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22/04/2014 00:10:00

Il legame tra Garcia Marquez e Pantelleria

 Molti non lo sanno, ma il premio Nobel Gabriel Garcia Marquez, da poco scomparso, aveva un legame particolare con l'isola di Pantelleria. «Per un anno intero avevamo atteso con ansia quell'estate libera sull'isola di Pantelleria, all'estremità meridionale della Sicilia, ed era andata proprio così durante il primo mese, finché i nostri genitori erano rimasti con noi. Ricordo ancora come un sogno la pianura solare di rocce vulcaniche, il mare eterno, la casa dipinta di calce viva fino ai gradini di ingresso, dalle cui finestre si vedevano nelle notti senza vento le croci luminose dei fari d'Africa»: così Gabriel Garcia Marquez descrive l'isola di Pantelleria dove si era recato per una vacanza, durante un viaggio in Europa, nel lontano 1969. Le suggestioni dell'ambiente dell'isola, l'effetto della luce abbacinante, rimasero a lungo nella sua memoria e dal momento che per lui la vera realtà era proprio la memoria, niente di meglio dell'isola annegata nel sole protesa fra due continenti per ispirare il maestro del realismo magico. A Pantelleria Garcia Marquez era stato due anni dopo la pubblicazione di «Cent'anni di solitudine», ospite del suo traduttore Enrico Cicogna. Ma solo nel 1992 uscì «Dodici racconti raminghi», raminghi perchè raccolti in diversi luoghi e città durante i viaggi. La prima idea risaliva agli anni Settanta. I racconti dimenticati in qualche cassetto, erano andati smarriti. Allora Marquez decise di riscriverli a memoria. Storie bizzarre e affascinanti nelle quali la cultura del vecchio mondo si mescola all'inarrestabile vivacità tropicale della fantasia del Caribe.
«L'estate felice della signora Forbes», ambientato nell'isola siciliana, si apre come racconto di una vacanza spensierata di ragazzi affidati ad una rigorosa governante e si conclude con un misterioso delitto. 
«Oreste ci accompagnò a vagabondare un po' più di un'ora per i fondali marini. Poi ci disse di salire a pranzare, e se ne andò sulla barchetta a motore a vendere l'orata agli alberghi dei turisti. Dalla scala di pietre lo salutammo con la mano, facendogli credere che stavamo per salire a casa, finché non fu scomparso dietro gli scogli. Allora ci sistemammo le bombole di ossigeno e continuammo a nuotare senza il permesso di nessuno».