Ho avuto modo di leggere sulla stampa locale della provincia di Trapani il grande lavoro che si sta compiendo riguardante la Mega Service Spa in liquidazione, relativamente alla salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori in essa occupati. Non riesco a comprendere, anche sforzandomi, la soluzione proposta in queste ore sulla costituzione di una Cooperativa di Lavoratori, proposta che in un altro contesto politico, Istituzionale, di riforma in itinere avrebbe avuto un senso di metodo, oggettivo e programmatico; ma il contenuto socio economico- culturale, professionale, di incompetenze dell’ex Mega Service, all’occhio di un osservatore attento alle dinamiche operative di funzione storiche in cui la società si è vista protagonista, non può che trovare giudizio sfavorevole. Mega Service negli anni, legittimamente dal suo punto vista, ha sempre portato avanti l’immagine che essa fosse una società operativa, efficace e di risultato, ma nella realtà se non fosse per i rapporti di riguardo che la direzione tecnica è riuscita ad istaurare negli anni con parte dell’uffici dell’ente Provincia, tale immagine sarebbe priva di basamento. Grazie ad alcuni uffici della Provincia che negli anni, con senso di responsabilità e rapporti interpersonali, hanno caldeggiato tale apparenza, ancora oggi ci troviamo di fronte alla vendita del “ VASETTO” o meglio del Contenuto del Vasetto. Ricordo che una delle motivazioni giustificative che hanno portato allo status di liquidazione la società Mega Service da parte del consiglio provinciale, è stata la possibilità di incappare nel reato di danno erariale da parte dei consiglieri provinciali se non avessero votato favorevolmente la liquidazione e quindi rischiato con proprio patrimonio personale, perché ogni giorno Mega Service vista la sua inefficienza operativa produceva perdite, così come riportato in una relazione dagli stessi uffici dirigenziali del Ex Provincia Regionale di Trapani guidati dall’allora Commissario straordinario Luciana Giammanco, quindi se allora non si voleva rischiare denaro pubblico per mantenere in vita una società che produceva perdite oggi cos’è cambiato rispetto ad ieri? Dopo più di un anno che le maestranze sono inoperative, senza mezzi ed attrezzature, con ruoli e mansioni allora non riconducibili a soggettive competenze; mi chiedo, come si fa a voler intraprendere un percorso di sostegno atto a garantire alla nuova realtà le condizioni di uno start up e di prospettive in fase di sviluppo, viste le palesi difficoltà economiche a ritagliare risorse nel prossimo bilancio della provincia previste per luglio? E continuare così a regalare soldi pubblici al “ contenuto del vasetto”? Oppure già si pensa a soluzioni alternative sull’esecuzione operativa dei lavori attraverso l’istituto del subappalto allungando di conseguenza i tempi di un reintegro dei lavoratori? O ci vogliamo trovare di fronte ad una difesa di alcune rendite di posizione? Situazioni non auspicabili se si portasse avanti l’istituto della mobilità tra società ed enti. Non si perderebbero per strada soldi pubblici senza risultati fattivi, e non incapperemo in un danno erariale che altrimenti continuerebbe a sopportare l’intera collettività compresi quei lavoratori che non troverebbero collocazione all’interno del nuovo soggetto destinato al fallimento prima ancora di avviare i motori.
Ernesto