Trasparenza cercasi. Mentre la scure dei tagli si abbatte ogni giorno, colpendo le fasce medie e dei più deboli della società, non ci sembra fuori luogo o demagogico pretendere dai candidati sindaci e consiglieri un barlume di trasparenza sulle spese effettuate per la campagna elettorale. E non solo perché sia la legge a prevederlo. Secondo la norma vigente le somme utilizzate dovrebbero essere addirittura depositate in un apposito conto corrente. E le spese rendicontate con fatture saldate dal mandatario elettorale. Renderle pubbliche, sarebbe un’inversione di stile e ci avvicinerebbe ai paesi europei. Ma ci darebbe anche un profilo più limpido di chi si appresta a gestire per conto nostro il denaro pubblico delle casse comunali. Un elemento di non poco conto che non si dovrebbe sottovalutare.
Si vota anche per le Europee, ma non sembra. Tutti i candidati alla prima carica cittadina – tranne qualche antistorica eccezione - nei loro programmi e nei loro discorsi pubblici, hanno fatto cenno all’Europa. Hanno manifestato l’intenzione di volere sfruttare al massimo i finanziamenti che la Commissione Europea eroga per la realizzazione dei progetti che investono tutti i settori dell’economia. Una dichiarazione d‘intenti, la loro, senz’altro positiva e che denota come attorno a questa tematica ci sia la consapevolezza di dovere invertire rotta. Avvicinare Salemi all’Europa e viceversa. Il messaggio lanciato stride, però, per l’assenza di una campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo. Fatta eccezione per il Movimento 5 Stelle; il nutrito gruppo “i giovani per Tsipras” nato di recente; e la lista civica “Salemi che Cambia”, per il resto tutti proiettati a strappare la classica preferenza per il Consiglio Comunale. Un brutto segnale. Si tratta per lo più di giovanissimi. Speriamo solo che la loro presenza nelle liste non sia dettata da fini meno nobili. Comunque sia, Bruxelles rimane ancora lontana.
Vittorio Sgarbi scende a “lu Santu Patri”. Ha cambiato location Vittorio Sgarbi, rispetto a sei anni. Non più l’alienante piazza San Padre Pio con quella improbabile, quanto inutile, fontana ricettacolo di rifiuti, ma un quartiere a dimensione più umana. Come set, ha scelto stavolta “lu Chianu di lu Santu Patri”. Una volta, il cuore del più popoloso rione storico della Città. E che evocherebbe, secondo chi consiglia il critico d’arte, episodi e personaggi di una Salemi che fu e mai più ripetibili. E non solo perché, nel frattempo, si sia svuotato, ma perché anche le centrali degli interessi economici risiedono in altri palazzi. Peccato per “l’orribile chiesa, che andrebbe abbattuta”, ha detto però subito Sgarbi. Ironia della storia, la stessa cosa disse, qualche ventennio fa, nei confronti di una nota sala cittadina, all’interno della quale stava parlando. Per quell’occasione era stato invitato da un militante del partito liberale, guarda caso, anch’egli “santupatraru” doc. Stavolta l’oggetto dell’ira estetica è stato il Santuario di San Francesco di Paola, ricostruito dopo il sisma con una struttura in cemento a faccia-vista. Non con soldi pubblici, ma con una raccolta popolare e con il contributo determinante degli originari del quartiere sparsi per il mondo. In modo particolare, negli Usa e in Canada, all’interno delle cui comunità il culto del Santo è rimasto sempre vivo. Abbiamo usato i termini “set” e “location” non a caso. Una terminologia cinematografica che, a nostro parere, ben si adatta a descrivere lo svolgersi della serata. Fin dal ciak. Quasi un remake di una pellicola di Germi degli anni sessanta. Peccato, il colore. Una banda musicale, in una traversa che funge da quinta, attende il via per aprire il corteo. Al cenno, l’Inno di Mameli con qualche nota che rimane intrappolata tra gli ottoni, e subito dopo, attorniato da donne, Lui, con fascia tricolore da sindaco e con un sorriso stampato sulle labbra, procedere per una ventina di metri tra la folla, dispensando abbracci e strette di mano ai suoi fedeli fan, convenuti anche da paesi viciniori. Dopo la rituale intervista alla solita tv locale, qualche minuto d’attesa al suono di “Dilegua, o notte! tramontate, stelle! Tramontate, stelle! All'alba vincerò! Vincerò! Vincerò” E infine il balcone. E, a scanso di equivoci, subito la prima di una lunga serie di bordate contro tutto e tutti. Precisando che torna a Salemi per riprendersi la poltrona da cui dice di essere stato “spodestato con un atto illegittimo”. Come si ricorderà, Sgarbi si dimise nel febbraio del 2012 dalla carica di primo cittadino quando al Viminale arrivò la richiesta del prefetto di Trapani di scioglimento della giunta comunale per infiltrazioni mafiose. Il 23 marzo dello stesso anno il Comune venne commissariato. La vicenda Sgarbi non l’ha mai digerita. E già, sbarcando dall’aereo, ha preannunciato che : “Farà vedere i sorci verdi”. Una vendetta, la sua, ribadisce. Parole e accuse reiterate nel corso del lungo comizio notturno. Per lui il commissariamento, oltre ad essere immotivato, avrebbe dimostrato che “a Salemi lo Stato si è comportato peggio della mafia”.
Non uno Stato anonimo. Quelli che “hanno privato i salemitani della vitalità amministrativa che io avevo portato dopo anni di oblio con un atto dello Stato mafioso”, hanno un nome e cognome.
Come l’ex ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, definita tout court e senza giri di parole “una pura criminale che con la vicenda Ligresti ha dimostrato di che pasta è fatta”. Ma non risparmi nemmeno l’attuale ministro Angelino Alfano, reo, a suo dire, di avere a prorogato il documento “dell’infamia”, e “che tutti sanno che ha amicizie nella mafia”. Il suo progetto è di portare “la Cancellieri e Alfano in galera”. Ma non riferiamo gli epiteti a loro appiccicati, che tanto riso hanno suscitato nella piazza. Ha avuto da ridire anche contro l’attuale prefetto di Trapani Leopoldo Falco. “Non c’è più un albergo dove io possa andare a dormire”, ha tuonato! E’ stato trasformato in un centro di accoglienza per giovani profughi africani. “Li porterò tutti a casa”, ha promesso. E giù altre risate. Non ha alcun programma da illustrare e niente da conquistare. Ha sottolineato. E’ lui il programma. “Ritorno a Salemi- ha detto- per esaurire un’esperienza più impossibile che difficile ma che deve essere in democrazia compiuta. Io non devo conquistare niente, la mia campagna elettorale non è per avere un posto e non è contro qualcuno. Per me non vincere sarebbe auspicabile per continuare a fare le cose che faccio da critico d’arte, vincere sarebbe la vittoria dei cittadini”. Dopo avere deriso i nomi di alcune liste civiche, tacciate di essere solo contenitrici dei soliti noti personaggi, ha rivelato che dalla sua parte sono passati persone che la volta scorsa erano sul fonte opposto. Un nome per tutti, Alberto Scuderi, che nel 2008 fu il leader soccombente del centrosinistra. In affetti, quella sconfitta allora apparve come una sorta di resa dei conti interna al medesimo schieramento. Sui veri motivi di quella sconfitta risiederebbe oggi la decisione del noto commercialista. Infine ancora oggi ha denunciato il tentativo di alcuni candidati consiglieri di promuovere alleanze inesistenti. ''Ribadisco di non avere alcun accordo con altri schieramenti e che la sola lista che mi sostiene e' quella del Partito della Rivoluzione, peraltro da me guidata - ha detto Sgarbi - Ho detto che corro da solo e così farò. E' importante il voto disgiunto, ma quanti mi rivogliono alla guida della città debbono votare anche la mia lista''. Ma tutto lascia prevedere di essere alla vigilia dell’ennesimo pasticcio alla salemitana. Con un sindaco eletto, privo di una maggiorana propria e alla mercé dei più squallidi compromessi. Vorremmo tanto sbagliarci.
Franco Lo Re