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23/02/2014 06:55:00

Musei siciliani aperti nei festivi. L'intoppo è dietro l'angolo

Sono tutti d’accordo a tenere aperti nei giorni festivi i musei siciliani. Scampato il pericolo di vedere fermi e increduli turisti stranieri davanti alla porta chiusa di un museo la domenica mattina. Lo aveva deciso a fine dicembre scorso il direttore generale del dipartimento turismo, Sergio Gelardi, di chiudere al pubblico i tesori della Sicilia. Tedeschi, svedesi e turisti di tutto il mondo non avrebbero potuto apprezzare il Satiro a Mazara, il la nave punica a Marsala, il teatro di Segesta, il reperti di Selinunte, non solo la domenica, ma anche, ad esempio a Pasquetta. Il pericolo è stato scampato. Ma. C’è un gran ma. Perché, le intenzioni sono buone, per carità, ma c’è un gran muro da scalare. Quello dei contratti di lavoro. Il rischio è quello di rimanere imbrigliati in numeri, leggi, norme contrattuali, giornate festive intoccabili per i lavoratori, veti sindacali. E l’effetto sarebbe quello di scremare il piano del governatore Rosario Crocetta e dell’assessore ai Beni Culturali Mariarita Sgarlata che avevano definito assurda la decisione di chiudere i musei nei giorni festivi. E avevano detto che avrebbero concordato un piano. Il piano è stato predisposto, come recita la delibera della giunta regionale dello scorso 4 febbraio, “per consentire la più ampia fruizione da parte del pubblico dei siti archeologici e museali della Regione”. Allora è stata autorizzata la contrattazione tra Aran Sicilia e i sindacati per modificare orari e turni di lavoro dei custodi ma anche ridefinire le mansioni di una parte del personale dei Beni culturali. I punti principali, in questo nuovo quadro della gestione del personale, sono l’abolizione dei turni notturni in presenza di impianti antintrusione e/o videosorveglianza, disimpegnando il personale che durante le notti svolge servizio interno e liberando risorse umane da adibire alla fruizione dei siti. La riduzione da tre a due unità di personale contemporaneamente presente in un turno di servizio. E ancora l'ampliamento dell'utilizzo flessibile del personale societario che presta servizio di vigilanza e fruizione. La mobilità del personale del comparto non dirigenziale, con ridistribuzione dello stesso, per essere utilizzato nei servizi di che trattasi, potenziando i siti di maggiore rilievo e/o che ne soffrono maggiormente la carenza. E poi “forme integrate di valorizzazione dei siti culturali mediante accordo con enti locali e associazioni culturali o di volontariato”.
I problemi sorgono però davanti il contratto regionale di categoria, quello che prevede il numero dei turni festivi che possono essere effettuati da ciascun dipendente, e che non può essere superiore ad un terzo, “salvo quanto previsto in contrattazione integrativa decentrata”. Sarebbe questa ultima clausola a far ben sperare Crocetta. Perché si potrebbe mettere mano all’articolo 37 del contratto di categoria, per superare il numero dei festivi raggiungendo almeno il 50%. Ad oggi, in sostanza, per via dei contratti somministrati, è impossibile per la Regione mantenere aperti siti archeologici e musei per 17 domeniche e quattro festività infrasettimanali. Tutto dipende anche da quello che diranno i sindacati, Cgil, Cisl e Uil. Ai Cobas/Codir nel frattempo il piano non piace, lo definiscono ridicolo: “l'assessore Sgarlata intende risparmiare sulla pelle dei lavoratori, non sa nemmeno che in realtà non ci sarebbe alcun risparmio visto che il salario accessorio ai custodi viene pagato coi fondi del Famp: la verità è che vogliono togliere al personale l'indennità di turnazione, stabilita per legge”. Il rischio, concreto, è che se non si riesce a trovare una soluzione, vista la mancanza di risorse, concluse le festività di Pasqua i musei e i siti archeologici potrebbero tornare alla chiusura nei giorni festivi.



Cultura | 2024-07-30 14:55:00
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