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18/06/2014 17:05:00

La grande balla del "Noi siamo diversi" dei comunisti e dei loro succedanei

I nostalgici comunisti e quelli che non si chiamano più comunisti perché transitati nelle varie sigle che si sono succedute al Pci, fino all'attuale Pd, non possono più dire di essere diversi. Ci hanno rotto i timpani per vent'anni con la litania della loro diversità. "Noi siamo diversi" faceva da pendant alla posizione della questione morale di berlingueriana memoria. Una balla l'una e l'altra cosa. Con l'ultimo scandalo nazionale, quello del Mose di Venezia, si sono rotti gli argini della corruttela di sinistra che, per tanti decenni celata, si é rivelata simile a quella degli altri partiti.
Tangentopoli fu la fine dei partiti tradizionali. Si salvò solo il Pci. Si poteva pensare perché era pulito, ma i fatti successivi, man mano venuti alla luce, fino a diventare routine giudiziaria in questi ultimi anni, hanno dimostrato che il marcio era pure a sinistra. Se il Pci vent'anni fa non fu travolto da Tangentopoli, si deve a due motivi: 1. I magistrati che indagarono erano dell'area comunista, e agirono superficialmente contro il loro partito. Che fossero magistrati politicizzati si é visto per le prese di posizione in ambito politico. Alcuni di loro lasciarono la toga per fare carriera politica. Altri scrissero libri ideologicamente orientati. 2. Gli iscritti avevano una fede politica che, per quanto sbagliata, li faceva difendere a spada tratta, e con ogni mezzo, anche fraudolento, la loro organizzazione. Erano una specie di Crociati senza la croce. Difficile scalfire il muro di omertà che avevano creato a loro difesa.
Quando Craxi alla Camera si alzò per pronunciare il famoso discorso del sistema di finanziamento illecito di tutti i partiti, i comunisti non batterono ciglio, continuando a rinserrarsi nella loro trincea. Primo Greganti non parlò dei traffici di mazzette a favore del partito rosso, e sempre negando si fece i suoi tre anni di carcere. Ma la Storia non paga subito. A volte ha bisogno di anni o di decenni per mostrare quel che prima é avvenuto. In questi ultimi anni le ripetute grane giudiziarie, che hanno coinvolto esponenti notevoli del maggior partito di sinistra, hanno creato nell'opinione pubblica la convinzione che i comunisti e i loro successori non erano meno beceri degli altri. Filippo Penati, sindaco di Sesto San Giovanni, la Stalingrado d'Italia, e poi presidente della Provincia di Milano, braccio destro ed operativo del segretario del Pd Bersani, é stato al centro di ladrocini e mazzette in occasione della vendita dell'ex Area Falk nella città di cui era sindaco. Di nuovo si é sentito il nome di Greganti in occasione delle vicende giudiziarie dell'Expo 2014 e del Mose. Stavolta sembra più inguaiato di vent'anni fa per reati simili a quelli di allora. Riguardo all'inchiesta giudiziaria sul Mose, il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha dichiarato di fare da tramite per il convogliamento delle tangenti sugli appalti ai vari partiti, compreso il Pd.
Tira un'altra aria, ora. La gente ha capito. Pure quelli che per anni hanno avuto i salami sugli occhi. Se un erede di tanta purezza di sinistra dicesse in pubblico, che non fosse un convegno di suoi amici, la fatidica frase: "Noi siamo diversi", ne riceverebbe una sonora pernacchia.