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24/02/2014 21:12:00

Politica ed etica, un "rapporto" difficile. Di Fernando Sacco

In politica l’incoerenza e l’equivoco sono talmente radicati nei comportamenti e così diffusi da non fare ormai più notizia. Essi vengono, addirittura, istituzionalizzati ed assurgono a “sistema” codificato, tali da ritenerli quasi “normali”.
Il ricorrere a “sottili” astuzie ed il cercare opportuni “spunti” suggeriti dalla pratica quotidiana per giustificare comportamenti e decisioni assunti in una ottica di potere e non all’insegna del servizio sono, infatti, un modo ricorrente ed usuale nella gestione della “cosa pubblica” in cui la tutela di interessi di parte, in un contesto di equilibri non sempre stabili e spesso precari, costituisce l’essenza dell’impegno politico rappresentando il più delle volte una priorità solo per pochi, da conseguire “necessariamente” prima ancora di curare l’opportuna tutela della collettività e procedere alla soddisfazione dei bisogni della gente.
Il quadro complessivo che ne deriva è senz’altro deprimente e porta a riflessioni, quasi sempre amare, sulle “scelte” operate, sul reale “significato” delle stesse e sul “perché” di talune di tali scelte che apparentemente (ma solo per i profani) si pongono in un contesto privo di riferimenti certi e ben definiti.
Non sempre, infatti, le decisioni adottate sono in sintonia con le attese della collettività, come gli interventi promossi non sempre sono volti a favorire quei cambiamenti o quei rinnovamenti quali insistentemente sollecitati dalla società.
Si assiste, così, a “dispute”, spesso animate, nelle quali le proposte di taluni vengono spesso imposte ad altri coartando, non di rado, la volontà di chi vuole che il bisogno avvertito sia veramente soddisfatto nel modo migliore ed opera in tal senso.
La carenza di etica nei rapporti sociali e politici e lo scarso rispetto che, in genere, si ha verso l’uomo e verso il cittadino consentono, infatti, di “manipolare” meglio le coscienze e di asservire al potere ogni impegno profuso.
Si ha, così, ad esempio che gli stessi problemi che più affliggono la collettività e che per tanti comportano non pochi disagi ed emarginazioni sul piano umano e su quello sociale, lungi dall’essere affrontati con spirito risolutivo e con decisione, il più delle volte sono visti quale occasione di clientele da sfruttare subito ed in modo più “conveniente”.
Per avere più consensi non necessita, infatti, “risolvere” il problema, ma “semplicemente” parlarne e prospettare soluzioni da adottarsi …in futuro.
E’ una logica che, se pur perversa per le distorsioni e per le immoralità che comporta, tiene purtroppo decisamente banco e si rafforza ogni giorno di più a danno, naturalmente, delle persone che, in attesa di una soluzione che tarda ad arrivare per scelta cinica di chi dovrebbe provvedervi, continuano a vivere quotidianamente il problema che più di ogni altro li affligge (disoccupazione, precarietà economica, ecc.….).
E’ una logica questa che va decisamente combattuta se si vuole ridare veramente senso e significato all’azione politica per una gestione del pubblico all’insegna dell’efficienza e della trasparenza delle decisioni e ristabilire quel giusto rapporto tra etica e politica, fondamentale perché la società possa crescere veramente dando a tutti risposte concrete con scelte adeguate e confacenti ai bisogni rappresentati…..non “parole” quindi , ma “fatti” misurabili in termini di grado di soddisfacimento dei bisogni rappresentati.
Solo in tal modo, infatti, può tentarsi una riqualificazione democratica dello Stato incentrata su una nuova solidarietà che ponga l’uomo al centro della società, artefice di una crescita, non più all’insegna di pochi (sempre gli stessi), ma nel rispetto dei bisogni e delle aspirazioni di tutti in un contesto il più partecipato possibile.
Solo allora la solidarietà sarà un fatto concreto e potrà, conseguentemente, sperarsi che alla crescita di ricchezza possa accompagnarsi anche una effettiva contrazione delle aree di povertà e di emarginazione.

Fernando Sacco



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