Una borsa di Louis Vuitton, 400 euro? Ma finitela, straccioni. Tutti sanno che con quella cifra ci viene al massimo un borsellino. È davvero una fortuna che una bella ed elegante signora abbia finalmente spiegato perché le spese pazze dei gruppi parlamentari dell’Ars non sono affatto pazze bensì oculatissime. Perché alla fine i malpensanti dovranno pure ringraziarla quando si scoprirà che lei, Giulia Adamo, ex deputato regionale e sindaco di Marsala, sempiterna vincitrice di ogni tornata elettorale in provincia di Trapani, ci ha fatto addirittura risparmiare. Ai tempi del governo Lombardo una nobildonna palermitana aveva messo a disposizione le stanze del suo palazzo antico per un appuntamento politico della maggioranza. E per sdebitarsi la Adamo aveva pensato bene di donare alla signora un borsellino di Louis Vuitton. Pagato coi soldi del gruppo parlamentare, certo: ma vuoi mettere se invece le regalavano una borsa? Insomma si mise in atto una vera spending review e per giunta griffata.
Ora l’ex pasionaria di Forza Italia, ex eroina del Pdl, ex rifondatrice dell’Udc post-cuffariano, ha finalmente fatto chiarezza: lei non ha mai preso un soldo per scopi personali perché i soldi lei ce li ha di suo. Semmai in assenza di norme certe, avrebbe usato quei fondi pubblici come si usano generalmente i fondi pubblici, cioè senza pensarci troppo su.
Se peccato c’è stato, quindi, sarà stato un peccato di buona fede giacché l’elegante sindaco ha spiegato che è cortesia fare regalidi nozze coi soldi pubblici al figlio dell’ex assessore Nino Strano e al figlio di un dipendente del gruppo parlamentare. Si usa così, che ci volete fare. Certo è un po’ come se il regalo di Natale a vostra suocera lo addebitaste all’intero condominio, ma non saranno poche migliaia di euro a far inciampare una che ha vinto una sanguinosa tenzone politica con uno come Tonino D’Alì, rais del centrodestra nel Trapanese.
È arrabbiata, Giulia Adamo. Conti alla mano (la sua, naturalmente) la tegola che le si è abbattuta tra capo e collana è di soli 5.480 euro: l’equivalente di settemesi di stipendio di una cameriera. Un boccone amaro difficile da mandare giù quando si proviene da una ricca famiglia liberale che ha costruito una fortuna con la distribuzione dei carburanti. Dover sopportare «ondate di fango addosso » per pochi spiccioli è umiliante quasi come doverli contare e ricontare dopo le contestazioni dei magistrati. E poi la brutta figura fatta con l’assessore regionale Cartabellotta: «Se non ci fosse stata questa inchiesta, a Natale gli avrei regalato una cassetta di vino a spese del Comune, per il suo impegno a favore di Marsala», ha detto la Adamo. «Avrei potuto farlo anche a spese mie, ma non avrebbe avuto senso, non sarebbe stato opportuno». Ed è lampante la differenza di un regalo fatto coi soldi pubblici rispetto a quello fatto coi soldi privati. Il primo è più raffinato: mettere mano al borsellino, anche se griffato, è dei comuni mortali. Se si hanno classe e una buona dose di immaginazione, invece, il mondo può anche esser visto con gli occhi di una moderna principessa che al popolo senza pane consiglia di mangiare brioches. Non è snobismo, ma realismo, arte della politica ai massimi livelli. I soldi erano lì, tanti e disponibili. In assenza di norme era giusto non utilizzarli per gli scopi consentiti? Giammai. Ve li immaginate quei poveri invitati al ristorante “la Scuderia” di Palermo per festeggiare la nascita di un nuovo gruppo parlamentare, che rimangono digiuni? Insomma diciamolo chiaramente: non fu cena, quella da 2.500 euro, ma semplice, signorile rinfresco. Una cosa raffinata, mica le adunate pantagrueliche dei vecchi panzoni democristiani. Tutto questo Giulia Adamo lo ha spiegato al volgo con la consueta schiettezza: «Se si assegna una grossa somma a un gruppo parlamentare, è normale che i soldi si spendano». L’importante è non fare la figura dei pezzenti.
Gery Palazzotto - La Repubblica del 16 Febbraio 2013