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17/06/2014 06:40:00

Chiude il presidio Libera di Calatafimi. "Amareggiati, ma non accettiamo compromessi"

Da più di un anno ormai Calatafimi non ospita più manifestazioni, incontri ed eventi legati all'antimafia e alla legalità.
E' scomparso il premio giornalistico "M. Rostagno", scomparsi pure incontri, dibattiti e giornalisti, niente più ragazzi, ma anche adulti e bambini armati di pennello a "dipingere la legalità" per le strade, e durante la notte bianca non si può più assaporare un panino con le panelle e un bicchiere di vino sapendo che provengono da terreni confiscati alla mafia e restituiti alla collettività.
In molti si sono chiesti il perché di questo improvviso arresto delle attività e noi del presidio di Libera "Peppino Impastato", ci sentiamo in dovere di rispondere a questa domanda in maniera chiara e con la trasparenza che ci ha sempre caratterizzato.
Per capire la dinamica bisogna tornare un po' indietro nel tempo, a poco più di un anno fa, quando è stato pubblicato il bando per la costituzione di una cooperativa sociale, intitolata a Rita Atria, per la gestione di terreni confiscati alla mafia trapanese.
Per via del suddetto bando, il coordinamento provinciale (composto di più presidi, compreso il nostro) si è trovato a fronteggiare un episodio molto spiacevole, vale a dire un’esplicita segnalazione proveniente da un sacerdote della Segreteria della Curia Vescovile di Mazara del Vallo.
Questi, invitava il nostro Coordinatore Provinciale a “prestare uno sguardo benevolo" nei confronti di due persone perché “competenti nel mondo agricolo”, “seri e responsabili”, con “due belle famiglie con figli” ma, “senza un lavoro stabile” confidando, infine, nella “benevola attenzione” da parte del Coordinatore stesso, quindi di Libera. (L’Ufficio per i problemi sociali e del lavoro della Diocesi di Mazara del Vallo è firmatario del protocollo d’intesa “Libera Terra Trapani” per la costituzione della cooperativa, assieme a Libera e altri, ma non fa parte della commissione per la selezione dei candidati.)
Il nostro coordinamento provinciale, prendendo atto della situazione e rendendosi conto della delicatezza della stessa, decide d’informare la presidenza nazionale di Libera per concordare insieme la linea da adottare, che fosse la più efficace e diretta possibile al fine d’evitare di minare la credibilità del concorso pubblico e di Libera stessa.
L’Ufficio di presidenza nazionale si è fatto carico della risposta e, limitandosi a trascrivere i criteri di valutazione riportate nel bando, non solo non accennava minimamente all’auspicata forte presa di distanza da particolarismi, che Libera da sempre condanna apertamente, ma neanche all'inopportunità della segnalazione porgendo, di fatto, il fianco a interpretazioni ambigue.
Infine, l’Ufficio di presidenza nazionale chiudeva la lettera con un "RingraziandoLa per l'attenzione che dedica al progetto Libera Terra Trapani, Le porgo i migliori auguri di buon lavoro". La conferma che la nota di risposta inviata fosse tiepida e che addirittura si prestava ad ambigue
o ambivalenti interpretazioni, è stata un’altra nota dello stesso sacerdote, inviata al nostro Coordinatore, con la quale ringraziava per quanto Libera stava facendo per le persone “segnalate”. L’ufficio di presidenza fu informato immediatamente ma, lo stesso, non ritenne opportuno d’inviare un’altra nota di chiarimento.
A questo punto, avendo appurato che l’unica risposta spedita al sacerdote non fosse stata per nulla esplicativa né tantomeno in linea con il modo in cui intendevamo trattare le “segnalazioni” (cioè un rifiuto netto e apertamente dichiarato) decidiamo, noi del presidio di Calatafimi,
senza più l’appoggio del Coordinamento Provinciale, di chiedere alla presidenza nazionale una rettifica della lettera mandata al sacerdote, cioè un'altra lettera che chiarisse quale fosse la reale posizione di Libera.
Ci siamo purtroppo scontrati con un muro di gomma: vi erano ragioni d'opportunità, stanti nel fatto che “... la salvaguardia di un percorso così importante non consente strappi specialmente con uno dei partner più importanti nel territorio.” Ragioni, quindi, che non hanno permesso d’adottare, nei confronti della Diocesi di Mazara, una linea apertamente e fermamente contraria riguardo ai fatti accaduti considerate, anche, le persone coinvolte o che si sarebbero potute coinvolgere.
Il messaggio a noi del presidio è stato chiaro: la situazione richiedeva un compromesso al fine di non far saltare degli equilibri interni a Libera. E pensare che credevamo fermamente nel tanto declamato: "Sconti per nessuno!"
Il presidio "Peppino Impastato" vede in questa condotta una netta deviazione dallo statuto e dalla morale di Libera e per questo sente l'esigenza di dissociarsi apertamente e pubblicamente. Di certo, il lettore non potrà immaginare quanta amarezza e sofferenza ci ha provocato questo evento e la conseguente scelta di chiudere il presidio ma, in una terra come la nostra, vessata e culturalmente permeata più di altre dal fenomeno mafioso, dove la mafia ha siglato patti anche nel silenzio delle sagrestie, riteniamo che siano l'intransigenza, l'atto di denuncia e non il compromesso morale di machiavelliana memoria a essere la stella polare da seguire per liberarci dal putrido fetore di questa "montagna di merda", che da troppo tempo non ci fa respirare il "fresco profumo della libertà".
Il nostro pensiero, in questa triste circostanza, va a tutti quelli che si dedicano ogni giorno in maniera sincera alla lotta alle mafie, anima e corpo, ma principalmente a quanti si trovano a operare scelte difficili, fuori e dentro Libera indistintamente, attanagliati spesso da conflitti, paure, incertezze. Questi, per quanto errori possano commettere, non saranno mai tali da farli scadere nella povertà morale.
Un ultimo, amaro pensiero va a te, Peppino, la scintilla che circa sei anni fa aveva fatto luce e indicato la strada da seguire: ogni qual volta nella nostra lotta abbiamo incontrato dubbi e interrogativi, ogni qual volta ci si presentava una scelta, ci siamo sempre rivolti a te, alla tua memoria, per capire come comportarci e proseguire sulla retta via.
Anche stavolta non è stato diverso; giunti a questo bivio abbiamo pensato a te: una strada ci avrebbe portato a infangare il tuo ricordo, l'altra, quella che abbiamo deciso d’imboccare è una linea ferrata per treni in cui giace il tuo corpo, martoriato ma pulito, che ancora una volta, ahinoi, "è stato suicidato".


Il gruppo fondatore del presidio:
Antonino Craparotta, Rocco Craparotta, Paride D’Angelo, Vito D’Angelo, Riccardo Fiorello, Leonardo Fonte, Martina Taranto.



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