Il regista racconta, sentiamo di proporre la nostra storia, se muoio i figli potrebbero essere dati in adozione. Una situazione che in Italia coinvolge 100 mila bambini
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(ANSA) - TORINO - Marco Simon Puccioni è nato a Roma nel 1963, regista, autore di cinema indipendente, ha esordito con Quello che cerchi nel 2002 e proseguito con documentari e film di finzione - l'ultimo, molto apprezzato è uscito a dicembre, Come il vento con Valeria Golino e Filippo Timi - vive tra l'Italia e l'America. La sua è la storia di un genitore 'diverso' e per questo è a Torino con tutta la famiglia al Torino Gay and Lesbian Film diretto da Giovanni Minerva. Con lui il suo compagno Giampietro Preziosi e i gemelli Davide e Danis, nati in California nel 2009 grazie a due donatrici. Con se, nello spazio Famiglie 2.0 ha portato da mostrare il documentario 'Il mio viaggio per incontrarti', work in progress di 50 minuti destinato alla tv, che poi il regista completerà con una versione più lunga per il cinema.
Il documentario racconta la storia della famiglia omogenitoriale di Puccioni, riconosciuta negli Usa dove i bambini hanno due papà, ma non in Italia, dove solo il regista è il padre legale dei gemelli. Si parte con la prima ecografia negli Usa, poi ci sono il ritorno per le nascite e il successivo rientro a Roma. Una vita normale, con la scuola dei bambini che sceglie il compagno del regista, anche se non ha diritti legali sui figli, come rappresentante dei genitori. L'ultima scena incornicia Davide e Danis, uno biondo e riccio, l'altro bruno e con i capelli lisci, che giocano con i compagni di scuola stampando manine colorate di vernice su un lenzuolo. "Abbiamo scelto di avere i nostri figli così - spiega Puccioni - perché in Italia nella nostra situazione non si può adottare. Con Cynthia e Amanda, una donatrice degli ovuli, l'altra prestatrice del suo ventre per la gravidanza, siamo diventati amici. Passiamo il Natale e le vacanze insieme, e sono venute a Roma per il battesimo dei bambini officiato da Paolo Ricca, uno dei pastori più in vista nella Chiesa Valdese".
"Ho fatto questo documentario - aggiunge - perché sentiamo il bisogno di proporre alla società la nostra storia. Il problema non è la nostra vita, che è semplice e normale, ma il fatto che non avendo un riconoscimento legale viviamo senza protezioni. E se io dovessi venire a mancare, i nostri figli potrebbero essere dati in adozione". "La sezione 'Famiglie 2.0' del Festival - spiega Minerba - è presenta la realtà delle famiglie omogenitoriali nel mondo. L'obiettivo è far conoscere una situazione che si stima coinvolga in Italia circa 100 mila bambini, ma che ufficialmente nel nostro paese non ha la possibilità di esistere".
(di Barbara Paloschi)