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13/05/2014 06:45:00

Rifiuti e corruzione. Si decide sul rinvio a giudizio. Marsala parte civile

Udienza preliminare al Tribunale di Palermo sull’inchiesta che ha scoperchiato quello che gli inquirenti hanno definito un sistema “per gestire illegalmente la raccolta dei rifiuti in provincia di Trapani”. L’inchiesta è quella curata dalla Dda di Palermo che ha chiesto il rinvio a giudizio per Salvatore Alestra, ex direttore dell’Ato Tp1, l’ente che si occupava della gestione rifiuti in mezza provincia di Trapani, per il direttore area Sud della Aimeri Ambiente, Orazio Colimberti, per il capo impianto del cantiere di Trapani della stessa società, Salvatore Reina. E ancora il rinvio a giudizio è stato chiesto dal pm Teresa Principato per Michele Foderà, amministratore di fatto della società Sicilfert, di Pietro Foderà, socio e responsabile dei conferimenti nella Sicilfert e di Caterina Foderà, responsabile amministrativo della stesa società. L’inchiesta coinvolge anche l’ex senatore Pd Nino Papania, per il quale si procede separatamente.

Al procedimento si costituirà parte civile il Comune di Marsala. Lo aveva annunciato il sindaco Giulia Adamo. La giunta ha autorizzato il Sindaco a costituirsi parte civile in rappresentanza del Comune e ha dato incarico all’avvocato Luigi Cassata di seguire la vicenda per il Comune (oltre 12 mila euro sono stati impegnati per il caso). Cassata è,  nche legale personale di Giulia Adamo, la assiste infatti nell’indagine sulle spese pazze all’Ars (borsette, pranzi e cene....) per cui l’ex deputata regionale ha ricevuto un avviso di garanzia sulle spese fatte dai gruppi che rappresentava durante la scorsa legislatura. Ad assistere titolari della Sicilfert, contro cui il Comune vuole costituirsi parte civile, è l’avvocato Diego Tranchida, marito di Antonella Genna, assessore nella Giunta Adamo e fino a poco tempo fa consulente a titolo gratuito del Comune di Marsala, nominato proprio dal sindaco Adamo ("Non ho ricevuto alcuna notizia in merito al rinnovo dell'incarico da parte del Comune di Marsala" dichiara Tranchida).
 

La Sicilfert qualche giorno fa è stata perquisita dai vigili urbani di Marsala su mandato della Procura per effettuare verifiche sulla regolarità nel conferimento dei rifiuti organici presso l’impianto di contrada Maimone a Marsala. E proprio su presunti casi di corruzione e false dichiarazioni sullo smaltimento rifiuti si concentra l’indagine della Procura di Palermo.

La Direzione Distrettuale Antimafia ha indagato per mesi sul sistema rifiuti in provincia di Trapani. Su quello che succedeva all’interno dell’universo Ato Tp1, che comprende i comuni di Marsala, Alcamo, Buseto Palizzolo, Castellammare, Calatafimi, Custonaci, Erice, Favignana, Pantelleria (che non ha mai consegnato il servizio di gestione rifiuti all'Aimeri), Paceco, San Vito Lo Capo, Valderice. Se quello scoperto dalle indagini dovesse essere confermato, in sostanza, in questi anni fare la raccolta differenziata a Marsala, come negli altri Comuni Ato-Aimeri, non è servito praticamente a nulla.
Il sistema secondo l’inchiesta della Procura funzionava in questo modo. Aimeri ambiente faceva finta di fare la raccolta differenziata nei comuni Ato, come previsto dal contratto stipulato con l’Ato per 210 milioni di euro per sette anni. Faceva finta, in realtà conferiva tutto alla Sicilfert azienda che si occupa dello smaltimento della sezione organica dei rifiuti per trasformarlo in compost. In realtà, sempre secondo le indagini, la Sicilfert trattava soltanto fittiziamente i rifiuti come se fossero organico (e non carta, plastica vetro, etc). Il tutto, in sintesi, significava che Aimeri si faceva pagare per un servizio che non svolgeva, la raccolta differenziata, e la Sicilfert otteneva una commessa per uno smaltimento dei rifiuti che non avrebbe dovuto fare. Questo anche per consentire all’Aimeri di raggiungere le percentuali di raccolta differenziata stabilite dal contratto per non incorrere nelle sanzioni previste. Semplicissimo. I vertici dell’Ato invece chiudevano un occhio. Infatti per Alestra l’accusa, “anche su istigazione di Colimberti e di soggetto che rivestiva qualifica di Parlamentare” scrive la Procura, è quella di aver omesso di esercitare la funzione di controllo sull’operato dell’Aimeri, come previsto dalla sua qualifica. Se infatti Aimeri non avesse raggiunto quelle percentuali di differenziata sarebbe stato compito dei vertici dell’Ato applicare le sanzioni. Il tutto per ottenere in cambio assunzioni, regali e favori, questa si legge nella richiesta di rinvio a giudizio.



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