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06/03/2014 06:10:00

Canino è morto. Chiuso a Trapani il processo per mafia. Ma per il Tribunale era colpevole

 Si doveva tenere lunedì la nuova udienza del processo che vedeva imputato l'onorevole Francesco Canino, con l'accusa di associazione mafiosa. Ma l'imputato, politico trapanese che nella sua città ha fatto il bello e il cattivo tempo, è morto qualche giorno fa, dopo una lunga malattia. E così, nell'aula giufiziaria deserta, si è solo dovuto prendere atto del "non doversi procedere per morte del reo".Il Tribunale presieduto da Angelo Pellino, ha dichiarato chiuso il processo.  Il Pm Tarondo aveva chiesto 12 anni.  Tuttavia  il Tribunale di Trapani nella sentenza ha rilevato che «nel suo complesso l'eterogeneo compendio probatorio offre elementi di colpevolezza». Canino era accusato di avere intrattenuto rapporti con soggetti mafiosi. Secondo gli inquirenti, l'ex deputato regionale avrebbe fatto parte di un comitato d'affari finalizzato all'assegnazione di appalti pubblici ed incarichi professionali a soggetti vicini a Cosa Nostra. 

Il Tribunale ha accolto le tesi dell'accusa sulle frequentazioni e collusioni con mafiosi da parte di Canino, rapporti con i capi mafia, l'esistenza di una regia riconducibile al politico per "governare" in modo strategico la città di Trapani e anche altre amministrazioni locali, a cominciare dalla spartizione degli appalti. Mafia, politica, mazzette, raccolta del consenso elettorale e corruzione di funzionari pubblici. Tra i passaggi evidenziati anche quello "della piena disponibilità dell'on Francesco Canino a favorire nel 1994 la nascita del movimento politico Sicilia Libera" quel partito che la mafia voleva creare in coincidenza delle elezioni di quell'anno: "Sicilia Libera avrebbe dovuto veicolare direttamente nel circuito istituzionale e a livello nazionale i disegni criminosi e gli interessi strategici dell'associazione mafiosa" hanno ricordato i giudici per sottolineare le responsabilità del sia pure defunto imputato. "Il compendio probatorio - hanno concluso i giudici - preclude quindi la possibilità di un proscioglimento, i testimoni a discarico non hanno prodotto nulla per una decisione di segno contrario". Ai cronisti in aula i difensori Francesco Bertorotta e il collega Ferruccio Marino, hanno dichiarato: "La sentenza non ha considerato alcuni aspetti di configurazione giuridica dei reati che, a nostro avviso, dovevano essere approfonditi".

 



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