Lo Stile Liberty in mostra a Forlì.
Tutto un fiorire di rose, un’abbondanza di melagrane, pavoni dalle code vaporose e fenicotteri impettiti dentro una natura rigogliosa; bellezza ed eleganza; ebbrezza agli occhi dello spettatore la mostra sullo Stile Liberty ai musei San Domenico di Forlì, in corso fino al 15 giugno 2014.
A partire dalle origini, il legame con la corrente preraffaellita – che si sviluppò nell'Inghilterra vittoriana della seconda metà del 1800 – ci accoglie la tela della Principessa Sabra di E. Burne-Jones (1865). Un’ affascinante e possente donna emerge da uno sfondo di fiori e di alberi. La figura della donna è, infatti, centrale nello Stile Liberty, talvolta in tutta la sua dolcezza e nell'angelica femminilità, talvolta sirena tentatrice, simbolo di piaceri terreni, lussuriosa e attraente, peccaminosa come il serpente che le sta vicino. Ne sono esempi la Sirena di Sartorio (1893), pallida e languida galleggia fingendosi morta e con la rossa chioma attira il ragazzo sulla barca, o il trittico di Kienerk L’Enigma umano (1900) in cui rappresenta con tre figure femminili gli stati d'animo del Dolore, del Silenzio (è l’immagine della locandina della mostra), del Piacere. A numerose soavi signore è dedicata un’intera sezione in cui spiccano quadri del più illustre ritrattista dell’epoca, Boldini, che immortalò celebri personalità da Verdi a Donna Florio.
Si prosegue con una lunga serie di opere che non riguardano esclusivamente la pittura ma coinvolgono l'architettura e le cosiddette arti “minori” quali l’arredamento – sono esposti eleganti divani e colorate poltrone – e la nascente pubblicità. Questo movimento estetico si caratterizza, infatti, per la sua versatilità e cosmopolitismo. Attribuendo il primato della bellezza su ogni oggetto o aspetto della realtà sociale, si sviluppò contemporaneamente tra la fine dell' Ottocento e il primo ventennio del '900 in Gran Bretagna col nome di Modern Style, in Francia come Art Nouveau, in Germania come Jugendstile, in Austria come Secessione Viennese - capeggiata da Klimt. In Italia prende il nome di Stile Liberty dai magazzini londinesi che vendevano oggetti appartenenti a questo gusto estetico. Partendo dalla pittura, coinvolge e caratterizza prima di tutto l'architettura: un'intera sezione è dedicata al lavoro del palermitano Ernesto Basile, progettista del Teatro Massimo. Qui vediamo i disegni della meravigliosa Villa Igea di Palermo (ancora oggi lussuoso hotel), della Casa Basile (in via Siracusa) e del villino Florio (in viale Regina Margherita). Le città nella quali si sviluppò il Liberty furono anche Milano, Torino, Viareggio, Napoli, con architetti del taglio di Sommaruga e Fenoglio di cui ammiriamo incantevoli progetti.
E ancora nell'illustrazione di libri - ecco un Notturno di D'Annunzio con copertina illustrata da De Carolis - nei progetti grafici delle nascenti riviste, nei manifesti pubblicitari, a cui è dedicata un'ampia galleria. Vi sono esposte gigantografie che sponsorizzano marchi italiani - ad esempio quella dell'Olio Sasso – e spettacoli della lirica – Giuseppe Palanti illustra la tragedia dannunziana Francesca Da Rimini.
Il nuovo movimento artistico si caratterizza nella versione italiana per la volontà di mantenere radici antiche: come non riconoscere Botticelli nella grazia della Danza delle ore di Previati (opera del 1899), o le forme michelangiolesche negli enormi pannelli di Sartorio tratti dal ciclo de Il Poema della vita umana (1907) in cui possenti uomini nudi attaccati da mostri surreali rappresentano la lotta per l’esistenza.
Peculiarità dell’Art Nouveau è, prima di tutto, la linea fluida, fluttuante, che rappresenta il movimento. E ancora la sensualità, la gentilezza del tratto, l'eleganza. Tali qualità si ammirano sia nei soggetti femminili sia nella natura, florida e splendente, fonte di ispirazione per l'artista – ad esempio nei numerosi vasi e oggetti di ceramica qui esposti. Motivi floreali, ondulati viticci, leggiadri uccelli variopinti ed energici cavalli in corsa, questo è il Liberty, ovvero la filosofia della nuova classe dominante, la borghesia. Tutto ciò rispecchia un periodo storico denominato Belle Époque proprio per il senso di ottimismo e fiducia verso il progresso, contro ogni conservatorismo. In particolare in Italia, a seguito dell'unificazione, si cercava un linguaggio artistico nazionale per esprimere la speranza di futuro migliore, più libero e meno angusto.
L'essere umano è al centro dell'arte e temi diffusi sono l'edonismo e l'estetismo. Ne sono testimonianza le sculture di Cellini, di Bistolfi, di Quadrelli, in cui soggetto principale è la perfezione del corpo umano, spesso rappresentato in affascinanti nudi. Ne è esempio il gesso Sensazioni dell’anima di Baccarini (1903) in cui dalla materia prendono forma armoniose figure femminili che rappresentano diversi stati d'animo. Si ritrovano, ancora, temi come il simbolismo di origine francese, il misticismo orientale, l'esotismo come nei paesaggi di Chini (nell'olio Il Tifone del 1911) o nell'Angelo della vita di Segantini (olio del 1894) in cui un’aggraziata figura di donna col bimbo in braccio è sostenuta da un solido tronco.
Un lavoro tanto atteso dagli aficionados quello del San Domenico di Forlì che ha saputo creare un evento del tutto eccezionale. La prima mostra completa con circa 200 pezzi su questo composito movimento culturale che avrebbe profondamente influenzato la sensibilità dell’Italia contemporanea.
Sabrina Sciabica