di Leonardo Agate - L'abusivismo é la cartina di tornasole che ci permette di vedere la realtà del sistema Italia. In Sicilia, per la nostra inclinazione al garbuglio, dà risultati più eclatanti. Marsala risulta sintomatica. Da indagini effettuate a diversi livelli si é appreso che il numero delle costruzioni abusive sulla fascia costiera del territorio del nostro Comune, da nord a sud, ammonta da un minimo di quattrocento ad un massimo di quattromila. La differenza quantitativa dipende dal modo come la ricerca é stata fatta e dal materiale di volta in volta utilizzato. Ammesso, e non concesso, che le costruzioni veramente abusive lungo la costa siano solo quattrocento, si può fare il conto di quando verranno eliminate al ritmo finora seguito dalle procedure di abbattimento. In circa quattro anni, dall'ultimo anno dell'amministrazione Carini ad oggi ne sono state abbattute 16. Continuando di questo passo ci vorranno 25 anni per completare gli abbattimenti. Chi vivrà vedrà. Intanto si perpetuerà, a favore degli abusivi, il beneficio di continuare a possedere un immobile, che potranno continuare ad utilizzare direttamente o affittare. E continuerà l'ingiustizia per coloro che hanno rispettato le leggi, e restano dubbiosi se avessero fatto meglio a infrangerle. Tutto questo alimenta la sfiducia nello Stato, e il livore tra i consociati.
Intanto vengono presentate al Consiglio regionale nuove proposte di legge di sanatoria, che possono prendere nomi eufemistici, come "riordino delle coste". Ci ha provato la scorsa legislatura, per fortuna senza esito, il trapanese onorevole Ruggirello. Ci ha pensato nei giorni scorsi l'ex sindaco di Trapani, Fazio. Si tratta evidentemente di proposte che hanno due scopi: uno, di consentire la definitiva distruzione del bene paesaggistico; due, di portare consensi ai presentatori, a corto di altri più nobili richiami.
Uno spassionato passeggiatore, che volesse percorrere la costa marsalese si renderebbe conto di quanto male ha fatto l'abusivismo al futuro della nostra città. Poiché il turismo é richiamato dalle bellezze naturali, come l'ape sul miele, e poiché il turismo, assieme all'agricoltura e all'industria vinicola, rappresenta il nostro benessere futuro, il danno creato dalle costruzioni abusive é di un'enormità incalcolabile.
Ma come mai si é potuto produrre un danno simile? Le colpe, come spesso capita, sono ripartite. Innanzi tutto, c'é la sfiducia atavica dei cittadini nei riguardi dello Stato, visto, e spesso a ragione, come sopraffattore. Se le leggi vietano qualcosa, non é detto che bisogna sempre rispettarle. Poi, c'é stata una classe politica che sarebbe stato meglio averla persa. Ancora, ha operato una burocrazia di menefreghisti e sfaccendati, che ha badato solo al tornaconto personale, senza mettere nel proprio lavoro alcun ideale. Infine, sono mancati i controlli anche giudiziari. Il procuratore Alberto Di Pisa, del Tribunale di Marsala, sembra voler dare una spinta in avanti alle demolizioni. Con incontri, direttive e convegni ha posto sul tappeto l'urgenza di procedere. Ma l'esito del suo impegno é incerto. I sindaci calano l'asso dalla manica: la difficoltà di reperire i fondi necessari per le demolizioni. Il discorso però é ribaltabile, perché quanto anticipato dal Comune per i lavori, può essere chiesto indietro agli abusivi. Se non si perdesse tempo tra l'attivazione delle procedure di demolizione e quelle di richiesta di rimborso, la spesa comunale sarebbe presto ricolmata. Ci vorrebbe per questo un ufficio legale solerte, oltre che un ufficio urbanistico - lavori pubblici pronto. Si può avere fiducia in questi uffici comunali? Dato le prove che nel tempo hanno dato, direi di no. Ancora oggi, ad ogni Consiglio comunale é una sfilza di approvazione di debiti fuori bilancio, che in larga misura dovrebbero essere a carico dei funzionari e degli amministratori che li hanno consentiti in assenza di impegno. La legge é chiara: se il debito fuori bilancio, che viene definitivamente approvato dal consiglio, é stato creato senza che al momento avesse la copertura finanziaria, deve essere addebitato alle tasche dei funzionari e degli amministratori responsabili. Ed invece viene sanato da Consiglio, con buona pace di Pantalone. Ecco, anche per la spesa delle demolizioni si potrebbe utilizzare la procedura di intervento senza impegno di spesa. Stavolta almeno sarebbe fatta un'irregolarità per fini nobili, che avrebbe giustificazione di fronte ai giudici. Ma mentre gli altri debiti fuori bilancio, che invadono periodicamente l'aula consiliare, corrispondono ad interessi precisi e particolari, l'eventuale debito fuori bilancio per l'effettuazione delle demolizioni perseguirebbe solo l'interesse generale. Ma chi pensa all'interesse generale?