Francisco, estensore della sentenza che ordina una nuova verifica dei voti. Ma qual è il risvolto politico a questo scandalo, nel quale si avvitano pezzi di Sicilia, dagli enti di formazione all'Aimeri? In un primo momento, Bonventre aveva annunciato l’intenzione di dimettersi da sindaco di Alcamo, ritrattando quasi immediatamente. E sarebbe stato il minimo. La giunta di Bonventre, perde pezzi importanti e assessori che si dimettono, ma in rispettoso silenzio. Rispettoso ed inquietante, perchè nella vicenda di scambio di voti Papania sembra avere un ruolo egemone nella futura linea politica alcamese: l'onorevole decise le candidature delle liste di tutta la coalizione, dal sindaco al consigliere, seguendo una griglia di accordi, secondo la quale se ad Alcamo vince il Pd a Trapani magari no; decide anche la giunta, vice sindaco ed assessori compresi. Proprio per questo, le silenziose dimissioni di questi pezzi risultano ancor piú assordanti, e ci si domanda se le nomine siano avvenute per virtú dello Spirito Santo. Ma ormai, siamo alla resa dei conti: nel maggio scorso è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio con decreto di citazione firmato dal procuratore capo di Trapani Marcello Viola e il prossimo 7 ottobre avrà inizio il procedimento. Si potrebbero costituire come parti lese tutti i 36mila elettori che avevano diritto di voto durante le amministrative del 2012, dovrebbero farlo anche i partiti che combattono questo sistema. Il vaso di Pandora alcamese è scoperchiato.