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23/04/2014 06:30:00

Salemi. Sgarbi si candida, ma gli altri cinque restano (fino ad oggi)

 “Non ho nessun programma, nessun progetto, ma oggi sono commosso dal vostro affetto. Se non troverete un’alternativa migliore…”. Con questa frase sibillina Vittorio Sgarbi aveva concluso il suo comizio, tenuto presso il centro Kim. Era la vigilia di Pasqua. Il popolo sgarbiano, accorso numeroso al richiamo, come i figuranti di una laica rappresentazione, sembrava spinto più da un richiamo fideistico, che da una razionale convinzione. Una metafora del Messia risorto, fin troppo evidente. Vittorio Ανέστη! Vittorio ωσαννά! Sembrava in certi momenti inneggiare. Entusiasmo alle stelle, nei momenti topici della serata, come quando il ferrarese ha urlato “Qui si è consumato un grande inganno. Una ‘mafia dell'antimafia’, ha cancellato, inventandosi una mafia che non c'è, una esperienza straordinaria che in pochi mesi aveva fatto conoscere Salemi in tutto il mondo”.

 

 

 

 

Un contagio trasversale di tifo da stadio: dal libero professionista con il solido conto in banca, all’anziano pensionato sdentato; dai rappresentanti dei nuovi centri di accoglienza di giovani africani, alle signore in vistosi prêt-à-porter ultimo grido; da imprenditori con il pallino della politica o viceversa da politici con la testa agli affari, al sanguigno venditore ambulante che grida “buffone” a chi osa contraddire il suo idolo. Tutti convinti di stare vivendo un grande evento. E tutti ad andare in brodo di giuggiole quando fiondano gli attacchi a prefetti ( Falco “come si permette a dare giudizi negativi su persone non condannate?”, Basile, reo di non averlo accolto come merita una grande personalità; Raineri “colluso con l’ndrangheta”), a politici nazionali (Alfano “va arrestato”, la Cancellieri  è  “merda fritta”), a ex ministri (“stupidi perché firmano carte senza conoscerle”),  a poliziotti (Linares “I carabinieri mi dissero che in quel momento esistevano due mafie: quella di Giammarinaro e quella della Favuzza.  Linares voleva scopare la sua parte non mafiosa.” ; il maresciallo Teri “non ha messo Giammarinaro tra i 27 mafiosi di Salemi”); ai politici locali (“Qua non c’è più mafia, perché se hanno sciolto il comune per il condizionamento di Pino Giammarinaro, come mai lui ancora non è stato condannato? Se mi fu indicato da lui Lo Castro, ottimo produttore di pistacchio, Scalisi, buon farmacista, e Ilardi, un bravo ragazzo, come mai loro oggi si possono candidare?”. Spettacolo catartico per quanti questi concetti li cova silenziosamente e, pavidamente, non trova il “coraggio” di esternarli ad alta voce. La stessa funzione che nell’antica Grecia avevano le tragedie. Ascoltare uno come Sgarbi, equivale a dare il via libera ai loro sentimenti repressi.  E tuttavia la delusione a fine serata si leggeva sul viso di molti. Sgarbi non era stato chiaro fino in fondo. Non aveva pronunziato la parola magica. Non aveva detto, insomma, senza equivoci, se tornava  a ricandidarsi. Poco importa se il suo addetto stampa ha preferito scrivere maldestramente che “Il critico d'arte  ha annunciato di candidarsi sabato 19 aprile”. In un comunicato inviato all’alba (!) del Lunedì dell’ Angelo, dopo avere ripetuto che “a Salemi è stata sospesa la democrazia. Torno per ripristinare la legalità violata da uno Stato criminale”  viene precisato che “è già al lavoro per definire le liste e designare gli assessori , che a sostenerlo c’è un vasto schieramento trasversale ai tradizionali partiti politici e che  correrà con una sua lista civica, denominata ‘Partito della Rivoluzione - Laboratorio Sgarbi Salemi’”. Evidentemente, dopo il pranzo pasquale consumato nel raffinato “Botteghe del Sindaco”, la quadratura del cerchio sarà stata raggiunta dopo una lunga trattativa durata fino a tarda notte. La notizia ha lasciato, però,indifferenti gli altri concorrenti. Non sembra avere prodotto gli sconvolgimenti, auspicati o previsti dai seguaci di Sgarbi. Gli altri candidati alla prima poltrona cittadina,da noi contattati, ci hanno confermato, con toni ed accenti diversi, di volere proseguire la strada intrapresa. Domenico Venuti, a capo di una coalizione Pd, Udc, Art.4 e rappresentati del Psi, non ha dubbi “ a prescindere da ciò che decide Sgarbi, ritengo necessario come ho detto fin dall’inizio, di allargare quanto più possibile il fronte; intensificherò nei prossimi giorni tutti i tentativi di dialogo per evitare al massimo la frammentazione. Se Sgarbi ricompatterà il loro schieramento, non capisco perché non dovremmo fare noi la stessa cosa. Penso che la politica debba fare di tutto per cercare di evitare una deriva della città”.  Per il candidato del M5S Nicola Trapani, invece, si tratta di “ un deja vu, di un film visto e rivisto negli ultimi trent’anni, interpretato sempre dagli stessi attori e con la stessa trama. Io, che sono ottimista per natura, spero che il salemitano abbia avuto modo di apprezzare la nostra proposta. Sgarbi potrà ricompattare una parte di loro. Noi, da parte nostra ci atterremo alle nostre regole, alcune delle quali, ad esempio, obbligano che ogni candidato non dovrà avere riportato sentenze di condanna in sede penale, anche non definitive; che ogni candidato non dovrà avere assolto in precedenza più di un mandato elettorale, a livello centrale o locale, a prescindere dalla circoscrizione nella quale presenta la propria candidatura e che ogni candidato non dovrà essere iscritto ad associazioni massoniche.” A buon intenditori, poche parole. Anche Giovanni Armata, il giovane candidato della lista civica “Salemi che Cambia”, quando gli comunico la novità di Sgarbi, sorride dicendomi subito “E cosa cambia? Era messo nel conto, Non credo che i nostri concittadini siano così insensati a commettere lo stesso errore della scorsa elezione. Il nostro messaggio alla cittadinanza è chiaro come il sole. Vogliamo che la città inizi un nuovo percorso. Noi siamo la vera alternativa se si vuole davvero cambiare rotta. Non abbiamo scheletri nell’armadio, cosa che non tutti possono vantare di avere. Andremo avanti con il nostro progetto”. Nulla cambia anche per il professore Antonino Ardagna candidato con una lista civica “le nostre posizioni rimangono identiche, nel senso che andremo avanti da soli. Andrò per la mia strada. Che Sgarbi si candidasse, lo avevo sempre previsto. Escludo che ci possano essere accordi con partiti politici. Siamo e resteremo cittadini liberi da ogni vincolo partitico”. Infine il preside Salvino Amico,  che coglie l’occasione per smentire quanto riportato nell’articolo del Giornale di Sicilia di ieri martedì. “La mia candidatura va avanti senza alcuna esitazione e senza tentennamenti. Invito i cittadini, che vogliono continuare a credere ad una rottura dei sistemi e ad un rinnovamento vero, a continuare a sostenermi in questa mia candidatura che nasce ed è frutto di un impegno serio e disinteressato”.

 Girando per la città si tocca con mano un’ansia e una voglia di cambiamento e di inversione. Cosa che senza dubbio viene temuta da taluni, abituati all’immobilismo. La battaglia in corso , al di là dei nominalismi, sta tutta qui. Sapranno i cittadini essere una volta tanto protagonisti del loro destino? Lo sapremo il 25Maggio.


Franco Lo Re