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23/02/2014 07:00:00

In memoria di Don Andrea Parrinello: il racconto di Rino Bonomo

Eccovi, anche per questa domenica, il ricordo settimanale di Don Andrea Parrinello, il grande personaggio sportivo che dal dopoguerra fino agli anni 70 ha rappresentato il principale punto di riferimento per tutti i giovani marsalesi che si sono avvicinati al mondo del calcio creando un vivaio di giovani calciatori che si sono affermati sia nei tornei giovanili che in molte squadre dilettanti e professioniste. Il nuovo racconto ci viene fornito dal comitato nato appositamente e formato da Salvatore Lo Grasso, Emanuele Parisi, Totuccio Cardinale e Rino Bonomo, che continua a ricordarlo con una raccolta di testimonianze che il nostro sito si è impegnato a pubblicare. Eccovi, dunque, anche per questa domenica, il nuovo: quello di Rino Bonomo.

I ricordi dell’"Olimpia"di Rino Bonomo, nato a Marsala il 2-05-1946. Ha giocato nell'Olimpia dal 1962 al 1965.  

I giovani marsalesi che hanno praticato il gioco del calcio tra gli anni ‘50  e gli anni ‘70 hanno  avuto  la fortuna  di essere testimoni di un periodo storico  in cui il mondo del calcio  marsalese   ha   svolto un ruolo importante sia nella formazione di bravi calciatori, ma anche nella crescita sociale, morale e culturale delle giovani generazioni.

In quel periodo tutto il calcio giovanile marsalese ruotava attorno alla figura di Don Andrea (Andrea Parrinello), un personaggio carismatico che aveva fondato  una squadra di calcio  (Olimpia) dove i giovani trovavano le condizioni ideali  per potersi formare calcisticamente e  per crescere con sani principi. Per un giovane di quel periodo l’aspirazione massima era quella di farsi notare da Don Andrea (veniva chiamato con   l’appellativo Don   perché  era     una persona degna di rispetto e molto saggia)  e di giocare nell’Olimpia.  Io abitavo in campagna e ho giocato a calcio da sempre. I primi tornei per ragazzi li ho svolti all'oratorio salesiano, dove mi ha introdotto un mio amico di qualche anno più grande di me con cui giocavo nei campetti di campagna, Uccio Maltese. All'età di 14 anni ho iniziato a giocare in lega giovanile nella "Garibaldina".  Ricordo con piacere quell'esperienza anche perché l'allenatore della squadra, Nino Rallo,  mi aveva preso in simpatia e mi stimava moltissimo. Tuttavia era destino che io dovessi giocare nell'Olimpia. Infatti, al liceo incontro Pino La Vela, di qualche anno più grande di me, che già giocava come portiere nell'Olimpia.

Con Pino siamo diventati amici e compagni di banco, anche se avversari in campo. Alla fine del campionato, Pino La Vela, non so se concordato con Don Andrea, m’invitò ad andare a trovare Don Andrea e mi affidò alle sue cure. Don Andrea mi accolse con calore e subito mi mise a mio agio. Da quel momento comincia la mia avventura nell'Olimpia.

Già all'età di 8-9, quando giocavo con ragazzi più grandi di me, sentivo parlare di Don Andrea con grande ammirazione e dell'Olimpia come una squadra imbattibile. Per me, entrare nell'Olimpia ed essere allenato da Don Andrea rappresentò, sicuramente, un momento di grande soddisfazione.  Oggi, a distanza di circa 50 anni, mi posso considerare fortunato di avere vissuto l'esperienza dell'Olimpia. Innanzitutto perché ho potuto migliorare le mie qualità calcistiche e raggiungere risultati che sono rimasti nella storia del calcio marsalese, ma anche perché ho avuto la possibilità di frequentare un mondo dove l'importanza dei valori umani superava quelli calcistici.

Tutto questo merito di Don Andrea. Questo personaggio eccezionale, oltre ad essere un allenatore di calcio era un grande educatore. Innanzitutto educava i suoi calciatori a rispettare gli avversari e poi li seguiva nella vita privata, spronandoli a non trascurare gli studi o il lavoro e a comportarsi educatamente. L'abilità di Don Andrea consisteva nell'individuare subito il ruolo più appropriato che ognuno di noi poteva svolgere in campo e poi nel tenere alto il morale dei propri giocatori agendo in modo personalizzato in base alle sensibilità di ciascuno di loro. Per esempio, io che ero un tipo riservato e anche un po' timido ricevevo sempre elogi, anche quando le mie prestazioni erano insufficienti. Don Andrea  aveva di me una considerazione superiore a quella che avevo io stesso. Ho giocato in tutte le categorie in cui l'Olimpia aveva una squadra: allievi, juniores,  tra dilettanti in  terza e in seconda categoria. Pur essendo ancora allievo, ho avuto la soddisfazione di giocare nella squadra juniores che ha vinto il titolo regionale 1962/63. In quella squadra non ero titolare ma ho giocato le partite più importanti, quando Don Andrea riteneva che il mio apporto a centrocampo fosse indispensabile. Avendo conquistato Il titolo di campione regionale  l’Olimpia è sta invitata a partecipare al  campionato per l’assegnazione del titolo nazionale.

 Nonostante l'Olimpia non aveva   l'organizzazione e le risorse finanziarie che la partecipazione a una competizione di quel livello richiedeva, non si è tirata indietro ed ha iniziato l’avventura  partecipando al quadrangolare di Foggia.  Purtroppo, le precarietà si sono manifestate fin dalla partenza. Ricordo che durante il viaggio di andata   non abbiamo trovato sul treno posti a sedere e ognuno di noi si riposava come meglio poteva, sedendosi sulle valigie poste lungo i corridoi. 

Nonostante tutto eravamo molto allegri ed entusiasti. Ci pensava Nino Russo a tenere allegro il gruppo cantando appassionatamente famose canzoni.  

  Prima di noi hanno giocato le altre due squadre partecipanti al quadrangolare e noi, assistendo alla partita e notando che il loro livello tecnico era inferiore al nostro,    pensavamo di avere buone possibilità di vincere il torneo. Purtroppo, siamo stati sconfitti da una squadra composta da giocatori fuori quota.  Finita la partita ed essendo stati eliminati dal torneo, i nostri dirigenti per evitare ulteriori  spese hanno pensato di doverci fare rientrare a Marsala in tempi rapidissimi. In seguito abbiamo saputo che la squadra che ci aveva battuto  era stata espulsa dal torneo. Se fossimo rimasti a Foggia fino alla conclusione del torneo saremmo stati ripescati  e avremmo avuto l’opportunità di continuare la nostra corsa verso la conquista del  titolo nazionale. Nel 1963-64  la squadra juniores era formata  per il 70 per cento  da giocatori della squadra che aveva vinto il titolo regionale.  Anche questa squadra     non ha avuto alcuna difficoltà a vincere il torneo locale e a superare diversi incontri eliminatori del torneo regionale.

La nostra corsa, però, si fermata quando abbiamo incontrato la squadra del Villaggio S. Rosalia di Palermo. La partita è finita in pareggio e la  vittoria è stata assegnata mediante sorteggio con la moneta.  Purtroppo, non siamo stati fortunati e non abbiamo avuto la possibilità di continuare l'avventura per la conquista di un altro titolo regionale.

 Siamo nel 1964, anno in cui conseguivo la maturità scientifica e m’iscrivevo all'università'. Nonostante quell'anno compissi diciotto anni e, quindi, avessi la possibilità di giocare un altro anno nella juniores, ritenni che non ci fossero più le condizioni per continuare a giocare a calcio.

Don Andrea quando ha saputo di questa mia intenzione ha fatto di tutto per convincermi a rimanere ancora nell'Olimpia, creando le condizioni perché io potessi conciliare la frequenza dell'università a Palermo con la presenza nelle partite dell'Olimpia. Innanzitutto mi rimborsava il biglietto del treno di andata e ritorno Palermo-Marsala e poi mi aveva messo nelle condizioni di potermi allenare a Palermo,  presso il campo del Cantiere Navale. Quell'anno l'Olimpia aveva approntato una squadra molto competitiva per il campionato di seconda categoria e aveva affidato l'incarico di allenatore ad una persona molto esperta, il maestro Gino Pipitone   Lo schema tattico adottato dal maestro Pipitone prevedeva la presenza del libero e tra tutti i giocatori a sua disposizione ha individuato in me quello più adatto a svolgere quel ruolo.

 Il ruolo di libero lo interpretavo molto bene, anche se Don Andrea, poco convinto della presenza del libero e della mia utilizzazione dietro la difesa, spesso interveniva per invitarmi a occupare una posizione più avanzata nella zona di centro campo.

La cosa mi recava forte imbarazzo, perché, se da un canto mi era difficile non assecondare la volontà di Don Andrea dall'altro non potevo lasciare sguarnita la difesa. Comunque, la squadra ha fatto un bel campionato, tenendo testa alla Fulmine che, formata da giocatori molto esperti, era la più accreditata per vincere il campionato.

 Alla fine del campionato ho deciso di smettere definitivamente con il calcio e di       dedicarmi con assiduità e intensità allo studio.  Oggi, a distanza di circa 50 anni mi sento orgoglioso di aver fatto parte dell'Olimpia. Gli insegnamenti dell'Olimpia li ho seguiti nel corso della mia vita.

 

 

Marsala, lì 16.12.2013

                                                                                                                           Rino Bonomo